Il premier si degna di annunciare solo a tarda serata le nuove misure: Italia divisa in tre e limiti alla mobilità, a meno di «comprovate esigenze». Nelle aree di massima allerta chiusi i negozi ma via libera ai parrucchieri.
Il premier si degna di annunciare solo a tarda serata le nuove misure: Italia divisa in tre e limiti alla mobilità, a meno di «comprovate esigenze». Nelle aree di massima allerta chiusi i negozi ma via libera ai parrucchieri.Il governo vara il dpcm anticoronavirus, che resterà in vigore da domani, 6 novembre, al 3 dicembre prossimo. Ancora un rinvio, quindi: il dpcm sarebbe dovuto essere efficace già da oggi. Il decreto, firmato dal premier Giuseppe Conte, contiene alcune misure di carattere nazionale e altre che riguarderanno le singole regioni, che verranno divise in tre fasce, gialla, arancione e rossa, in base a un algoritmo che tiene conto di 21 parametri indicati dall'Istituto superiore di sanità. Idee, chiarissime, quelle dell'esecutivo: ieri mattina il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, su Radio 3 sosteneva che «per il momento non c'è stata un'indicazione sulla necessità dell'autocertificazione per gli spostamenti». Poco dopo, manco a dirlo, è arrivata l'ufficialità: da oggi torna l'autocertificazione per gli spostamenti in tutta Italia. Era ovvio: il coprifuoco scatta alle 22 e dura fino alle 5 del mattino su tutto il territorio nazionale, sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e quindi i cittadini, per giustificare la presenza in strada nelle ore vietate, dovranno presentare, in caso di controllo, il modulo già disponibile sul sito del Viminale, compilato in ogni sua parte. Nel caso che il cittadino controllato non abbia con sé il modulo, questo verrà fornito dalle forze dell'ordine. Chi non riuscirà a dimostrare il motivo dello spostamento indicato nella autocertificazione verrà denunciato. «È in ogni caso fortemente raccomandato», si legge nel dpcm, «a tutte le persone fisiche, per tutto l'arco della giornata, di non spostarsi, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute». Mi raccomando, fate i bravi: se non fossimo in una situazione drammatica, ci sarebbe da ridere. Tra le novità dell'ultim'ora, una buona notizia per barbieri e parrucchieri, che resteranno aperti anche nelle zone rosse. Ottima notizia anche per Conte, che non dovrà rinunciare al ciuffo sempre in perfette condizioni. Per il resto: per quanto riguarda la mobilità, vietato entrare e uscire dalle regioni arancioni e rosse, nelle quali non ci si potrà muovere neanche dal Comune di residenza, salvo i famosi motivi di necessità, urgenza, lavoro e salute. A scuola, mascherina obbligatoria alle elementari e alle medie in tutta Italia, anche quando i bambini sono seduti al banco, «salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili» con l'uso della mascherina stessa. Nelle zone rosse anche per la seconda e terza media sarà in vigore la didattica a distanza, nel resto d'Italia sarà al 100% solo per le superiori. Smart working ai massimi livelli possibili, sia nella pubblica amministrazione che nel settore privato, e ingressi differenziati del personale. Sui mezzi di trasporto pubblico, la capienza scende al 50% dei posti, tranne che per gli scuolabus. Sospese nelle zone rosse le attività sportive, comprese quelle presso centri e circoli sportivi, anche se all'aperto. È consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di indossare la mascherine. Si può svolgere attività sportiva esclusivamente all'aperto e da soli. Non è chiaro cosa significhi «in prossimità della propria abitazione»: quanti metri sarà lungo, il nostro «guinzaglio»? In tutta Italia chiusi i centri commerciali nei week end, mentre le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub,ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle 5 alle 18. Nelle zone rosse e arancioni sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), a esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio sia per l'attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 22, la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Solo nelle zone rosse, stop anche alle attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità, sia nell'ambito degli esercizi commerciali di vicinato, sia nell'ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l'accesso alle sole predette attività. Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie, le parafarmacie. In tutta Italia, stop a sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche all'interno di locali adibiti ad attività differente. Sospese le mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura. Stop alle crociere delle navi passeggeri battenti bandiera italiana, escluse quelle in corso entro l'8 novembre. Fermi anche i concorsi, pubblici e privati tranne quelli per il personale sanitario. «Dobbiamo necessariamente intervenire», ha detto ieri Giuseppe Conte, «per rallentare la circolazione del virus in attesa dei vaccini e di terapie risolutive. Se avessimo misure uniche su tutto il territorio nazionale avremmo prodotto un duplice effetto negativo: non adottare misure realmente adeguate ed efficaci per le regioni a maggior rischio e di costringere a misure irragionevolmente restrittive le regioni in cui la situazione è meno grave».
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






