2023-08-09
Giuseppe Plazzi: «Alle gare in vela ho preferito il sonno»
Giuseppe Plazzi oggi e, seduto davanti al timone, tra Paul Cayard e Raul Gardini.
Andava sul Moro di Venezia con Raul Gardini, vinse trofei internazionali, ora cura i disturbi di chi non riesce a dormire. «Mi alzo sempre prestissimo: in mare aiuta, nella vita meno. Gli europei in generale si riposano troppo poco, in Oriente è diverso».Barba lunga e ciuffo canuto, il physique du rôle del lupo di mare non è poi così difficile da rintracciare. A guardarli bene, al netto della differenza di età, si potrebbe notare una vaga somiglianza col collega Giovanni Soldini. Collega di una delle sue due vite, s’intende. Perché Giuseppe Plazzi, 64 anni da Ravenna, una laurea in medicina e chirurgia all’università di Bologna, ha vissuto due esistenze, entrambe costellate di soddisfazioni.Velista professionista fino a 26 anni, un’esperienza a bordo del Moro di Venezia con l’armatore Raul Gardini e lo skipper Paul Cayard, suo coscritto, Plazzi decide in seguito di ammainare le vele per dedicarsi con abnegazione all’arte di Ippocrate.Specializzato nello studio dei disturbi del sonno e autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche sul tema, il neurologo romagnolo è presidente dell’Associazione italiana medicina del sonno (Aims), nonché responsabile del Centro narcolessia e disturbi del sonno dell’Isnb (Istituto delle scienze neurologiche di Bologna), tra i più prestigiosi al mondo.Dottore, le confesso subito che stanotte ho dormito malissimo.«Anch’io. Ieri sera sono stato al ristorante: ho esagerato un po’…».Chi più, chi meno, nella nostra vita abbiamo incontrato tutti qualche difficoltà nel dormire. Quando si parla di disturbo del sonno?«Esiste una classificazione internazionale che divide in 7 categorie i disturbi del sonno: in tutto una settantina. Il più importante è l’insonnia, dopodiché abbiamo i disturbi del respiro del sonno e del movimento nel sonno; le ipersonnie, caratterizzate da una sonnolenza patologica; infine i disturbi del ritmo circadiano».Quali possono essere i campanelli d’allarme?«Bisognerebbe prendere in considerazione il problema quando ha un impatto sulla qualità di vita diurna e quando il disturbo si ripete più notti alla settimana».Lei col sonno come se la cava?«Dormo abbastanza poco nella mia routine lavorativa e abbondantemente in vacanza. Dovendo percorrere circa 100 km per recarmi al lavoro, mi alzo molto presto al mattino e torno a casa tardi la sera. Sono un po’ privato di sonno. E questa è una condizione che si dovrebbe evitare, perché compromette anche altre funzioni. Anzitutto ci fa aumentare di peso, il sonno profondo è fondamentale per un buon metabolismo; ci porta ad avere una pressione più alta del normale predisponendo a un rischio di ipertensione e aumenta la nostra resistenza all’insulina creando una condizione pre-diabetica».Da piccolo è stato uno di quei bambini che facevano dannare i genitori o aveva una condotta quasi letargica?«Penso di essere stato un bravo bambino. Sono uno che ha grande facilità ad alzarsi presto».È un fatto genetico?«In parte sì, in parte dipende dal nostro debito di sonno. Esiste proprio un fenomeno chiamato sleep inertia, inerzia del sonno, che quasi sempre è determinato geneticamente».Che rapporto ha un medico del sonno con la materia onirica?«Personalmente non presto troppa attenzione ai sogni che faccio, ogni tanto li ricordo. Non tutti sono in grado di farlo. Alcuni ricercatori ritengono addirittura che i movimenti oculari durante il sonno Rem non siano altro che l’inseguimento dell’immagine del sogno da parte del nostro sguardo».Quanto è sottovalutata la cura del sonno nella nostra società?«Parecchio. Il sonno non è solo riposo, è anche un momento importantissimo per la memoria e, ci dicono oggi alcuni lavori scientifici, per la salvaguardia del cervello. Si può dire che se Covid e lockdown hanno portato qualcosa di buono è stata una maggiore consapevolezza. Anche se nella task force di governo non c’era nemmeno un medico del sonno… questo dice molto».In che misura la pandemia ha impattato sul sonno degli italiani?«Notevole. Esistono diversi studi, italiani e internazionali, che dimostrano come il Covid abbia avuto effetti negativi anche sul sonno. La gente si è abituata a stare sveglia di notte, addirittura dormendo in luoghi diversi dal letto. Ciò ha fatto capire quanto il sonno sia importante per l’umore: un risveglio tardivo al mattino è un segnale e favorisce la depressione in maniera sostanziale».Ha detto che gli italiani dormono mediamente meno di 7 ore per notte. Siamo una popolazione di insonni?«Siamo una popolazione in debito di sonno. Gli europei in generale».Altri continenti dormono di più?«L’Oriente senza dubbio, nonostante abbia una vita notturna molto più intensa della nostra».Cosa ci priva del sonno?«Una delle cause maggiori è l’iperconnessione, l’utilizzo ossessivo dei device, oltre al fatto di avere un ritmo di vita sempre più proiettato verso il lavoro. Ricordiamoci che la privazione del sonno è la causa numero uno di sonnolenza diurna, che vuol dire decisioni sbagliate, cattivo umore, incidenti sul lavoro e stradali».Mi racconti un caso che, negli anni, l’ha colpita particolarmente.«Senz’altro un caso descritto nel mio libro I tre fratelli che non dormivano mai. La storia di una famiglia colpita da una specie di maledizione per cui alcuni membri, dopo i 50 anni, sviluppavano un’insonnia prima quasi assoluta e poi assoluta che li portava nell’arco di un anno alla morte. Ciò, scoprimmo, era causato da una proteina anomala dentro il cervello, un trione patologico che altera alcuni centri nervosi, in primo luogo quelli deputati al mantenimento del sonno profondo. Un fatto che, nella sua tragicità, portò a una scoperta molto importante: quella che il professor Elio Lugaresi, mio maestro, definì “insonnia fatale familiare”».Napoleone diceva ai suoi collaboratori: «Agli uomini bastano 4 ore di sonno, alle donne 5, agli imbecilli 6».«Si sa che i brevi dormitori esistono, i cosiddetti short sleeper. E sono spesso uomini di successo. L’unica cosa è che queste persone hanno la tendenza a fare piccoli pisolini rigeneratori durante il giorno, ma che non sempre sono volontari. Quindi bisogna prestare attenzione. L’espressione power nap fu coniata da Thomas Edison, che non dormiva più di 4 ore per notte. Però durante il giorno si addormentava ovunque (sorride)».Prima parlava di ritmo circadiano, ossia del corretto posizionamento del sonno nella fascia notturna. Chi lavora di notte è destinato a incontrare disturbi del sonno?«Almeno il 30% delle persone impegnate in un lavoro turnista sviluppa un disturbo del sonno cronico anche una volta uscito da quel tipo di mansione».Ho letto che suo padre, medico condotto, apriva il suo ambulatorio alle 4:30 del mattino. Le ha trasmesso questi ritmi?«Beh, io mi alzo volentieri molto presto, quindi suppongo di sì».Ha ereditato da lui anche la passione per la vela?«Per nulla. Mio papà era un uomo di campagna. Però i genitori mandarono me e mio fratello al Circolo velico ravennate, che in quegli anni viveva un momento di splendore».Mi corregga se sbaglio: cinque titoli nazionali, tre Campionati del mondo, una partecipazione alla Coppa America nel 1987.«Tutta roba talmente vecchia che quasi non me la ricordo».Non si può dire che fosse un velista della domenica, però.«No no, è stato il mio lavoro finché non ho cominciato a fare il medico».C’è stato un momento in cui ha tentennato su quale strada imboccare?«Fino all’ultimo. Poi mi sono sposato e ho avuto una famiglia numerosa, non era più possibile andare in giro per il mondo».Guarda a sé stesso più come a un medico o a un velista?«Mah, fortunatamente non vivo sul mare. Quando guardo il mare (sospira)… Però in barca non ci vado più, la sofferenza psicologica è troppa».Almeno come spettatore è rimasto in attività?«Se posso guardo le gare, certo. Anche se sono molto scaramantico, evito di farlo quando non sono tranquillo perché temo che il mio stato d’animo possa influenzare l’esito (ride)».Addirittura…«Con le partite di calcio faccio lo stesso. Poi tifo Inter… una condanna. Una volta uno dei miei figli mi ha detto: “Papà, ma perché noi siamo interisti?”».Dell’avventura a bordo del Moro di Venezia con Gardini e Cayard che ricordo conserva?«Meraviglioso. Cominciai ad andare in barca a vela sul Moro di Venezia che avevo 17 anni… può immaginare. Abbiamo girato il mondo. Con Gardini vinsi anche un Fastnet nel 1992».Tre anni fa, in occasione della Prada Cup, il team di Luna Rossa si è rivolto a lei per una consulenza medica sul sonno.«Per un velista impegnato in giornate in cui si sta tantissimo in barca, essere al massimo in quelle tre ore di regata è fondamentale. Avere una corretta igiene del sonno e una corretta gestione dei power nap diurni è importantissimo. Per non parlare delle navigazioni solitarie…».Ecco, spieghi.«Con una collega abbiamo fatto uno studio intervistando i partecipanti della Mini Transat, che è la regata in solitaria più affollata. Valutando metodi e risultati finali, abbiamo osservato che i velisti più avvantaggiati sono le cosiddette allodole, cioè quelli che per natura hanno l’attitudine ad alzarsi molto presto. Ciò gli consente di mantenere una velocità media elevata restando più reattivi e performanti, evitando quindi errori causati da colpo di sonno come l’andare fuori rotta o finire dentro alle reti. La maggior parte dei concorrenti, inoltre, invece dei power nap fa una sorta di pieno di sonno nelle due settimane precedenti la partenza».Senta, è riuscito a individuare un punto di contatto tra il sonno e il mare?«Quando cominciai a seguire il sonno respiratorio notai un fatto curioso: lo sciabordio delle onde era uguale al rumore del sonno quando lo si registrava sulla carta con i pennini. Le onde del mare e le onde del sonno fanno lo stesso rumore».