2024-06-21
I giudici tagliano le gambe al piano Mattei
Il Consiglio di Stato blocca la consegna delle motovedette con le quali la Guardia costiera tunisina contrasta gli scafisti. Così si favorisce l’arrivo di migliaia di clandestini salvo poi piangere quando muoiono come schiavi. Troppo comodo indignarsi per l’atroce morte di Satnam Singh, il bracciante indiano che è stato scaricato in mezzo alla strada dai datori di lavoro con un braccio maciullato. Degrado, atteggiamenti criminali e abbandono sono le cause di questa inammissibile bestialità. Ieri a margine del cdm Giorgia Meloni in primis e il governo hanno condannato la bestialità ricordando quanto si sta facendo per ampliare i flussi regolari. Infatti l’altra causa di quanto accaduto a Latina sta proprio nell’immigrazione clandestina. Nell’irregolarità che alimenta tale degrado. La politica, soprattutto a sinistra, le Ong e il mondo che fa del proprio core business l’accoglienza a tutti i costi si straccia le vesti ogni volta che un povero lavoratore muore, ma nei fatti continua ad alimentare i flussi. Il piano Mattei con tutte le sue difficoltà, tra gli obiettivi economici, punta a far seccare il filone dell’illegalità per aprire corridoi legali. Un impegno immane che il governo sa di dover perseguire. Gli accordi prima con la Guardia costiera libica e poi con quella tunisina servono a questo. Fornire strumenti ai Paesi del Magreb per controllare i flussi, gestirli e coordinare le autorità di sicurezza. Già ai tempi degli accordi con il governo di Tripoli i partiti di sinistra cercarono in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote. Al tempo, la motivazione era apparentemente condivisibile: la Libia non è più uno Stato ma un insieme di tribù in guerra con il conseguente rischio di infiltrazioni irregolari. Nei fatti un tentativo ipocrita che sarebbe finito solo con lo spingere la Guardia costiera di Tripoli nelle braccia di Recepp Erdogan e dare alla Turchia uno strumento ulteriore di guerra ibrida. Nel caso della Tunisia viene meno persino il tentativo di bandiera della tutela dei diritti umani. Certo Tunisi non è certo una democrazia, ma in queste materie se si lascia spazio alle anime belle si peggiorano solo le cose. La decisione del Consiglio di Stato di sospendere l’invio della nostre motovedette a Tunisi rischia di mettere altra benzina nella macchina delle associazioni che mandano navi in giro per il Mediterraneo a raccogliere (o salvare come loro sostengono) i migranti. Se il prossimo 11 luglio la decisione diventasse definitiva sappiamo già che a festeggiare saranno i Casarini boys e tutti coloro che fanno dell’accoglienza un business attivo. Gli stessi che dimostrano avversità ideologica al piano Mattei. Il risultato sarebbe duplice. Nell’immediato, il rischio è vedere ripartire i flussi. Gli ultimi accordi bilaterali con la Tunisia hanno portato più di un frutto. Nessuno immagina che si possa risolvere un tema dai risvolti secolari in pochi mesi, ma l’inversione di rotta sembra essere avviata. Bloccare il trend vuol dire nuovi arrivi di massa e altra carne da macello per l’illegalità. Altre persone che rischieranno di morire come Satnam Singh, altre persone che finiranno a delinquere nelle città italiane. Questa è la realtà dei fatti. Ai quali si aggiunge un elemento di medio e lungo termine. Se l’Italia non dimostra di sapere avviare relazioni bilaterali con i Paesi a Sud del Mediterraneo, sia sui temi dell’immigrazione sia su quelli degli scambi di tecnologia e di energia, non potrà mai rendere il Mare nostrum un lago sicuro. Mai. Perché ci saranno sempre gli interessi turchi, russi, cinesi a prevalere. O quelli francesi che da quel lato del Mediterraneo hanno dimostrato di remare contro Roma ogni volta che Parigi ne ha avuto l’occasione. Ricordiamo anche la battaglia che la sinistra ha avviato sventolando la solita manfrina dell’antifascismo al fine di mantenere un controllo ferreo sui togati della più alta corte. Mettere i bastoni tra le ruote del piano Mattei significa favorire Paesi stranieri che spesso nel Pd o nei cugini a sinistra hanno trovato appoggio. Ogni tanto una scelta che tenga conto della «ragion di Stato» e del bene futuro dei cittadini non sarebbe poi così male. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/giudici-tagliano-gambe-piano-mattei-2668557835.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-magistrati-forano-lo-scafo-del-piano-mattei" data-post-id="2668557835" data-published-at="1718958347" data-use-pagination="False"> I magistrati forano lo scafo del piano Mattei Tre motovedette delle sei complessive finanziate con un decreto da 4,8 milioni di euro del governo Meloni erano già pronte a partire per la Tunisia, ma una decisione del Consiglio di Stato che ha sovvertito il via libera del Tar le ha lasciate al molo. Meno di un mese fa i giudici del Tribunale amministrativo regionale del Lazio avevano infatti rigettato il ricorso che tentava di bloccare il trasferimento alla Guardia nazionale tunisina e le autorità italiane, in virtù di quella decisione, avevano tempestivamente avviato l’iter. Ieri però il Consiglio di Stato, con un provvedimento d’urgenza, ha invertito la rotta e stoppato l’operazione in attesa di una decisione nel merito. L’ordinanza del Tar è stata impugnata da una sfilza di Ong, con in prima linea l’Asgi, l’associazione che si occupa degli studi giuridici sull’immigrazione, seguita da Arci, ActionAid, Mediterranea saving humans (proprietaria della nave del commodoro Luca Casarini), Spazi circolari e Le Carbet. E nonostante i giudici di primo grado abbiano ritenuto legittimo l’accordo (che le Ong contestano), ritenendo che il governo italiano avesse condotto una completa istruttoria a fronte di una cooperazione di lungo periodo con la Tunisia e considerandolo in linea con le decisioni comunitarie (prima su tutte il Memorandum firmato il 16 luglio dello scorso anno tra Ue e Tunisia) e nazionali, le toghe del Consiglio di Stato valutano come «prevalenti le esigenze di tutela rappresentate dalla parte appellante», ovvero le Ong. Come per il Decreto Cutro e per il Codice di condotta per le navi da ricerca e soccorso nel Mediterraneo, contestati da subito in modo aspro in alcune decisioni giudiziarie, ora i giudici del Consiglio di Stato stoppando un provvedimento che aveva già superato un controllo di legittimità e gettando un’ombra di incertezza su decisioni già validate, sembrano cercare un modo per mettere il bastone tra le ruote al piano Mattei, che proprio ieri il premier Giorgia Meloni ha definito «un grande progetto», aggiungendo: «Per troppo tempo l’Africa è stata una terra incompresa e sfruttata. Spesso guardata dall’alto in basso. L’Africa, invece dal nostro punto di vista è un continente che può sorprendere, se messo nelle condizioni di sfruttare quanto di straordinario possiede. A noi spetta il compito di collaborare con le nazioni africane e costruire insieme a loro nuove occasioni di sviluppo condiviso». E di questo piano la Tunisia è un ingranaggio centrale. La teoria delle Ong è la solita: fornire motovedette alle autorità tunisine (precedentemente, con le stesse modalità, era stato contestato l’accordo con la Libia) fa crescere il rischio di deportazioni illegali. Accuse che sembrano, però, infarcite da molta ideologia: «Alla nuova ondata di arresti e deportazioni nei confronti delle persone migranti ora si affiancano persecuzioni contro gli attori della società civile che le sostengono», ha dichiarato infatti Filippo Miraglia dell’Arci. E questo nonostante le autorità tunisine stiano collaborando con l’Italia e con l’Europa nella gestione dei flussi migratori. Ostacolare la cooperazione potrebbe far precipitare la situazione, lasciando i migranti in balia di trafficanti senza scrupoli. Ieri due barchini con a bordo 41 migranti sono arrivati a Lampedusa. Tra loro c’erano nove tunisini. Il veliero Ong Nadir, invece, ha soccorso un gommone con a bordo 47 persone. I due gruppi sono stati trasferiti nell’hotspot di contrada Imbriacola, che al momento ospita 241 persone. I flussi gestiti dai trafficanti di esseri umani non si arrestano. E la sospensione del trasferimento delle motovedette di certo non rafforza le capacità della Tunisia di controllare le proprie coste e di prevenire le partenze illegali. La Tunisia, però, ha formalizzato la propria Zona di ricerca e soccorso in mare (Sar): un passo sostanziale a lungo richiesto dall’Italia proprio per contrastare i flussi illegali. La questione appare come esclusivamente tecnica, ma ha una forte valenza politica, intanto perché consolida l’asse tra il governo Meloni e il presidente della Repubblica tunisina Kais Saied. La mappa con i confini del nuovo Centro nazionale per il coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio marittimo di Tunisi è stata pubblicata dall’Autorità marittima internazionale (Imo) delle Nazioni unite. L’unità di coordinamento disporrà di tre centri di ricerca e salvataggio sotto il Servizio nazionale di sorveglianza costiera e di altri quattro centri sotto la Direzione generale della Guardia nazionale. La Tunisia, insomma, si è dotata di un’organizzazione molto simile a quella italiana. E dall’Italia è considerata un Paese sicuro. A questo contesto bisogna aggiungere un ulteriore avvenimento, che ha letteralmente spiazzato la sinistra. I leader dei 16 Stati tedeschi, con un documento concordato in vista di un incontro con il cancelliere Olaf Scholz, chiedono al governo centrale di sviluppare modelli concreti per esternalizzare le procedure di asilo verso Paesi al di fuori dell’Ue. La proposta include modifiche alle normative europee e nazionali sull’asilo e si ispira all’accordo tra Italia e Albania. La titolare dell’Interno in Germania, Nancy Faeser, in un’intervista al settimanale Stern aveva già spiegato di guardare con interesse al progetto italiano, sostenendo di preferirlo al «modello Ruanda» adottato dalla Gran Bretagna e svelando di essere già in contatto con Matteo Piantedosi. Il modello italiano, insomma, sta conquistando l’Europa. Con buona pace dei giudici amministrativi, che dovranno decidere nel merito l’11 luglio.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.