2021-08-31
Il giudice: «Sì al cambio di sesso a 16 anni»
A Lucca un magistrato ha permesso a un ragazzino di modificare nome e genere sui documenti anche in assenza dell'operazione. I tribunali anticipano il ddl Zan, mentre all'estero si moltiplicano i casi di giovani che dopo la transizione precoce si sono pentitiIl ddl Zan? Non serve. Ma non nel senso che intendono i suoi oppositori. A Lucca un magistrato ha permesso a un ragazzino di modificare nome e genere sui documenti anche in assenza dell'operazione di cambio di sesso. E così, mentre all'estero si moltiplicano i casi di giovani che dopo la transizione precoce si sono pentiti, da noi i tribunali precorrono i tempi. E aumentano i dubbi. Con l'arrivo dell'autunno è possibile che riparta l'angosciante dibattito sul ddl Zan, ma tocca constatare che, anche in assenza di una nuova norma, l'ideologia Lgbt ha già preso abbondantemente piede in Italia. Quel che non si riesce a far passare in Parlamento, infatti, ormai da tempo viene imposto tramite sentenza, cioè passando per i tribunali: una strategia a cui il movimento arcobaleno ci ha abituato da anni. La faccenda, tuttavia, si fa parecchio inquietante nel momento in cui le decisioni dei giudici riguardano il destino dei minorenni. Il tribunale di Lucca, nei giorni scorsi, ha di fatto sdoganato l'identità di genere nel suo aspetto più drammatico: ha stabilito che un ragazzino può essere autorizzato a cambiare sesso, adeguandosi alla identità percepita.Il caso riguarda un sedicenne intenzionato a diventare una ragazza. Il tribunale lo ha autorizzato a cambiare immediatamente nome e sesso sui documenti. Si tratta, in sostanza, dell'applicazione della cosiddetta gender Id: viene concessa la possibilità di modificare la propria identità anche in assenza di intervento chirurgico. Nella sentenza lucchese viene specificato con chiarezza: «Per ottenere la rettificazione del sesso nei registri dello stato civile deve ritenersi non obbligatorio l'intervento chirurgico demolitorio e/o modificativo dei caratteri sessuali anatomici primari. Invero, l'acquisizione di una nuova identità di genere può essere il frutto di un processo individuale che non ne postula la necessità, purché la serietà e ed univocità del percorso scelto e la compiutezza dell'approdo finale sia oggetto, ove necessario, di accertamento tecnico in sede giudiziale». Certo, serviranno alcuni accertamenti ma di fatto chi si sente donna può diventarlo anche se non si opera e anche se è minorenne. Il ragazzo toscano, infatti, alla veneranda età di 16 anni ha già ottenuto il via libera alla transizione. Scrivono i giudici: «Il ricorso alla modificazione chirurgica dei caratteri sessuali risulta autorizzabile in funzione di garanzia del diritto alla salute, ossia laddove lo stesso sia volto a consentire alla persona di raggiungere uno stabile equilibrio psicofisico, in particolare in quei casi nei quali la divergenza tra il sesso anatomico e la psicosessualità sia tale da determinare un atteggiamento conflittuale e di rifiuto della propria morfologia anatomica». Una volta ottenuta una diagnosi di disforia di genere, che oggi va molto di moda, il percorso può iniziare. Per «garantire il benessere» del minorenne bisogna consentirgli di diventare donna. Il ragazzino in questione si è sottoposto a tre perizie mediche e i risultati sono stati univoci: «I documenti versati in atti», dice la sentenza, «avvalorano in termini decisivi la divergenza tra il sesso anatomico e la psicosessualità percepita e vissuta dal minore, in termini tali da determinare, per lo stesso, un atteggiamento conflittuale e di definitivo e radicale rifiuto della propria morfologia anatomica, sì da rendere giustificati per la tutela della salute, per il pieno benessere psicofisico e per la realizzazione delle aspirazioni esistenziali del figlio delle parti attrici, la rettificazione anagrafica e l'eventuale intervento di adeguamento chirurgico». Del resto ormai l'orientamento prevalente è quello di ritenere il cambio di sesso un diritto, dunque medici e psicologi si adeguano, anche se la definizione stessa di disforia di genere è estremamente controversa. Quali conseguenze possa avere la sovrapposizione di scienza e ideologia lo abbiamo ampiamente visto e documentato. Abbiamo l'esempio del Regno Unito, che dopo un aumento esponenziale di richieste di transizione ha invertito la rotta (così come hanno fatto alcuni Stati scandinavi), cercando di porre un freno al cambio di sesso facile. Ha fatto scuola il caso di Keira Bell, ragazza che fu autorizzata a iniziare il percorso di cambiamento quando era minorenne, salvo poi accorgersi di aver commesso un tragico errore. Keira ha agito legalmente contro la clinica Tavistock, il maggior centro britannico per la modifica del genere, e il tribunale in prima istanza le ha dato ragione: fu avviata al cambiamento troppo superficialmente. Di storie simili, anche se non così pubblicizzate, ce ne sono molte. Sono numerosi i cosiddetti «detransitioner», cioè persone che hanno cambiato sesso e poi si sono rese conto che la transizione non risolveva i loro problemi. Insomma ci sarebbero tutte le ragioni per andarci cauti e per attendere almeno il compimento della maggiore età prima di consentire il cambiamento. Ma a quanto pare, ignorando le lezioni provenienti dall'estero, i tribunali italiani hanno deciso di procedere spediti sulla strada arcobaleno. Commentando l'episodio lucchese, in senatore leghista Simone Pillon è allibito. E ci tiene a ricordare le parole pronunciate proprio da Keira Bell, che dopo essersi resa conto del doloroso errore commesso disse: «Non si possono prendere decisioni simili a 16 anni, e così in fretta. I ragazzi a quell'età devono essere ascoltati, e non immediatamente assecondati. Io ne ho pagato le conseguenze, con danni gravi fisici». Pillon va giù duro: «Mentre le avanguardie fanno rapidamente marcia indietro, noi inseguiamo come idioti le sirene delle ideologie, autorizzando disastrosi esperimenti sulla pelle dei ragazzi. Chiederò alla commissione Infanzia e adolescenza di occuparsi della vicenda». Già, forse è davvero il caso di affrontare il problema seriamente e una volta per tutte. Iniziare il percorso per il cambiamento di sesso a 16 anni può avere effetti devastanti. Ma quando questi effetti emergono, di solito è troppo tardi. Continuare a piegarsi al pensiero unico arcobaleno significa mettere a rischio tanti ragazzi e ragazze solo per accontentare qualche attivista rabbioso.