2023-10-17
Quei giovani rovinati da lockdown e ansia
I più colpiti dalle restrizioni sono stati bimbi e adolescenti. Chiusi in casa, privati della socialità e bombardati da messaggi terrorizzanti, hanno accusato danni al sistema immunitario e sviluppato fobie. Il tutto per sfuggire a un virus per loro innocuo.La narrazione pandemica si è basata su due capisaldi: il virus Covid 19 aveva una mortalità spaventosa, apocalittica, una via di mezzo tra la peste nera e l’Ebola, anzi una somma delle due e, inoltre, non possedeva alcuna cura, salvo il magnifico vaccino. Il vocabolario medico si è arricchito di innumerevoli nuovi termini: «fragili», «funzionicchia», «malore improvviso» e «miocardite benigna». Il vaccino è magnifico, la gente muore di malore improvviso, ma non si fanno le autopsie, abbiamo appena avuto un incidente da malore improvviso di un bus con più di 20 morti e i ciclisti si ritirano a frotte per miocarditi. La narrazione ufficiale è appena stata beatificata, blindata da ogni possibile critica e da ogni possibile attacco giudiziario e, quindi, dalla molto discutibile assegnazione del premio Nobel. Il Nobel per la Medicina 2023 è stato assegnato a Katalin Karikó e Drew Weissman per «avere gettato le basi per i vaccini a mRna messaggero che hanno reso possibili i vaccini anti Covid-19». La scoperta, rileva la Fondazione Nobel, ha «modificato radicalmente la comprensione di come la molecola di Rna messaggero interagisce con il sistema immunitario. I due vincitori hanno contribuito a sviluppare, con una rapidità senza precedenti, un vaccino diretto contro una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni». Secondo la motivazione, hanno salvato milioni di vite, evitato malattie gravi in molte più persone, permesso alle società di riempirsi e tornare alle condizioni normali. Sul «salvato milione di vite» ho qualche terribile dubbio. I dubbi li avevo già nel 2020. Anzi: i dubbi non li avevo, avevo la certezza che il Covid 19 non era un flagello. Vogliamo per favore dare un’occhiata a questi numeri? Tra gli esperti (o cosiddetti tali) del Comitato tecnico scientifico, c’è anche il geriatra Roberto Bernabei, l’unico che dà dati certi. Nel programma di Corrado Formigli, ricorda che: «Muoiono praticamente quasi solo ed esclusivamente i vecchi, l’età media dei deceduti supera gli 80 anni. E in più hanno tre malattie. Al di sotto dei 40 anni la mortalità è dello 0,2%». Dopo aver fatto questa dichiarazione, il professor Bernabei scompare dalla televisione. Continuano invece i numeri, ma nessuno ci dice il dato fondamentale, cioè la mortalità, difficilmente calcolabile perché ogni morto con un tampone positivo è calcolato come morto di Covid. Se percorriamo l’intera popolazione, inclusi gli ottantenni di cui sopra, la mortalità oscilla probabilmente tra lo 0,7 e l’1%. Se la mortalità era così terribile, come mai non è morto nemmeno un deputato e nemmeno un senatore? Eppure, contrariamente a noi miseri mortali rinchiusi in casa, molti di loro hanno continuato a girare e ad andare dal parrucchiere/barbiere: tutti con i capelli impeccabili, esattamente come i giornalisti televisivi. Perché la mortalità non si è manifestata tra gli impiegati delle poste, i tabaccai e le commesse del supermercato, ossia tre istituzioni fondamentali e irrinunciabili che hanno sempre tenuto aperto e hanno sempre lavorato? I dati Istat dimostrano che, nei mesi in cui il virus ha circolato senza nessun tipo di esperto a combatterlo, la mortalità non è aumentata rispetto agli anni precedenti. La mortalità ha avuto un picco quando gli esperti hanno cominciato a combattere la malattia. La chiusura agli arresti domiciliari ha moltiplicato la mortalità per Covid e per qualsiasi altra malattia. Non sono stati fatti controlli, endoscopie, elettrocardiogrammi sotto sforzo. Sono aumentati l’obesità, la sedentarietà e il diabete, lo stress e la depressione, e queste situazioni moltiplicano la morbilità per tutti. La pornodipendenza è cresciuta. Quando gli incontri sono stati di nuovo possibili gli stupri sono aumentati. Il virus in questione, nel 95% dei casi, lascia la persona infettata con pochissimi sintomi o addirittura nessuno, e senza alcuna complicazione. Nel 5%, invece, i sintomi sono importanti e solo un terzo di questo 5%, che fa più o meno l’1,5% avrà complicanze maggiori. Che, però, non possono essere trattate una volta che si saranno instaurate. perché è troppo tardi: devono essere trattate prima. Questo vuol dire che l’unico sistema per curare il Covid è una corretta e precoce terapia domiciliare: il modello territoriocentrico è assolutamente vincente, ma questo è stato boicottato dal ministero della Salute, dell’Aifa, dall’Istituto superiore di sanità e dal Comitato tecnico scientifico a favore di un fallimentare e tragico modello ospedalecentrico. I medici che hanno parlato di terapie domiciliari, che hanno curato e guarito riducendo la mortalità a livelli più bassi di una normale influenza, sono stati isolati e ridicolizzati. Ho l’onore di far parte del loro numero. Mario Giordano, che ha parlato a lungo di terapie domiciliari nel suo programma, è stato aggredito e isolato dagli altri giornalisti, che hanno osato addirittura schernirlo per la sua voce: un comportamento gravissimo della signora Lilli Gruber, che in un Paese decente dovrebbe portare alla radiazione dall’Ordine dei giornalisti. Sono allibita davanti alle raccomandazioni ministeriali a non eseguire le autopsie e sono rimasta sconvolta dal fatto che questa queste raccomandazioni non scatenassero un coro infinito di proteste da parte dei medici. La regina della medicina è l’anatomia patologica: l’autopsia, il vetrino, la radiografia. Non appena una malattia nuova compare, fare le autopsie permette di comprenderne la patogenesi e quindi la cura. Il ministro Roberto Speranza e il viceministro Pierpaolo Sileri hanno boicottato in tutte le maniere le terapie domiciliari. Le linee guida di Speranza e del Cts sono sbagliate perché raccomandano il paracetamolo, che è invece controindicato nel Covid 19 in quanto non è un farmaco antinfiammatorio: non combatte l’infiammazione, leva la febbre (che è una difesa dell’organismo) e abbatte il glutatione, molecola importantissima per combattere la malattia. Le linee guida raccomandavano di usare paracetamolo o farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans). È vero la scelta dei Fans c’era, ma occorre calcolare che era messa per seconda: tachipirina o Fans. Istintivamente le persone optano per la prima scelta. Inoltre i Fans sono meno maneggevoli della tachipirina, perché possono causare problemi gastrici e sono controindicati in alcune patologie. L’enorme maggioranza dei medici non ha scelto i Fans, e si è adattata a tachipirina e tragica attesa. Le linee guida sono state perfette per portare il 5% di pazienti sintomatici - che rischiavano di avere complicanze mortali - a queste complicanze. Il cortisone doveva essere dato solo ai pazienti che stavano assumendo ossigeno, cioè bisognava darlo quando non serviva più perché si era già installata una spaventosa polmonite interstiziale. Il cortisone serviva prima, per prevenirla. Noi lo davamo non all’inizio dei sintomi, in quanto può deprimere il sistema immunitario, ma al quarto giorno. L’eparina veniva data solo ai pazienti allettati. I pazienti Covid morivano di coagulazione, non perché erano in un letto, ma per le proteine proaggreganti presenti nella tasca infiammatoria e nell’innesco della coagulazione. Incomprensibile anche la bocciatura della terapia di supporto: vitamina D (avrebbe diminuito le ospedalizzazioni dell’80%), vitamina C, probiotici, lactoferrina, quercitina e soprattutto N-acetilcisteina, l’antagonista del paracetamolo, il suo antidoto, che aumenta il glutatione. Il plasma iper immune bloccava la malattia. Ridicolizzato Giuseppe De Donno, la cura è stata sperimentata su pazienti terminali, su cui ovviamente non poteva avere alcuna efficacia. Una volta dichiarata la malattia incurabile, hanno chiuso tutto. Con assoluta violenza ci sono state imposte regole antigieniche folli. Era permesso portare fuori i cani, ma non i bambini. Anche sotto le peggiori dittature, i bambini potevano correre sui prati. Sotto questa, no. I bambini sono sprofondati nella depressione e nelle fobie, il loro sistema immunitario si è indebolito. Se le famiglie sono state ridotte al campo di concentramento costituito da casa loro, la sanità e la scuola, ormai a misura di regime, sono state vietate. Ci hanno imposto obblighi assurdi e dannosi, come per esempio la mascherina, e divieti assurdi e dannosi, come l’interdizione a correre soli su una spiaggia (e chi ha osato trasgredire è stato trattato da criminale, irresponsabile e assassino). I corpi si sono ammalati, le menti si sono spezzate, l’economia è stata annientata. I più abbienti che hanno case grandi e un giardino se la sono cavata, i più colti sono riusciti a seguire i figli nell’esperienza scolastica in Dad. Quelli che abitano in 40 metri quadri hanno avuto come sola possibilità quella di impazzire. I figli dei meno ferrati sono rimasti analfabeti. Noto che i due premi Nobel usano la mascherina. Lo sanno anche loro, quindi, che il loro vaccino non serve contro il Covid.(3. Fine)
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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