2023-01-28
La Meloni in Libia vedrà sia il governo ufficiale di Tripoli sia le forze di Haftar
Giorgia Meloni (Getty Images)
Oggi il premier affronterà il viaggio decisivo per le ambizioni dell’Italia: l’obiettivo è ricucire i rapporti con entrambe le parti.Agenda Meloni. Oggi in Libia poi la prossima settimana in Svezia e in Germania dove è previsto, anche se non confermato, un incontro bilaterale con Olaf Scholz. A seguire sarà la volta di Kiev, dove da indiscrezioni il premier dovrebbe recarsi prima dell’anniversario dello scoppio della guerra, anticipando l’evento con una tappa a Varsavia. Lì si dovrebbe parlare di Nato, ma anche di equilibri europarlamentari. Mateusz Morawiecki è infatti il leader con cui Giorgia Meloni guida il Partito dei conservatori europei (Ecr). Una serie di tappe che consentono di unire diversi puntini. Da un lato un percorso tutto politico che mira a far sì che il blocco di centrodestra scali il Parlamento Ue e prepari la vera successione ai socialisti. Dall’altro, il tentativo di rafforzare il ruolo del nostro Paese proprio lungo il fianco Sud della Nato e di chiudere un itinerario che parte idealmente dalla Libia e termina dalle parti di Polonia e Germania. Il tutto con un ospite, almeno ufficialmente, non dichiarato. In entrambe le partite gli Stati Uniti sono in grado di spostare l’ago della bilancia. Il Partito repubblicano Usa spinge infatti per il cambio di passo a Strasburgo e per il passaggio di testimone dal duo socialisti e Ppe a quello Ecr e Ppe, con quest’ultimo in posizione non dominante. Mentre sulla Libia, così come sull’Algeria e sull’Egitto, la copertura degli Usa è fondamentale per evitare le ire dei Paesi del Nord, che non accetteranno di buon occhio che l’Italia possa candidarsi a essere «hub» Ue dell’energia. Certo, nulla sarà gratis. L’acconto lo stiamo pagando con la partecipazione alla guerra in Ucraina; il saldo arriverà quando ci sarà da ricostruire il Paese dell’Est e il resto delle infrastrutture digitali dell’Ue. Nel frattempo - e al di là dei pericoli geopolitici - il vento sembra buono. La Francia, a cui ci lega il Trattato del Quirinale, non è mai stata così debole nel Sahel, mentre la visita di oggi in Libia potrebbe sbloccare un mega accordo energetico da circa 8 miliardi tra Eni e Noc (azienda energetica statale libica) che porterà allo sviluppo di due giacimenti di gas al largo della costa occidentale della Libia. «Il settore energetico non vedeva un investimento di questa portata da più di un quarto di secolo», ha detto a Bloomberg Farhat Bengdara, presidente della National oil corp, «È un chiaro messaggio alla comunità imprenditoriale internazionale che lo Stato libico ha superato la fase dei rischi politici». Il commento del numero uno della Noc sta indicare il livello dell’attesa. Certo, non bisogna illudersi. La Libia è una palude nella quale ora sguazzano bene turchi, russi ed egiziani. Per noi italiani i sentieri sono stati cancellati da quando l’ex premier Giuseppe Conte invertì la rotta e combinò un incidente diplomatico tra Khalifa Haftar, re della Cirenaica, e l’ex numero uno di Tripoli, Fayez al Serraj. Da quel gennaio del 2020 in cui Conte cercò con un blitz di far incontrare i due leader libici senza avvisarli, per l’Italia è stato un costante declino di rapporti. La buona notizia è che questo governo potrebbe riuscire in ciò che a Mario Draghi è mancato: la riapertura del dialogo. A quanto risulta alla Verità infatti nell’arco della giornata odierna la Meloni, accompagnata da Claudio Descalzi, numero uno dell’Eni, e dai ministri Matteo Piantedosi e Antonio Tajani, non incontrerà solo i vertici della Tripolitania e gli esponenti del governo di unità nazionale guidato da Abdulhamid Dabaiba. Sarebbe pronto anche l’incontro con il generale Haftar o un suo delegato. Una mossa che ha un doppio significato ecumenico ed economico. Dal punto di vista politico significa finalmente riavvolgere le lancette e tornare a dialogare con i due elementi forti della Libia, nella speranza di non perdere del tutto la possibilità di controllare il Fezzan (dove si alimentano i flussi migratori) e dall’altro rendere operativo l’accordo in via di firma tra Eni e Noc. Senza l’ok di Haftar sarebbe impossibile passare dalle parole ai fatti. Va anche ricordato che il recente viaggio in Egitto non aveva soltanto la funzione di ristabilire rapporti bilaterali tra Roma e Il Cairo, ma anche di comprendere come sfruttare a nostro vantaggio l’influenza di Abdel Fattah al Sisi sull’uomo forte della Cirenaica. Ma soprattutto non si può ignorare l’elemento americano che rappresenta un nuovo ecumenismo nella terra un tempo chiamata «Jumairia». La visita della Meloni in Libia giunge infatti dopo la missione a Tripoli e Bengasi del direttore della Central intelligence agency, William Burns, il quale ha incontrato sia Dabaiba sia Haftar, lanciando un segnale sia del rinnovato interesse degli Stati Uniti nell’intricata questione libica sia del ruolo italiano quale interprete degli interessi di Washington in seno al Consiglio europeo. Vedremo come si svolgerà la giornata, ma c’è del cauto ottimismo.
L'Assemblea Nazionale Francese (Ansa)
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