
Forza Italia vuol consentire di completare i lavori già iniziati. No del Mef. Emendamento alla manovra: giù il costo del Ponte.«Nun se po’ fa»: la sintesi che un’autorevolissima fonte di governo affida alla Verità complica la battaglia sul Superbonus, portata avanti da Forza Italia, che ieri è tornata alla carica per chiedere di andare incontro a chi ha quasi completato i lavori. Naturalmente, i berlusconiani potrebbero scegliere la strada della forzatura, ma non sembrano in grado di far breccia nel muro del Mef, che deve assolutamente tenere fermi i saldi di bilancio. Riavvolgiamo il nastro della giornata di ieri, una giornata di ordinario caos all’interno della maggioranza di governo, come tutte quelle che precedono il varo di una legge di bilancio da quando Iddio ha creato la politica italiana. Di buon mattino, Erica Mazzetti, agguerrita parlamentare toscana berlusconiana e responsabile nazionale dipartimento lavori pubblici di Fi diffonde una nota sul Superbonus che ipotizza l’introduzione di una certificazione di Stato di avanzamento lavori (Sal) straordinaria che permetta a chi ha già iniziato i lavori di non restare in mezzo al guado, sia dal punto di vista delle imprese che dei cittadini: «Il Superbonus», dice la Mazzetti alla Verità, «per come è stato concepito è stata una scelta scellerata: siamo tutti d’accordo. Oggi però il Paese, e un segmento trainante come l’edilizia, vivono un momento particolare e difficile: per questo servono la Sal straordinaria e la mini-proroga. Non mi sembra di buon senso negare la possibilità di concludere i lavori a chi li ha iniziati, ha già speso soldi, magari vive fuori dalla sua casa per via dei cantieri ora fermi, oppure gli manca poco per portare a termine l’opera, come nel caso dei condomini in stato avanzato per cui chiediamo in intervento minimo ma salvifico». E se il concetto non fosse chiaro: «Si tratta di avere rispetto per cittadini e imprese che si sono affidati a una legge dello Stato: non hanno fatto nulla di illegittimo e per chi lo ha fatto spetterà alla magistratura giudicare». «A questo punto», aggiunge la Mazzetti, «facciamo terminare i lavori a loro, e poi, come da mia proposta di legge, predisponiamo una cornice normativa chiara e stabile per i lavori di efficientamento di cui comunque ci sarà bisogno. È il momento di dimostrare che la politica è vicina ai cittadini: prima di colpevolizzare tutti, pensiamo a punire chi ha frodato». Dal Mef diffondono una nota lapidaria: «Il ministero dell’Economia e delle finanze esclude (e smentisce) qualsiasi ipotesi di proroga del Superbonus circolata in queste ore e pubblicata da alcuni organi di stampa». I berluscones non si arrendono e Forza Italia propone, con un emendamento alla manovra illustrato dal relatore Guido Liris, l’introduzione di un Sal (Stato di avanzamento lavori) straordinario a gennaio. La norma permetterebbe di poter scaricare nel 2023 i lavori effettuati entro l’anno ma per i quali non è stato presentato lo Stato di avanzamento lavori finale. «L’emendamento che non è oneroso», spiega Liris, «fissa la possibilità di arrivare ai primi 10 giorni di gennaio 2024 con tutta la documentazione per salvaguardare l’agevolazione sui lavori fatti entro fine anno». Chi ha effettuato almeno il 60-70% dei lavori, continuerebbe a usufruire del Superbonus fino alla chiusura del cantiere. «Nun se po’ fa», conferma però alla Verità il nostro interlocutore dl governo, «perché riaprire il vaso di pandora del Superbonus sarebbe un enorme problema. Intervento a costo zero? Non esistono interventi a costo zero. Sembra di essere tornati agli anni in cui ogni parlamentare si presentava con la lista delle strade da aggiustare nel suo collegio elettorale, ma i tempi purtroppo sono cambiati e sono molto difficili».Del resto, nel corso delle sue Comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre Giorgia Meloni è perentoria: «Il Superbonus pesa come un macigno sui nostri conti pubblici». «La manovra è seria, frutto di una politica di bilancio seria», ribadisce nel pomeriggio il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, «come ha detto la presidente del Consiglio. Quindi niente proroga del Superbonus». Niente proroga, ma la proposta sullo Stato di avanzamento lavori straordinario? A quanto ci risulta, sulla proposta di Fi la Meloni si confronta telefonicamente anche con la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio: «Il Sal straordinario», argomenta la Brancaccio, «aiuta, se poi si aggiungesse una brevissima proroga di 2-3 mesi per chiudere la stagione del Superbonus e riaprirne un’altra con regole certe e facendo tesoro anche degli errori del passato, sarebbe ancora meglio. Voglio ringraziare i parlamentari che, vicini ai territori, hanno il polso diretto della situazione», aggiunge la Brancaccio, che sul no del Mef evidenzia «la paura che la cura costi più della malattia, in termini di contenziosi, fallimenti e lavori lasciati a metà. Ora l’auspicio è chiudere una partita complessa e ripartire con incentivi ordinati anche nella consapevolezza degli errori fatti». La battaglia impegna tutta Forza Italia, che schiera, attraverso appositi comunicati, una nutrita squadra di parlamentari: «Forza Italia», dice in serata al Tg3 il capogruppo berlusconiano alla Camera, Paolo Barelli, che poche ore prima ha incontrato la premier Meloni insieme ai colleghi di maggioranza, «ritiene che debbano essere duramente perseguiti quelli che hanno abusato del Superbonus e che addirittura hanno messo in atto vere e proprie truffe ai danni dello Stato. Riteniamo, invece, che vadano aiutati con una proroga quei cittadini onesti e quelle aziende corrette che oggi si trovano in difficoltà». La manovra dovrebbe approdare in aula al Senato il 19 dicembre.In serata arriva uno degli emendamenti annunciati dal governo sulla manovra. Alla fine dovrebbero essere una trentina. La proposta di modifica rimodula i fondi stanziati per il Ponte sullo Stretto prevedendo una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi (sugli 11,6 al 2032). Le risorse vengono recuperate dal Fondo di sviluppo e coesione: 718 milioni arrivano dalla quota del fondo destinata alle amministrazioni centrali e 1.600 dalla quota destinata alle regioni Calabria e Sicilia. Previsto stanziamento di 475 milioni in tre anni alle Ferrovie dello Stato per la realizzazione del Terzo Valico.
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