2025-04-06
Giorgetti scuote Bruxelles: «Per aiutare le imprese stop al Patto di stabilità»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
La «provocazione» del capo del Mef dopo il pressing di Madrid per un fondo comune. Lollobrigida ottimista: «Il nostro export a livelli record, non rinunciamo all’America».Al Forum Ambrosetti di Cernobbio, Giancarlo Giorgetti lancia una proposta che, pur definita come una «provocazione», è in realtà una riflessione strategica sul futuro della Ue chiamata a fronteggiare un’emergenza senza precedenti come i dazi di Donald Trump. Il titolare dei conti suggerisce una nuova sospensione del Patto di stabilità, com’era già accaduto ai tempi del Covid. Con grande chiarezza, spiega che l’Italia, rispetto ad altri Paesi, parte da una situazione di bilancio molto più vincolata, a causa di un debito pubblico elevato che limita fortemente la capacità di intervenire in modo deciso a sostegno delle imprese.«Già si evocano gli aiuti per i settori e le imprese danneggiate da questa situazione», dice, «e gli aiuti significa interventi di tipo economico-finanziario a carico del bilancio dello Stato». Questo «deve essere consentito dalle regole europee». Perché «nell’attuale governance economica non c’è soltanto l’articolo 26 ma c’è anche l’articolo 25, che forse andrebbe riletto, e se è tutto vero, trovo che ci sia una logica conseguenza a tutto questo». La proposta di Giorgetti si basa su due articoli della direttiva che disciplina la governance economica dell’Unione europea consentendo la rottura dei vincoli di bilancio e il via libera agli aiuti di Stato. Queste via di fuga servono ad affrontare più serenamente i tornanti della storia come quelli che stiamo vivendo. La crisi in corso è, infatti, il frutto di un cambiamento radicale, non solo economico, ma anche politico, che segna la fine della globalizzazione che ha dominato per decenni. La necessità di maggiore flessibilità fiscale è, secondo Giorgetti, fondamentale per evitare che le asimmetrie tra i bilanci dei vari Paesi europei impediscano una risposta efficace alle sfide globali.Il ministro che ha appena incassato il giudizio positivo delle agenzie di rating ha escluso l’idea di un «liberi tutti» come quello che si è verificato all’inizio della pandemia, quando l’espansione della spesa pubblica ha portato a scelte molto controverse, come il Superbonus. La proposta è quella di attivare misure mirate e prudenziali che rispondano alle necessità economiche senza compromettere la sostenibilità a lungo termine dei bilanci nazionali.La Spagna di Pedro Sánchez, idolo della sinistra europea, si prepara a lanciare una proposta di aiuti diretti alle imprese danneggiate dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti. Durante il Forum Europeo, il ministro spagnolo dell’Economia, Carlos Cuerpo, ha annunciato che Madrid intende spingere per la creazione di un fondo europeo che fornisca supporto diretto ai settori più colpiti dai dazi imposti dagli Stati Uniti, come l’industria automobilistica e altri comparti industriali strategici.La proposta di Sánchez mira a rispondere a una serie di esigenze urgenti: da un lato, sostenere le imprese che rischiano di subire gravi danni a causa delle politiche protezionistiche di Trump, e dall’altro, dimostrare che l’Unione europea è pronta a difendere i suoi interessi e quelli dei suoi cittadini. Come sottolineato da Cuerpo, la creazione di un fondo di aiuti diretti è fondamentale, soprattutto considerando che la politica commerciale è di competenza europea, ma il danno derivante dalla guerra commerciale ha un impatto che va al di là dei confini nazionali.Sánchez ha chiesto una risposta equilibrata e proporzionata a livello europeo, evitando un’escalation di dazi che potrebbe danneggiare ulteriormente l’economia globale. Questa iniziativa si inserisce in una più ampia strategia di supporto alle imprese e di rafforzamento della posizione negoziale dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti.Oltre alle misure economiche dirette, l’Italia affronta anche la necessità di proteggere i propri settori di eccellenza, come il vino, che rappresenta una delle bandiere del made in Italy nel mondo. Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, ha fatto dichiarazioni forti a sostegno del settore vinicolo italiano, ribadendo che è fondamentale contrastare la «criminalizzazione» che troppo spesso colpisce i nostri prodotti di qualità. In occasione di un evento come OperaWine, Lollobrigida ha difeso con passione la qualità e l'innovazione che caratterizzano il vino italiano, affermando che nessun dazio può essere dannoso quanto il continuo attacco alle eccellenze nazionali. «Noi al mercato americano non rinunciamo, [...] guardando i dati anche di situazioni analoghe, la flessione dei vini di qualità, cioè vini italiani, è stata minima o nulla, e il nostro export quest’anno tocca il record della sua storia». Le parole di Lollobrigida, quindi, non solo difendono il settore vinicolo, ma si fanno portavoce di una visione più ampia, in cui l'Europa deve smettere di mettere in discussione ciò che è buono e di valore, e concentrarsi invece sul supporto concreto per le sue industrie più vulnerabili.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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