2019-08-26
Giordano Riello: «Quanti danni dalla mentalità contro le aziende»
L'industriale del freddo: bisogna cambiare marcia. Basta burocrazia e addio reddito di cittadinanza.«I Cinque Stelle erano quelli che dicevano “mai con la Lega", “mai con il partito di Bibbiano". E adesso tentano alleanze prima con l'uno e poi con l'altro? Questa la considero prostituzione politica, praticamente meretricio». Addirittura? «Capisco che siamo quasi tornati alla prima repubblica, e che le alleanze ormai si fanno dopo le elezioni, e non prima: ma a tutto c'è un limite». Giordano Riello, veronese, quinta generazione di una rinomata famiglia di industriali nel settore dei condizionatori, ha fondato l'azienda di elettronica Nplus. In passato è stato presidente dei giovani di Confindustria Veneto. Sta per nascere il famigerato governo giallorosso?«Solo pensarci è aberrante. Vorrei capire come faranno a mettersi d'accordo sulla Tav, la Tap, il Jobs act, sull'Ilva, temi chiave per rilanciare l'economia. E anche sull'immigrazione: come potranno i Cinque stelle abbracciare la linea dell'ex ministro Minniti?».Dunque il tentativo fallirà, nonostante i rumors di queste ore?«Era già fallito un anno e mezzo fa, ricorda? Non capisco su quali basi riprovare. Mi viene il sospetto che il vero obiettivo sia quello di allungare la legislatura per consentire ai propri parlamentari di ottenere la pensione. A pensar male si fa peccato, però...».Quindi non resta che una strada.«La soluzione migliore è andare al voto al più presto. Lo so che c'è la manovra da approvare, e le clausole di salvaguardia sull'Iva da disinnescare. Ma si può fare tutto, se si agisce per tempo e c'è volontà politica. Ricordiamoci che Mario Monti ha scritto la finanziaria in 48 ore». Favorevole al taglio dei parlamentari versione cinquestelle? «Non condivido. Sarei favorevole a un'ampia riforma delle istituzioni, agendo sul bicameralismo perfetto per snellire le procedure. Ma se l'obiettivo è risparmiare sugli 800 miliardi di spesa pubblica tagliando qualche deputato, allora proprio non ci siamo: è come svuotare il mare con un mestolo».Le è piaciuto il discorso di Giuseppe Conte in Senato?<Ottimo nella forma, pessimo nei contenuti. Ha trasformato un momento istituzionale in un regolamento di conti personale. Sarebbe stato più elegante dimettersi ammettendo di non aver saputo conciliare i due capipartito». Dove ha sbagliato Salvini?«Avrebbe dovuto staccare la spina subito dopo le europee. È partito in ritardo. Teniamo conto che in tanti lo hanno votato per liberarsi del fardello dei cinque stelle». Che fine faranno i pentastellati?«Un partito che nasce sull'onda del vaffa, non può che finire nello stesso modo in cui è cominciato. Come si può capire, non ho mai avuto rapporti di grande stima con quel partito, peraltro assolutamente ricambiato». Che cosa salva dell'operato del governo gialloblu?«Niente. Non trovo una sola iniziativa fatta negli interessi del Paese. È stata una campagna elettorale permanente. Il momento più basso è stato vedere Di Maio e i suoi sul balcone di Palazzo Chigi, per annunciare che avevano abolito la povertà. Mi sono venuti i brividi».Preferisce Salvini in tour sulle spiagge?«Credo che i'incarico politico che si ricopre imponga sobrietà. È legittimo cercare di apparire come una persona comune. Però dei limiti devono esserci». Quando Di Maio fece la battuta sugli imprenditori-prenditori, lei ha detto che le ricordava il brigatismo. Avrà mica esagerato? «Erano frasi che un ministro con quelle responsabilità non poteva permettersi. Frutto di una mentalità antindustriale che in Italia ha fatto tanti danni. Mi sono accorto che solo l'1% dei ragazzi sogna di fare l'imprenditore. Proporrei un anno di leva obbligatoria in azienda, per assaporare la bellezza di gestire un'impresa».Detto questo, dove troviamo quelle svariate decine di miliardi per la prossima manovra?«Intanto il ministro Tria sostiene che la metà di quei soldi sarebbero già stati accantonati. Per il resto, inizierei con l'abolizione del reddito di cittadinanza. Poi sburocratizziamo i palazzi, che costano ancora troppo. E facciamo partire i cantieri e gli investimenti, soprattutto privati, quelli che fanno aumentare gli introiti fiscali. Strade, ferrovie, porti, aeroporti. Solo così possiamo salvarci dal collasso». E diciamo addio all'autonomia?«Il presidente regionale Luca Zaia su questa battaglia ha lavorato benissimo. Mi sono espresso a favore dell'autonomia perché è giusto che le regioni virtuose beneficino del loro impegno. Le altre, prendano esempio da Veneto e Lombardia, che da ultimo hanno conquistato le olimpiadi invernali».
Jose Mourinho (Getty Images)