2023-04-14
Stop a Giletti, chiude «Non è l’Arena». Voci su soldi al pentito di Cosa nostra
L’editore Urbano Cairo ha sospeso la programmazione del talk con una nota stringata: ma il giornalista resta a disposizione dell’azienda. Smentiti i rumors su una perquisizione della Dia in casa del conduttore.Dev’essere successo qualcosa di tosto perché, all’improvviso, l’editore di La7 Urbano Cairo abbia deciso di sospendere la messa in onda di Non è l’Arena, il programma di punta della domenica sera condotto da Massimo Giletti. Qualcosa di irreparabile. Uno sgarbo, un’azione irrispettosa, uno scontro sui contenuti. Chissà, le ipotesi si rincorrono. Tra Cairo e Giletti il rapporto personale era sempre stato ottimo. Lo stesso giornalista ha sempre detto che preferisce interloquire con una persona precisa piuttosto che con un ente generico. E quindi? C’è una versione soft del teledivorzio più fragoroso del momento. E ce n’è un’altra più hard… La comunicazione della rottura è arrivata nella tarda mattinata con un laconico comunicato ufficiale: «La7 ha deciso di sospendere la produzione del programma Non è l’Arena che da domenica prossima non sarà in onda. La7 ringrazia Massimo Giletti per il lavoro svolto in questi sei anni con passione e dedizione». Però il divorzio è consumato e il conduttore resta fino a fine contratto «a disposizione dell’Azienda» da separato in casa. L’ipotesi più accreditata attribuisce a ragioni di politica televisiva la sospensione del talk. Una seconda versione, accreditata soprattutto da Dagospia, ipotizza una pista collegata ai contenuti trattati in alcune puntate dal programma. «Mafia ci cova!», ha scritto il sito diretto da Roberto D’Agostino.Dall’ottobre scorso Salvatore Baiardo, uomo di fiducia dei fratelli Graviano, è stato protagonista di alcune rivelazioni relative alla vicenda di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra catturato dai carabinieri del Ros a gennaio, dopo trent’anni di latitanza. Nel corso della puntata di Non è l’Arena successiva all’arresto, Baiardo dichiarò che il capo mafioso aveva gravi problemi di salute: «Penso non ne abbia per molto, altrimenti non succedeva quanto è successo, almeno questo presumo», aveva dichiarato il collaboratore dei Graviano. Messina Denaro avrebbe trattato la sua cattura per farsi curare adeguatamente. Una rivelazione pesante, che depotenziava il lavoro degli investigatori e il successo ottenuto con la clamorosa cattura.Ieri è a lungo circolata la voce di una perquisizione del Dipartimento antimafia nella casa del conduttore. Ne aveva dato notizia Selvaggia Lucarelli in un tweet, secondo il quale la notizia delle perquisizioni «avrebbe convinto Cairo ad agire d’anticipo e a chiudere il programma». Ma a stretto giro è arrivata la smentita dello stesso Giletti: «Non c’è stata nessuna perquisizione della Dia in casa mia», ha dichiarato il giornalista. «Nessuna notifica delle forze dell’ordine. È una notizia falsa». Dunque, stando al conduttore, l’ipotesi di sospensione del programma legata all’inchiesta sulla cattura del boss di Cosa nostra non ha fondamento. È noto che Cairo è editore liberale, che ha sempre concesso autonomia ai giornalisti e non ha mai sospeso bruscamente un programma. Anche le indiscrezioni rilanciate da Dagospia che parlano di 30.000 euro dati da Giletti a Baiardo per averlo ospite non giustificano l’improvvisa chiusura. Sebbene Cairo sia attento all’uso delle risorse, pagare un ospite non è reato. E nemmeno lo è, come si vocifera, l’idea di farci un libro insieme, per altro da pubblicare con l’editore di La7. E allora? Che cosa può aver incrinato il rapporto di fiducia consolidato in questi anni tra i due al punto che, nell’agosto scorso, Giletti fu l’unico volto della rete a presenziare ai funerali di Giuseppe Cairo, padre dell’editore? «Ognuno ha la sua versione, tutto si chiarirà al momento giusto», ha buttato lì il giornalista, prima di chiudere la sua dichiarazione alle agenzie: «Penso solo ai miei, ai 35 che lavorano con me e si ritrovano ora sbattuti fuori dopo sei anni. Io ho le spalle larghe...». La ragione della sospensione del talk show potrebbe davvero essere da ricercare nei problemi di politica televisiva. A differenza di quanto avvenuto negli anni scorsi, stavolta, con il cambio di governo, Giletti avrebbe ottenuto solide garanzie per il suo ritorno in Rai alla conduzione di un programma su Rai 1 o, in alternativa, nella serata del giovedì di Rai 2, lo spazio mai adeguatamente riempito dopo l’abbandono di Michele Santoro. Avuta conferma che le prossime puntate di Non è l’Arena sarebbero state le ultime, Cairo avrebbe deciso di rompere gli indugi anche in considerazione del fatto che il programma, sebbene sempre vincitore sulla concorrenza di Rete 4 e con buone medie di ascolto, rimane costoso e i ritorni pubblicitari non sono sufficienti a ripagarlo. Le serate mancanti alla fine del contratto erano ancora dieci, non poche. Perso il conduttore, l’editore avrebbe pensato a risparmiare. Da qui la decisione. È la versione morbida di un teledivorzio bello tosto. Sarà davvero così? Domenica sera La7 trasmetterà un film. Per le prossime si vedrà.
Donald Trump (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)