
I due amministratori delle aziende che Guido Crosetto condivide con i Mangione si sono dimessi il giorno dopo il voto di fiducia al Senato. Il tenente Pasquale Striano stava indagando su di loro. Un socio dice di non saperne niente.Le investigazioni per riciclaggio del cinquantottenne tenente Pasquale Striano legate ai flussi finanziari dei fratelli Gaetano e Giovanni Mangione, soci del ministro della Difesa Guido Crosetto, si stavano concentrando su due cittadini rumeni, probabilmente imparentati. Ma le sue indagini non si sono concluse. Infatti dopo l’arrivo del nuovo procuratore Antimafia Giovanni Melillo il lavoro è proceduto a singhiozzo, un po’ per la ristrutturazione del cosiddetto Servizio operazioni sospette della Dna, un po’ per la stipula di un protocollo di intesa sugli alert dell’Antiriciclaggio e, infine, per il matrimonio dello stesso Striano, che per questo è stato in ferie per quasi un mese.A insospettire l’ufficiale era la presenza di due cittadini stranieri ai vertici di due delle tre società di gestione dell’attività di bed and breakfast di cui Crosetto e Gaetano Mangione sono soci di maggioranza relativa al 28 per cento, mentre gli altri partecipanti al sodalizio sono gli ex calciatori della Lazio Giuseppe Favalli e Giuliano Giannichedda e Giovanni Mangione.Gli amministratori che avevano insospettito l’ufficiale sono Savinel Popa, nato a Murgeni in Romania il 15 luglio 1979, e Alin Nicusor Popa, nato a Caras Severin il 27 giugno 1987.Il primo è stato nominato il 25 luglio 2017 al vertice della Zanardelli Srl, quando Gaetano Mangione presentò le dimissioni visto che «per motivi personali» non era «più in grado di assicurare la propria necessaria presenza ed operatività, sempre più impegnativa nella società».Il secondo è stato nominato il 24 agosto 2018 al posto dello stesso Gaetano che adduceva le medesime giustificazioni dell’anno prima per il passaggio di testimone. Questa volta, all’assemblea ordinaria, risultavano presenti tutti i soci e quindi, forse, anche Crosetto. Che quindi nell’occasione potrebbe aver incrociato il nuovo amministratore.I due rumeni alla Camera di commercio non risultano avere ricoperto ulteriori cariche, né detenuto partecipazioni in altre società.Ma la cosa che più balza all’occhio è che entrambi si sono dimessi il 27 ottobre 2022, il giorno dopo al voto di fiducia al governo Meloni alla Senato (alla Camera c’era stato il 25).Una coincidenza che potrebbe aver incuriosito Striano. Che, a quanto ci risulta, aveva inserito i nomi dei due cittadini rumeni nell’elenco degli approfondimenti da fare. Ma, poi, a novembre l’uomo, indagato per accesso abusivo alle banche dati delle forze di polizia e all’anagrafe tributaria, ha dovuto tirare i remi in barca.Nel verbale d’assemblea le dimissioni di Alin Nicusor Popa vengono giustificate con la stessa formula degli avvicendamenti precedenti, mentre l’atto in cui sono registrate quelle di Savinel non risulta ancora depositato.Perché i due cittadini stranieri sono usciti di scena così all’improvviso dopo la nomina a ministro di Crosetto? Non erano considerati presentabili come amministratori delle uniche società di cui il capo della Difesa non ha trasferito le quote? Oppure si tratta di una semplice coincidenza? Noi abbiamo provato a chiederlo ai due diretti interessati, ma si tratta quasi di fantasmi. Oltre a non essere sui social non sono rintracciabili neanche al domicilio che hanno citato sugli atti.Savinel aveva dato come contatto un indirizzo di Casal Bernocchi, periferia popolare a sud di Roma, lungo la via del mare.Sul citofono di un parallelepipedo rosso di cinque piani c’è il nome di Manole Popa. Ma quando suoniamo non risponde nessuno.Un vicino ci spiega che vivevano lì, ma che non ci sono più.«Sono andati via da qualche mese». Che lavoro facevano? «Non lo so perché abbiamo scambiato pochissime parole. Li ho visti all’inizio quando stavo ristrutturando l’appartamento. Erano stranieri, rumeni. Andavano e venivano. Persone molto chiuse». Erano colletti bianchi, in giacca e cravatta? «No, facevano lavori manuali, forse uno faceva il benzinaio. I vicini che stavano muro a muro con loro sono contenti che si siano allontanati».Per cercare Alin ci siamo dovuti spostare ad Anzio, sul Litorale romano, in una zona di villette un po’ periferica.In via Enea ci siamo trovati di fronte, in una via punteggiata da rigogliosi oleandri, un edificio moderno con sei interni.«Qui non abita nessun rumeno» ci dice una signora. Un’altra aggiunge: «È da diversi anni che non c’è più questa persona. Io non l’ho mai conosciuto, ma di quando in quando ho visto che recapitavano della posta a lui indirizzata».Ieri abbiamo chiesto spiegazioni a Gaetano Mangione sugli amministratori stranieri che lo hanno sostituito e che lui ha sostituito a sua volta. Risposta: «Non parlo con i giornalisti, anche perché visto quello che scrive il vostro giornale sono veramente allibito. Chiamate il mio avvocato se volete». Gli rispondiamo di averlo già fatto, ma che il legale non conosce le dinamiche di queste società. Insistiamo: ci può dire qualcosa sui signori Popa? Mangione chiude la telefonata senza troppi complimenti.Il fratello Giovanni, che nelle assemblee di nomina risulta aver fatto da segretario, è più propenso al dialogo.«Savinel e Alin Popa? Io non so proprio nulla, le dico la verità». Non sa chi siano, lei era il segretario? «Non le posso dire nulla». Sa come li possiamo rintracciare? «No, mi dispiace». Questi due signori si sono dimessi dopo che Crosetto è diventato ministro… «Non so che dirle, mi dispiace». Ma non li ha mai sentiti nominare? «Uhm, le dico la verità, non le posso rispondere perché state facendo delle cose un po’ particolari…». Si chiama giornalismo d’inchiesta, Mangione. «Non mi piace tanto questo tipo di giornalismo». Io provo a chiamare le persone, a raccogliere la loro versione… «Io so che lei sa far bene il suo lavoro, questo le posso dire, ma non posso aggiungere altro». Facciamo presente che il tenente indagato aveva attenzionato anche questi due rumeni. «Sono rammaricato. Il mio sentimento è questo» è l’asciutta replica. Non ci arrendiamo: chi sono? Dove possiamo trovarli? «Provi a chiamare Gaetano Mangione». Informiamo il nostro interlocutore che suo fratello ci ha appena attaccato il telefono in faccia. «Mi dispiace. Ma sono veramente rammaricato che in ogni situazione vengano dette delle cose brutte che voi non vi rendete conto di quanto possano fare male». Ribattiamo che non è questo il nostro obiettivo. Spieghiamo di essere andati a cercare i Popa ai rispettivi domicili e che sembrano dei fantasmi: non hanno mai fatto gli amministratori da nessun’altra parte, non hanno partecipazioni e che un vicino ci ha detto che uno faceva il benzinaio… Mangione sospira: «Quello non penso sia una cosa illegale». Obiettiamo che le questi signori sembrano i classici prestanome-teste di legno. «No, no, no, no, assolutamente no» risponde l’imprenditore. E allora come facciamo a trovarli per farci raccontare da loro che cosa facciano nella vita, chi siano? «Veramente non saprei proprio dirlo, deve parlare con mio fratello» risponde per l’ennesima volta l’intervistato. Un po’ ci spazientiamo: ma lei è socio e il giorno in cui sono stati nominati era segretario dell’assemblea, erano amministratori della sua società, saprà come trovarli? «No. Sono socio, però, non è che presenziassi, facevo parte della compagine, ma non ci sono mai andato sinceramente (forse alle assemblee, ndr). Ma so con certezza che è gente che sgobba dal mattino alla sera, che si prodiga per lavorare, non per truffare». Facciamo l’ultimo tentativo: che lavoro fanno, dove possiamo trovarli? «Non ne ho proprio idea» è la frase che chiude il colloquio.Le società amministrate dai due rumeni misteriosi hanno avuto in questi anni bilanci altalenanti, anche perché il turismo è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia. La Zanardelli dal 2021 al 2022 ha visto crescere il fatturato da 68.000 a 268.000 (prima del Covid il valore della produzione era stato di 250.000 euro per crollare nel 2020 a 67.000), mentre gli utili sono passati da -25.600 a più 2.600. Il costo di salari e stipendi è cresciuto da 1.100 a 6.500. Il trattamento di fine rapporto da 2.000 a 200, per un costo del personale che è passato, comprendendo gli oneri sociali, da 3.500 euro a 10.300 (32.000 nel 2019, 13.000 nel 2020) Nel bilancio spiccano debiti tributari in scadenza entro l’esercizio per 58.243 euro.Il valore di produzione dell’Apollinare è passato, invece, da 41.750 euro a 146.894 (155.000 nel 2019 e 48.000 nel 2020), con utili cresciuti da -29.068 a 961 euro. Qui gli stipendi sono passati da 1.000 a 14.000 euro e i costi complessivi del personale da 3.000 a 20.000 (32.000 nel 2019, 11.000 nel 2020).Nei bilanci si evidenzia la «crescita sensibile del fatturato» dovuta «alla possibilità del libero spostamento» e si ricorda che nel 2021 le società guidate dagli amministratori rumeni hanno usufruito del decreto sostegni per circa 31.000 euro e 22.000 euro.La terza società di cui Crosetto detiene le quote di maggioranza relativa è la Torsanguigna. In questo caso i ricavi dalle vendite e dalle prestazioni sono schizzati da circa 46.000 euro a 171.500. Gli utili hanno avuto un incremento modesto: da 1.093 a 1.716.Ieri sulla vicenda di Striano è intervenuto anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che non ha fatto sconti al tenente, anticipando quasi i giudici: «Un’attività di dossieraggio finalizzata al condizionamento della vita politica, se confermata, sarebbe un’inaccettabile attività di destabilizzazione. Un’azione molto grave, tanto più se portata avanti da servitori infedeli dello Stato. Su questo, è auspicabile soprattutto l’unità e la compattezza da parte di tutte le forze politiche e sociali. Il presunto tentativo di indebolire sul nascere il governo Meloni ricorrendo al dossieraggio non è andato a buon fine ma il mancato raggiungimento dell’obiettivo non attenua la gravità dei fatti, laddove vengano confermati». Un’ipotesi di complotto che sarebbe stato ordito in combutta con i giornalisti del Domani, di proprietà dell’editore Carlo De Benedetti.
Francobollo sovietico commemorativo delle missioni Mars del 1971 (Getty Images)
Nel 1971 la sonda sovietica fu il primo oggetto terrestre a toccare il suolo di Marte. Voleva essere la risposta alla conquista americana della Luna, ma si guastò dopo soli 20 secondi. Riuscì tuttavia ad inviare la prima immagine del suolo marziano, anche se buia e sfocata.
Dopo il 20 luglio 1969 gli americani furono considerati universalmente come i vincitori della corsa allo spazio, quella «space race» che portò l’Uomo sulla Luna e che fu uno dei «fronti» principali della Guerra fredda. I sovietici, consapevoli del vantaggio della Nasa sulle missioni lunari, pianificarono un programma segreto che avrebbe dovuto superare la conquista del satellite terrestre.
Mosca pareva in vantaggio alla fine degli anni Cinquanta, quando lo «Sputnik» portò per la prima volta l’astronauta sovietico Yuri Gagarin in orbita. Nel decennio successivo, tuttavia, le missioni «Apollo» evidenziarono il sorpasso di Washington su Mosca, al quale i sovietici risposero con un programma all’epoca tecnologicamente difficilissimo se non impossibile: la conquista del «pianeta rosso».
Il programma iniziò nel 1960, vale a dire un anno prima del lancio del progetto «Gemini» da parte della Nasa, che sarebbe poi evoluto nelle missioni Apollo. Dalla base di Baikonur in Kazakhistan partiranno tutte le sonde dirette verso Marte, per un totale di 9 lanci dal 1960 al 1973. I primi tentativi furono del tutto fallimentari. Le sonde della prima generazione «Marshnik» non raggiunsero mai l’orbita terrestre, esplodendo poco dopo il lancio. La prima a raggiungere l’orbita fu la Mars 1 lanciata nel 1962, che perse i contatti con la base terrestre in Crimea quando aveva percorso oltre 100 milioni di chilometri, inviando preziosi dati sull’atmosfera interplanetaria. Nel 1963 sorvolò Marte per poi perdersi in un’orbita eliocentrica. Fino al 1969 i lanci successivi furono caratterizzati dall’insuccesso, causato principalmente da lanci errati e esplosioni in volo. Nel 1971 la sonda Mars 2 fu la prima sonda terrestre a raggiungere la superficie del pianeta rosso, anche se si schiantò in fase di atterraggio. Il primo successo (ancorché parziale) fu raggiunto da Mars 3, lanciato il 28 maggio 1971 da Baikonur. La sonda era costituita da un orbiter (che avrebbe compiuto orbitazioni attorno a Marte) e da un Lander, modulo che avrebbe dovuto compiere l’atterraggio sulla superficie del pianeta liberando il Rover Prop-M che avrebbe dovuto esplorare il terreno e l’atmosfera marziani. Il viaggio durò circa sei mesi, durante i quali Mars 3 inviò in Urss preziosi dati. Atterrò su Marte senza danni il 2 dicembre 1971. Il successo tuttavia fu vanificato dalla brusca interruzione delle trasmissioni con la terra dopo soli 20 secondi a causa, secondo le ipotesi più accreditate, dell’effetto di una violenta tempesta marziana che danneggiò l’equipaggiamento di bordo. Solo un’immagine buia e sfocata fu tutto quello che i sovietici ebbero dall’attività di Mars 3. L’orbiter invece proseguì la sua missione continuando l’invio di dati e immagini, dalle quali fu possibile identificare la superficie montagnosa del pianeta e la composizione della sua atmosfera, fino al 22 agosto 1972.
Sui giornali occidentali furono riportate poche notizie, imprecise e incomplete a causa della difficoltà di reperire notizie oltre la Cortina di ferro così la certezza dell’atterraggio di Mars 3 arrivò solamente dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Gli americani ripresero le redini del successo anche su Marte, e nel 1976 la sonda Viking atterrò sul pianeta rosso. L’Urss abbandonò invece le missioni Mars nel 1973 a causa degli elevatissimi costi e della scarsa influenza sull’opinione pubblica, avviandosi verso la lunga e sanguinosa guerra in Afghanistan alla fine del decennio.
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Il presidente torna dal giro in Francia, Grecia e Spagna con altri missili, caccia, radar, fondi energetici. Festeggiano i produttori di armi e gli Stati: dopo gli Usa, la Francia è la seconda nazione per export globale.
Il recente tour diplomatico di Volodymyr Zelensky tra Atene, Parigi e Madrid ha mostrato, più che mai, come il sostegno all’Ucraina sia divenuto anche una vetrina privilegiata per l’industria bellica europea. Missili antiaerei, caccia di nuova generazione, radar modernizzati, fondi energetici e contratti pluriennali: ciò che appare come normale cooperazione militare è in realtà la struttura portante di un enorme mercato che non conosce pause. La Grecia garantirà oltre mezzo miliardo di euro in forniture e gas, definendosi «hub energetico» della regione. La Francia consegnerà 100 Rafale F4, sistemi Samp-T e nuove armi guidate, con un ulteriore pacchetto entro fine anno. La Spagna aggiungerà circa 500 milioni tra programmi Purl e Safe, includendo missili Iris-T e aiuti emergenziali. Una catena di accordi che rivela l’intreccio sempre più solido tra geopolitica e fatturati industriali. Secondo il SIPRI, le importazioni europee di sistemi militari pesanti sono aumentate del 155% tra il 2015-19 e il 2020-24.
Imagoeconomica
Altoforno 1 sequestrato dopo un rogo frutto però di valutazioni inesatte, non di carenze all’impianto. Intanto 4.550 operai in Cig.
La crisi dell’ex Ilva di Taranto dilaga nelle piazze e fra i palazzi della politica, con i sindacati in mobilitazione. Tutto nasce dalla chiusura dovuta al sequestro probatorio dell’altoforno 1 del sito pugliese dopo un incendio scoppiato il 7 maggio. Mesi e mesi di stop produttivo che hanno costretto Acciaierie d’Italia, d’accordo con il governo, a portare da 3.000 a 4.450 i lavoratori in cassa integrazione, dato che l’altoforno 2 è in manutenzione in vista di una futura produzione di acciaio green, e a produrre è rimasto solamente l’altoforno 4. In oltre sei mesi non sono stati prodotti 1,5 milioni di tonnellate di acciaio. Una botta per l’ex Ilva ma in generale per la siderurgia italiana.
2025-11-20
Mondiali 2026, il cammino dell'Italia: Irlanda del Nord in semifinale e Galles o Bosnia in finale
True
Getty Images
Gli azzurri affronteranno in casa l’Irlanda del Nord nella semifinale playoff del 26 marzo, con eventuale finale in trasferta contro Galles o Bosnia. A Zurigo definiti percorso e accoppiamenti per gli spareggi che assegnano gli ultimi posti al Mondiale 2026.





