inchiesta

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Le querele delle Ong costano più delle altre
(Imagoeconomica)
Solo quando si contestano i taxi del mare la tolleranza dei giudici è bassa e la pena alta. Basti pensare ai 1.000 euro pagati da Saviano per aver dato dei «bastardi» a Meloni e Salvini. O alla Cassazione, che ha stabilito che si possono definire «parassiti» i politici.

Se si toccano le Ong arriva il conto. Se invece si insulta, anche in modo grave, un politico si trasforma in dialettica, critica, ordinario metodo. Il convoglio giudiziario della diffamazione a mezzo stampa rischia di deragliare per carico eccessivo di decisioni prese con la strumentazione del doppiopesismo. Partiamo dalla parola «pirati». In Italia «non si può dire che chi non rispetta la legge è un pirata». Un giudice del Tribunale di Milano, come ha ricostruito ieri il direttore Maurizio Belpietro, ha deciso che «è diffamazione».

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(Ansa/Arma dei Carabinieri)

Misure per 21 persone, bottino da due milioni e mezzo. Ai domiciliari anche una 96enne.

I carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Gip di Milano, a carico, fra gli altri, di 21 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio.

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Ramy, «calderone» della Procura. Ora sono sette i carabinieri indagati
Ramy Elgaml (Ansa)
L’accusa di omicidio stradale traballa, l’inchiesta s’allarga. «Totale disgusto» dell’Arma.

La Procura di Milano allarga l’inchiesta sulla morte di Ramy Elgaml mentre l’accusa originaria di omicidio stradale a carico del carabiniere Antonio Lenoci appare sempre più fragile, tanto che ormai la sensazione è di un’indagine che, venuto meno l’impianto iniziale, si stia spostando verso un «calderone» di contestazioni successive al fatto. Resta centrale una domanda: perché contestare solo oggi presunte irregolarità nei verbali del 24 novembre 2024, atti che la Procura aveva sin dall’inizio e che diventano problematici soltanto nel 2025? Il sospetto è che, indebolita l’ipotesi di omicidio stradale, si stia cercando un nuovo terreno per sostenere il fascicolo.

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Ue corrotta come l’Ucraina. Fermata la biondina del Pd
Federica Mogherini (Ansa)

Perquisiti l’ex ministro degli Esteri di Renzi, poi Alta rappresentante europea, e l’ex diplomatico noto per aver esposto la bandiera del gay pride all’ambasciata italiana. Una vita all’ombra di Prodi, Veltroni, Franceschini...

Naturalmente le accuse nei confronti di Federica Mogherini sono tutte da dimostrare. Così come devono essere provate quelle mosse dalla Procura europea nei confronti dell’ambasciatore Stefano Sannino. Secondo i magistrati, l’ex ministra degli Esteri della Ue e il diplomatico di stanza a Bruxelles avrebbero fatto un uso improprio dei fondi dell’Unione. Le contestazioni nei loro confronti andrebbero dalla frode in appalti pubblici alla corruzione e tra le imputazioni ci sarebbe pure il conflitto d’interessi. Per questo la polizia avrebbe perquisito le abitazioni e gli uffici di Mogherini e Sannino, sottoponendo entrambi al fermo giudiziario.

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Lo strano strabismo dei magistrati che si fanno la guerra su cellulari e chat
Luca Palamara (Ansa)
La gip che fece spiare Palamara per accuse risultate infondate parla di «gogna» se pubblichiamo messaggi messi agli atti.

I magistrati si fanno la guerra e poi accusano i giornali. Il 10 novembre abbiamo intervistato l’ex avvocato Piero Amara e lui ci ha rivelato che un pm, Mario Formisano, nel giugno del 2019, gli avrebbe chiesto, «in ginocchio» e «scherzosamente», di fargli «fare l’inchiesta della vita su Luca Palamara», in quel momento accusato di corruzione dalla Procura di Perugia. Non basta. Da alcune chat sequestrate in un procedimento per accesso abusivo ai danni di un ex cancelliere della Procura, emergeva anche che Formisano con altri colleghi si era adoperato per far trapelare sui media notizie che riguardavano l’ex procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, in quel momento indagata per corruzione. Una gogna mediatica che oggi la giunta della sezione perugina dell’Associazione nazionale magistrati prova a contestare a chi, come noi, si è limitato a registrare delle notizie.

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