2020-07-06
Giallo in Vaticano su Hong Kong. Pechino imbavaglia papa Francesco?
All'Angelus il Pontefice doveva parlare della libertà «sociale e religiosa» ma ha taciuto. Il sospetto di pressioni dalla Cina.Papa Bergoglio colpisce ancora. Dopo le voci su una possibile visita in Cina; dopo il contestatissimo accordo segreto tra Vaticano e Pechino di settembre 2018 (a quanto pare, destinato a essere rinnovato); dopo una lunga sequenza di segnali che mostrano una sintonia della Santa Sede incredibilmente maggiore con il regime di Pechino rispetto alle maggiori capitali occidentali (Washington in testa); dopo tutto questo, ieri si è verificato un autentico giallo. Il più puntuale a delinearne i contorni è stato Marco Tosatti nel suo blog Stilum curiae. Ecco i fatti: ieri, dopo l'Angelus domenicale, secondo le anticipazioni fatte circolare alla stampa sotto embargo, il Papa avrebbe dovuto pronunciare queste parole sulla situazione a Hong Kong: «In questi ultimi tempi, ho seguito con particolare attenzione e non senza preoccupazione lo sviluppo della complessa situazione a Hong Kong, e desidero manifestare anzitutto la mia cordiale vicinanza a tutti gli abitanti di quel territorio. Nell'attuale contesto, le tematiche trattate sono indubbiamente delicate e toccano la vita di tutti; perciò è comprensibile che ci sia una marcata sensibilità al riguardo. Auspico pertanto che tutte le persone coinvolte sappiano affrontare i vari problemi con spirito di lungimirante saggezza e di autentico dialogo. Ciò esige coraggio, umiltà, non violenza e rispetto della dignità e dei diritti di tutti. Formulo, poi, il voto che la vita sociale, e specialmente quella religiosa, si esprimano in piena e vera libertà, come d'altronde lo prevedono vari documenti internazionali. Accompagno con la mia costante preghiera tutta la comunità cattolica e le persone di buona volontà di Hong Kong, affinché possano costruire insieme una società prospera e armoniosa».Un testo misuratissimo, cauto, per nulla incendiario. Eppure, all'ultimo momento, quella parte è misteriosamente saltata. Come mai? Ecco la risposta che si è dato Tosatti: «Dato che il bollettino è sotto embargo fino al momento in cui è pronunciato, e queste frasi non sono state pronunciate, ufficialmente è come se non esistessero. Però sono state scritte, e lo si sa; non si sa invece quali pressioni abbia fatto Pechino affinché il Pontefice non ricordasse in mondovisione il dramma dell'ex colonia britannica, anche nei toni più delicati e pacifici che fosse possibile».Tosatti inquadra il punto centrale: «Questo episodio getta una luce se possibile ancora peggiore sul famoso accordo segreto siglato fra Pechino e la Santa Sede. Le cui conseguenze si stanno facendo sentire pesantemente sulla vita di molti cattolici in Cina, a dispetto della propaganda dei mezzi di comunicazione vaticana. Un accordo che rischia di costituire uno dei più clamorosi errori della diplomazia in talare, e del Pontefice che l'ha voluto e avallato, a differenza dei suoi predecessori. Resta la domanda inevasa: di quali leve dispone Pechino, per imbavagliare il Papa?».Su quell'accordo si concentrano da sempre le perplessità fortissime del cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, che ancora di recente, a proposito della repressione ordinata da Pechino nell'ex colonia britannica, ha parlato del «rischio di un'altra Tienanmen». Quella di ieri è solo l'ultima tappa di un percorso che lascia sconcertati. A fine 2019, parlando in aereo di ritorno dal viaggio in Thailandia e Giappone, Bergoglio fu interpellato su Hong Kong, e la sua risposta lasciò a bocca aperta: «I problemi non ci sono solo a Hong Kong: pensiamo al Cile, alla Francia, la democratica Francia con un anno di gilet gialli…». E poi ancora l'evocazione del Nicaragua e di altre realtà che non c'entravano nulla. Controprova? Gli fu chiesto del telegramma trasmesso alle autorità di Hong Kong al momento del sorvolo. E arrivò un'altra risposta gelida di Francesco: «È una cosa automatica di saluto, una cosa meccanica che tutti gli aerei fanno quando tecnicamente entrano. Solo un valore di cortesia». Fino alla frase rivelatrice conclusiva: «Mi piacerebbe andare a Pechino, io amo la Cina». L'autocensura di ieri non è dunque una buona notizia per i cristiani perseguitati in tutto l'Estremo Oriente, e in generale per chiunque difenda la libertà, religiosa e non.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)