La marcia dei trattori dell’8 gennaio (che si salda con lo sciopero delle ferrovie) può paralizzare la Germania. I coltivatori protestano contro le follie green Ue, che prevedono l’addio al 10% dei terreni, e il taglio allo sconto sul gasolio agricolo del governo.
La marcia dei trattori dell’8 gennaio (che si salda con lo sciopero delle ferrovie) può paralizzare la Germania. I coltivatori protestano contro le follie green Ue, che prevedono l’addio al 10% dei terreni, e il taglio allo sconto sul gasolio agricolo del governo.Nel ‘68 compariva sui muri di Parigi una frase del rivoluzionario ottocentesco Michail Bakunin: una risata vi seppellirà. I contadini francesi l’hanno sostituita con «il letame vi seppellirà». Un mese fa sui Campi Elisi e davanti all’Eliseo sono stati scaricati quintali di sterco di vacca: ce n’est que un debut perché e ora si replica. Il mondo agricolo europeo è esasperato; costi alle stelle, il green deal -voluto da Ursula von der Leyen e sostenuto finché c’è stato da Frans Timmermans, sconfitto in patria proprio dal partito olandese dei contadini - che taglia le produzioni, la grande distribuzione che strozza i prezzi all’origine rischiano di far saltare il castello burocratico di Bruxelles e nell’immediato di costare il posto a Olaf Scholz il sempre più precario cancelliere tedesco. L’8 gennaio dovrà fronteggiare una nuova marcia dei trattori che peraltro si salda allo sciopero dei macchinisti delle ferrovie: la Germania sarà paralizzata. La protesta degli agricoltori annunciata tra 72 ore è il seguito di quella inscenata il 18 dicembre quando migliaia di mezzi agricoli hanno «assediato» il Paese e un presidio di almeno 300 trattori ha bloccato la porta di Brandeburgo con i benpensanti berlinesi colti di sorpresa perché si sono dovuti accorgere che esistono ancora i coltivatori. Che però non ne possono più. Questo era lo slogan dei contadini. Il loro bersaglio in patria è Olaf Scholz, a Bruxelles è Ursula von der Leyen. Il cancelliere ha dovuto trovare un compromesso sul bilancio tagliando 17 miliardi di spesa dopo che la Corte Costituzionale gli ha bocciato i conti pubblici. E i tagli hanno colpito lo sconto sul gasolio agricolo e hanno segnato la fine delle esenzioni fiscali sulle macchine agricole. Scholz ha cercato di dare una mano di verde a queste misure affermando che erano necessarie anche per abbattere le emissioni – l’agricoltura pesa in Germania per il 7,4% – e per favorire la transizione ecologica. Ma non ha tenuto conto delle fibrillazioni continue del suo sgangherato governo a semaforo (Spd, Verdi e Liberali). Se era da aspettarsi che i liberali si schierassero con le imprese agricole di certo è stata sorprendente la presa di posizione del ministro agricolo Cem Özdemir – vegano, verdissimo – che si è schierato con i contadini come il ministro dell’economia e del clima Robert Habeck anche lui green. Pesano evidentemente i sondaggi che danno il governo Scholz in caduta libera; spaventa l’ultimo fatto in Sassonia – si vota in primavera – land dell’Est fortemente agricolo dove l’estrema destra di Afd è il primo partito accreditato del 37% mentre la Spd rischierebbe con il suo 3% di non entrare neppure nel parlamento regionale. Sarà per questo che Ozdemir ha abiurato il credo verde: «Non possiamo chiedere sempre di più ai nostri agricoltori. I limiti sono stati superati: non esiste alcuna alternativa al diesel agricolo. I trattori non possono essere convertiti a trazione agricola». Scholz è ammutolito e la paralisi della Germania attesa per l’8 gennaio potrebbe essere la lettera di licenziamento che gli recapitano i contadini. Anche perché loro votano in massa Cdu, ma anche Afd cresce tra i campi così come il nuovo partito di Sahra Wagenknecht che staccatasi dai Verdi potrebbe portare via altri consensi all’Spd. La posizione dei verdi tedeschi peraltro è sorprendente perché sconfessa del tutto il Farm to Fork, il green deal agricolo voluto da Ursula von der Leyen e da loro fortemente sostenuto. Il fatto è che cominciano a circolare i sondaggi sulle prossime europee e Europeleects.eu – sito specializzato in rilevazioni sul continente – stima che i Verdi caleranno nel prossimo parlamento di Strasburgo a 49 eletti dagli attuali 74. È la reazione a un’ideologia verde che ha fiaccato gli agricoltori in tutta Europa. Dopo la protesta dell’8 gennaio a Berlino è assai probabile che riprenda quella francese e che si mobilitino anche gli olandesi. Ma prima o poi gli effetti di Farm to Fork si faranno sentire anche in Italia anche se il governo di Giorgia Meloni è molto attento alle istanze del mondo agricolo. La mobilitazione dei trattori tedeschi è infatti largamente indirizzata a contrastare il Farm to Fork che prevede l’abbandono del 10% dei terreni agricoli, la conversine a biologico di un quarto della superficie coltivabile, l’abbattimento dei concimi e dei fitofarmaci oltre alla rotazione forzata dei cereali. Sono misure che rischiano di distruggere del tutto l’agricoltura europea e che inducono a provvedimenti come quelli assunti da Stefano Bonaccini (PD) presidente dell’Emlia Romagna che sovvenziona con 1.500 euro a ettaro per vent’anni chi sceglie di smettere di coltivare. È una china pericolosissima come dimostra un dossier di Divulga, uno dei più importanti centri studio agricoli d’Europa, che ha messo a confronto le stime dell’impatto del Farm to Fork sulla produzione continentale. Si va verso una riduzione tra il 10 e il 20%, un incremento di importazioni tra il più 39% per i cerali, il più 93% per gli agrumi e il più 209% per il mais e aumenti di prezzo folli: più 24% per i bovini, più 43% per il maiale, più 42% per olio e vino con un crollo dell’export di 20 punti. L’Europa vista dai campi è un fallimento.
Leone XIV (Ansa)
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