2021-06-30
Londra per i tedeschi rimane imprendibile
Il primo goal dell'Inghilterra siglato da Sterling (Getty Images)
La generazione dei campioni del mondo 2014 è al capolinea: la Germania ingolfata e priva di idee si presenta a Wembley senza quasi tirare in porta. Basta un'Inghilterra scolastica per rifilare ai teutonici un 2-0: Sterling e Kane timbrano la vittoria. Quando il sottotenente Giovanni Drogo, promosso ufficiale, venne assegnato alla Fortezza Bastiani, nei suoi sogni si rincorrevano le suggestioni di imprese epiche contro gli invasori provenienti dalle lande remote del Regno, immagini che avrebbero dato un senso alla sua esistenza di soldato nell'avamposto desolato. Niente di tutto questo accadde, e il povero Drogo, divenuto anziano, dovette fare i conti con l'avversario più enigmatico di ogni uomo: il tempo che scorre, la noia, l'approssimarsi della vecchiaia. Lo racconta Dino Buzzati nel suo romanzo più noto, Il deserto dei tartari, ma il raffronto ben si presta a sintetizzare il sentimento del pubblico nel primo tempo di Inghilterra-Germania, partita di cartello degli ottavi di finale degli Europei di calcio. Alla fine del match l'hanno spuntata i britannici per 2-0, svolgendo un compitino diligente, niente affatto trascendentale, sui fantasmi di una Germania ripiegata su sé stessa. Sarà che gli spettri hanno spesso aleggiato nei confronti tra le due nazionali. Nel 1966, durante la finale del Mondiale, gli inglesi si imposero 1-0 col famoso gol-non gol di Hurst: palla che colpisce la traversa, si abbassa sulla linea di porta, l'arbitro convalida la rete nonostante i dubbi fondati, regalando all'Inghilterra il primo e unico titolo della sua storia. Vicenda analoga, ma con esito differente, nel mondiale 2010: Lampard batte il portiere Neuer (lo stesso che ha difeso ieri la porta teutonica) con un gran tiro dalla distanza, ma né direttore di gara né guardalinee ravvisarono la rete. Nella prima frazione di gioco vista ieri a Wembley, non sono emersi margini di errore di quel tipo. Le due formazioni parevano contratte, a tratti impaurite dal peso della sfida. La Germania, sulla carta frizzante nelle sue individualità, pativa probabilmente una certa stanchezza di fondo nella guida del commissario tecnico Joachim Löw, negli anni diventato una minestra troppo riscaldata - al netto dei successi ottenuti - per risultare saporita. I britannici invece garantivano la stessa impressione di sempre: compagine coesa, sembra sempre destinata a offrire spettacolo, salvo poi non incidere quanto ci si attenderebbe. Raheem Sterling, il più dinamico tra i suoi, ci prova al minuto 15: gran botta di destro sulla quale Neuer si avventa formidabile e devia in angolo. I tedeschi replicano poco dopo con Kai Havertz, capace di imbeccare il gioiellino Timo Werner che inquadra la porta con un sinistro, ma trova sulla sua strada un reattivo Pickford. L'occasione clamorosa arriva allo scadere del tempo, ancora Sterling prova a sfondare in area avversaria, la sfera carambola su Harry Kane, la punta si divora il gol e probabilmente qualcos'altro, indugiando un secondo di troppo e favorendo l'anticipo di Hummels. Nel secondo tempo, i mesti tedeschi provano a suonare la carica. Azione insistita, propiziata da Toni Kroos: il centrocampista del Real Madrid sfonda sulla trequarti, innesca una serie di batti e ribatti, Havertz calcia sul secondo palo e il portiere britannico deve trasformarsi nell'Uomo Ragno per sventare la minaccia. E però la Germania appare troppo fragile per sembrare davvero la Germania, preda com'è di meccanismi non oliati a dovere. Gli inglesi ne approfittano. Il solito Sterling conclude in gol un'azione corale, spalleggiato da Shaw e Kane: 1-0 al minuto 75, terza rete in quattro partite per l'attaccante in forza al Manchester City. Non trascorre granché, e la Germania tenta lo scatto d'orgoglio. Sempre Sterling, croce e delizia dei suoi, si perde per strada un pallone con un'ingenuità da oratorio, Havertz prolunga per Müller che si invola da solo verso il gol del pari, poi però davanti a Pickford sparacchia fuori di un metro abbondante manco fosse il cugino (bendato) del bomber del Bayern Monaco. A quel punto, il match si incanala in territori prevedibili. I tedeschi ricordano un pugile veterano di mille battaglie, malsicuro sulle gambe perché disorientato dalle botte ricevute nei decenni. L'Inghilterra acquisisce baldanza, crede nelle possibilità di portare a casa l'incontro, si assume qualche rischio. Minuto 86: Shaw, rapace, recupera un pallone a metà campo, allarga sulla sinistra per Grealish (innesto frizzantino che ha smosso un po' la squadra) che disegna un cross intercettato da Harry Kane. Raddoppio inglese, l'attaccante si fa perdonare l'erroraccio del primo tempo. L'unico merito della nazionale germanica sta nel voler concludere la sfida conservando dignità contegnosa. Allo scadere, Goretzka azzarda la rovesciata dal limite dell'area piccola, Havertz manca di un soffio la deviazione decisiva per il gol della bandiera. Che diventa bianca al fischio finale dell'arbitro. Si qualificano gli inglesi senza sforzi titanici, e a dirla tutta, se la combinazione degli accoppiamenti avesse previsto la partita Italia-Inghilterra nei quarti di finale, Roberto Mancini avrebbe avuto concrete ragioni di gongolare. La consistenza sfoderata da Albione è tutto fuorché irresistibile, un approccio razionale e veemente all'occorrenza consentirebbe a qualsiasi formazione ben motivata di domarla con relativa tranquillità.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
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