2022-12-16
Gentiloni fa l’ultras per il Marocco che copriva di soldi i «compagni»
Paolo Gentiloni (Imagoeconomica)
Su Twitter, il socialista più illustre d’Europa tifa spudoratamente per la squadra magrebina: «Comunque vada, sarà il suo Mondiale». Visto il suo ruolo di commissario Ue, basta per pretendere chiarimenti e scuse.Dopo una notte di sonno agitato, ieri mattina i tifosi del Marocco hanno riaperto gli occhi ma solo per ritrovarsi immersi in incubi ancora peggiori. Gli appassionati di calcio avevano ancora sullo stomaco la sconfitta rovente con la Francia, che ha sbriciolato in un fruscio di rete la bella favola della squadra africana che si prende la rivincita contro l’Occidente coloniale. I giornali di mezzo mondo l’avevano raccontata così: i dannati della Terra sconfiggono i bianchi imperialisti, gli ultimi (o penultimi) del globo ottengono il riscatto sul campo di pallone, e via con la retorica da decolonizzazione da anni Sessanta. Va detto che il raccontino vacillava già prima dello smacco di mercoledì sera. Bastava osservare i disordini scoppiati in tutta Europa alla fine di ogni partita per rendersi conto che, semmai, si stava celebrando il fallimento del radioso sogno indipendentista iniziato alla fine degli anni Cinquanta con il graduale ritirarsi della potenza francese dalle terre marocchine. A decenni di distanza, la realtà ci ha riportato un quadro desolante fatto di periferie disagiate delle grandi città europee popolate da persone che nell’Europa si riconoscono poco o nulla (forse anche giustamente) e che non vedono l’ora di sfogare rabbia ed esaltazione mettendo a ferro e fuoco interi quartieri, con il consueto corredo di morti e feriti.Dispiace dunque per i marocchini che speravano di festeggiare altri trionfi della propria nazionale. Non dispiace per niente, invece, per i tanti, troppi tifosi «d’opinione» che il Marocco si è guadagnato nelle scorse settimane. Se ben ricordate, i giornali e i social erano pieni di commenti esaltati di editorialisti, intellettuali e politici, tutti eccitatissimi all’idea che la compagine calcistica in qualche modo sostenesse istanze terzomondiste fuori tempo massimo. In parte, va detto, la nazionale marocchina ha cavalcato l’onda approfittandone per fornire pubblico sostegno alla causa palestinese, ma in fondo la scelta di tecnici e calciatori era persino comprensibile. Lo era molto meno l’entusiasmo raffazzonato degli osservatori nostrani, che hanno impiegato meno di un secondo a sovrapporre i propri deliri multiculturali all’avventura sportiva degli africani, nel grottesco tentativo di alleggerire «il fardello dell’uomo bianco» che gli ex colonizzatori si portano appresso. La pacchianata buonista era, a ben vedere, anche piuttosto offensiva perché caricava i marocchini del consueto ruolo di vittime della storia, per altro dimenticando uno dei tanti temi umanitari cari alla sinistra, e cioè l’oppressione esercitata nei confronti del popolo Saharawi con cui il Marocco da parecchio tempo non usa certo i guanti bianchi, dimostrandosi a sua volta piuttosto portato per le movenze coloniali. Ma da qualche giorno c’è un elemento in più da mettere sul tavolo, che ha a che fare con il calderone di corruttele scoperchiato al Parlamento europeo. Come ha scritto perfino Repubblica ieri, è saltato fuori che Antonio Panzeri (ex Pd poi Articolo Uno) e l’europarlamentare pd Antonio Cozzolino «prendessero ordini» dai servizi segreti di Rabat. Cozzolino pare abbia effettuato una visita a Casablanca, nel 2019, con voli pagati dagli 007 marocchini. Un’altra visita sarebbe stata fatta da Panzeri nel 2021. Insomma sembra che esistesse una intricata rete di contatti tra le autorità africane e gli europarlamentari progressisti utile a garantire al Marocco mano libera sul Sahara occidentale e (citiamo ancora Repubblica) meno problemi possibile sul fronte migratorio. A quanto risulta, dunque gli ex colonizzati non erano poi così sprovveduti né così vessati dall’Occidente bianco e cristiano, anzi lo foraggiavano segretamente per tutelare i propri non pulitissimi interessi. Ci domandiamo dunque: dove sono oggi i tifosi acquisiti del Marocco? Il 10 dicembre, per dire, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, twittava: «Comunque vada sarà il mondiale del Marocco» (emoticon di applausi in aggiunta). Come abbiamo visto, è finita malissimo. E ci aspettiamo che il commissario si precipiti a correggere il tiro, anche perché nello scandalo internazionale sono coinvolti numerosi suoi compagni di partito. Lo stesso vale per gli altri twittatori compulsivi che hanno sventolato la bandiera rossa e verde, da Gad Lerner in giù: come la mettiamo adesso? Raccontiamo ancora la storiella dei poveri perseguitati che si riscattano? Oppure la finiamo con le fantasie postcoloniali e mettiamo sul tavolo le magagne culturali prima ancora che politiche della sinistra europea? Non abbiamo dubbi che se Matteo Salvini avesse pubblicato un tweet sulla nazionale russa - fosse pure quella di lancio del nano - fra i suoi avversari si sarebbe scatenato il putiferio e staremmo ancora a parlarne nei talk show. Con tutto che di rubli dentro i sacchi o i trolley non ne sono mai stati trovati finora, e le ingerenze corruttive russe sono state soltanto evocate a ripetizione e mai provate. Adesso, che dite, vogliamo pretendere da Gentiloni e soci un mezzo esamino di coscienza? Basterebbe poco, in fondo: sarebbe sufficiente mettere da parte la spocchia atavica e riconoscere che esista un problema profondo e radicato fra i progressisti italiani ed europei. Gente che, a quanto risulta, ha le trame marocchine nell’album di famiglia. E non è l’album di figurine dei mondiali.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson