2025-05-06
I genitori sfruttino il consenso informato
Il ministro Valditara ha finalmente dato a mamme e papà uno strumento valido per consentire o meno determinati percorsi su sessualità e gender nelle classi. Se una drag queen fa lezione di «fluidità» in un istituto, ora si può (e si deve) intervenire.Ogni genitore che ha a cuore l’educazione dei propri figli, in particolare quando si affrontano argomenti di speciale interesse morale e religioso, ha approvato con grande soddisfazione la decisione del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, di prevedere lo strumento del «consenso informato preventivo», con cui i genitori esprimono il proprio assenso o dissenso a fronte di progetti di educazione alla sessualità. Come era facile immaginare in tempi come i nostri, in cui la polemica è pane quotidiano, si è levata la contestazione ideologica, fondata sul nulla o, meglio, fondata sull’ideologia stessa e priva del più comune buon senso, dato che non esiste una sola ragione per opporsi al provvedimento. Che la responsabilità dell’educazione dei figli sia primariamente a carico dei genitori lo sancisce nientemeno che la Costituzione della Repubblica all’articolo 30, ove si dichiara che «È dovere e diritto dei genitori [...] istruire ed educare i figli». Ne consegue che il consenso informato è uno strumento concreto nelle mani dei genitori che, attraverso di esso, esercitano il loro diritto/dovere. Altro aspetto preso a pretesto per attaccare il ministro (e il governo) è il principio dell’autonomia scolastica, secondo il quale spetta alla scuola e solo alla scuola la programmazione dell’insegnamento. Ancora una volta, basta il buon senso per smontare questa polemica. Infatti, la scuola è assolutamente libera di programmare ciò che vuole salvo che, secondo il patto di corresponsabilità educativa, nel caso di percorsi educativi in tema di sessualità (cioè un tema di enorme delicatezza e complessità, anche etica) i genitori devono essere anticipatamente adeguatamente coinvolti e informati, così da poter esprimere il proprio consenso o dissenso «informato». Il principio di libertà è così garantito ad entrambe le parti: alla scuola che programma e ai genitori che sono liberi di esprimere il loro parere. Lo strumento del consenso informato era richiesto da tempo e fortemente atteso dalla grande maggioranza delle famiglie italiane, allertate da quanto stava accadendo, negli ultimi anni, nelle scuole dei loro figli, con l’introduzione di progetti di educazione alla sessualità, secondo i criteri della cosiddetta «identità di genere e orientamento sessuale» in contrasto all’identità biologica binaria, maschio e femmina. Si tratta del caposaldo di quell’ideologia «gender» che papa Francesco, molto efficacemente, definì uno «sbaglio della mente umana». Con l’aggiunta che, in numerosi casi, la responsabilità dello svolgimento di questi percorsi educativi era totalmente affidata a cosiddetti «esperti» estranei alla scuola, mentre il docente ordinario veniva allontanato dalla classe perché «i ragazzi si sentano più liberi nel fare domande, anche delicate»: questa è la speciosa e assai poco sensata giustificazione addotta. E i genitori? All’oscuro di tutto e, spesso, ingannati nella sostanza del progetto, presentato sotto le mentite spoglie di un corso contro il bullismo, la violenza di genere e la discriminazione. Sono decine e decine le segnalazioni giunte da genitori, con la richiesta di un intervento che ponesse fine a un indottrinamento ideologico e a un programma di ipersessualizzazione che certamente non fa per nulla bene ai nostri figli. Non si vuole negare l’importanza dell’educazione sessuale come aspetto di grande peso nell’evoluzione della personalità di un minorenne ma, proprio per questo, il coinvolgimento diretto dei genitori è di fondamentale importanza. La scuola può e deve essere un importante supporto, fermo restando che sono i genitori a dettare le coordinate morali entro le quali svolgere il tema della sessualità. In particolare, con grande senso di prudente saggezza, il provvedimento ha scelto di escludere da questo insegnamento gli alunni delle scuole d’infanzia e primarie (elementari), essendo soltanto i genitori coloro che conoscono gli aspetti più delicati e intimi della maturità e dell’interesse al tema dei propri figli. Vale la pena ripeterlo: accendere un interesse eccessivo su temi sessuali quando non si registrano segnali di un naturale, spontaneo interesse, vuol dire una ipersessualizzazione precoce e dannosa per il bambino/a, ancora privo/a di un bagaglio cognitivo adeguato ad affrontare aspetti della vita personale che, al momento, neppure immagina. Polemiche, dunque, assolutamente pretestuose e immotivate, considerato che ora la palla è nelle mani degli aventi diritto: i genitori. Possono consentire o dissentire: la responsabilità è tutta loro. Genitori, svegliatevi e prendetevi le vostre responsabilità. Basta piangersi addosso se una drag queen indottrina i vostri figli al «sessi fluido»: ora potete e dovete intervenire.
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