Per Rasmussen, il 20% dei votanti per posta avrebbe barato nella tornata che portò Biden alla Casa Bianca. Molti hanno compilato schede in altri Stati oppure al posto di un amico o un familiare. E qualcuno conferma di aver ricevuto offerte per delle «ricompense».
Per Rasmussen, il 20% dei votanti per posta avrebbe barato nella tornata che portò Biden alla Casa Bianca. Molti hanno compilato schede in altri Stati oppure al posto di un amico o un familiare. E qualcuno conferma di aver ricevuto offerte per delle «ricompense».«I repubblicani devono fare qualcosa. Bisogna darsi una mossa, non mollate, svegliatevi, ci stanno rubando il Paese». L’appello lanciato ieri dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump al suo partito su quello che ha definito «il caso dell’anno» arriva a neanche un anno dalle elezioni presidenziali del 2024.E scoppia sui social dopo un sondaggio pubblicato ieri, che mostra che il 20% degli elettori americani che hanno votato per corrispondenza nel 2020 ha ammesso di aver commesso «almeno un tipo di frode elettorale alle elezioni», vinte dall’attuale presidente, il democratico Joe Biden. Una conclusione basata, quindi, non su teorie del complotto, ma su risposte fornite direttamente dagli elettori.Il sondaggio Rasmussen è stato commissionato dall’Heartland Institute, think tank ed ente di beneficienza senza scopo di lucro, di tendenza conservatrice e libertaria. È stato condotto tra il 30 novembre e il 6 dicembre, con un margine di errore di +/-3 punti percentuali e un livello di attendibilità del 95%.I risultati sono sconvolgenti: un elettore su cinque che ha votato per posta durante le elezioni presidenziali del 2020 ha ammesso di aver partecipato ad almeno un tipo di frode elettorale. In particolare, il 21% degli elettori per corrispondenza ha riconosciuto di aver compilato una scheda elettorale per un amico o un familiare. Poiché il voto postale nel 2020 ha raggiunto più del 43% dei voti totali, il 21% di quella cifra ha prodotto circa il 9% di voti potenzialmente fraudolenti, pari a circa 14 milioni di schede. Non solo: il 19% ha ammesso che un amico o un familiare ha compilato una scheda elettorale per suo conto, il 17% ha dichiarato di aver votato in uno Stato in cui non era più residente, il 17% ha dichiarato di aver firmato una scheda elettorale per un amico o un familiare con o senza il suo permesso e l’8% ha addirittura affermato che gli è stato offerto un «pagamento» o una «ricompensa» per il voto. Secondo la legge americana, ognuna di queste circostanze costituisce frode elettorale. Le stime, fanno sapere dall’Heartland Institute sono probabilmente per difetto, perché le domande del sondaggio non si escludevano a vicenda.L’appello di Trump ai repubblicani non giunge inaspettato: è dal 2020 che l’ex presidente sostiene che la sua sconfitta del 2020 contro Biden sia stata il risultato di una frode, affermazione che, però, è stata respinta da più tribunali. Ieri anche il quotidiano dem Washington Post ha ridicolizzato il poll di Rasmussen e la reazione dell’ex presidente. La teoria del WaPo è che il sondaggio non aiuta la causa di Trump perché il tasso di ammissione di questi crimini federali da parte dei repubblicani corrisponde a quello dei democratici. In realtà, spiega l’Heartland, non è così: se le percentuali del sondaggio sono simili, i numeri complessivi non lo sono perché Biden ha ricevuto un totale di probabili schede elettorali fraudolente molto più elevata rispetto a Trump. Le statistiche nazionali post elettorali lo confermano: secondo il Survey of the Performance of American Elections (Spae) pubblicato il 15 dicembre 2020 e i dati raccolti da Politico.com, ben il 59% dei democratici ha votato per posta nel 2020, rispetto ad appena il 18% dei repubblicani. I democratici, insomma, hanno superato i repubblicani nel voto per corrispondenza con un margine sbalorditivo: 1.400.153 schede. Biden ha ricevuto 1.995.691 dei suoi voti per posta, mentre solo 595.538 dei voti di Trump sono stati espressi con il voto postale.Occorre ricordare che il 2020 era il primo anno pandemico: secondo i dati elettorali, gli elettori che allora hanno votato per posta sono stati in totale tra il 43 e il 46%, il doppio rispetto alle presidenziali del 2016 e di gran lunga la più alta percentuale mai registrata nella storia degli Stati Uniti. Ed è proprio a causa delle restrizioni Covid che quell’anno molti governatori hanno modificato arbitrariamente le leggi per consentire il voto postale in massa. La California, ad esempio, ha inviato per posta schede elettorali non richieste a tutti gli elettori registrati, mentre molti altri Stati hanno ampliato i requisiti di ammissibilità. Altri Stati, quasi sempre democratici, hanno perfino consentito la raccolta delle schede elettorali per conto di altri elettori. Risultato: dopo le proteste di Trump, anche la fiducia nel voto postale e nel conteggio dei voti a livello nazionale si è polarizzata. Se nel 2016 era abbastanza simile tra democratici e repubblicani, nel 2020 la fiducia nel voto per corrispondenza tra i democratici è salita dal 69% al 93%, mentre la percentuale dei repubblicani «molto o abbastanza fiduciosi» dell’attendibilità del conteggio dei voti a livello nazionale è crollata dall’83% al 23%.Nonostante tutte queste preoccupazioni, nel 2020 solo lo 0,8% di tutte le schede elettorali per corrispondenza è stato respinto e quasi tutte le schede elettorali fraudolente sono riuscite a passare attraverso il vaglio della macchina elettorale americana. Motivo per cui i repubblicani stanno correndo ai ripari per riuscire a governare meglio il meccanismo, come ha fatto il governatore Ron DeSantis in Florida.«Negli ultimi tre anni, agli americani è stato ripetutamente detto che le elezioni del 2020 sono state le più sicure della storia», ha osservato Justin Haskins, autore principale del sondaggio Heartland/Rasmussen, «ma se i risultati di questo sondaggio riflettono la realtà, è vero l’esatto contrario».
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