2019-12-01
Gavio vince il contenzioso con Anas sul traforo del Frejus. La grana passa all'Appendino
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Mentre continuano le polemiche intorno al crollo del viadotto sulla A6 Torino Savona gestita dal gruppo Gavio, prosegue la battaglia tra Anas e il secondo concessionario stradale di Castelnuovo Scrivia sul controllo del traforo del Frejus. La storia va avanti da anni, sin dai tempi in cui in via Monzambano sedeva Piero Ciucci. Fu il boiardo di prima e seconda repubblica, infatti, a volver prendere in mano la maggioranza di Sitaf concessionaria dell'Autostrada A32 Torino-Bardonecchia e del traforo, dove vanta quote però anche la famiglia Gavio. Il piano per prendere la maggioranza è stato poi realizzato da Gianni Vittorio Armani nel 2014, quando Anas conquistò con un affidamento diretto, con 75 milioni di euro, le quote di comune e provincia di Torino, grazie anche al via libera dell'allora sindaco Piero Fassino. Da qui la maggioranza delle quote per la gestione del traforo. In questi cinque anni si è andati per carte bollate. E dopo alcune sentenze del Tar a fine ottobre è arrivata quella del consiglio di stato, che ha stabilito che la quota del 19,3 % dell'amministrazione provincia torinese devono essere messe a gara. Ora il comune gestito da Chiara Appendino ha 120 giorni per indire il bando. A quel punto Gavio potrà presentare una nuova offerta e riequilibrare la gestione del traforo, una galleria a pedaggio strategica che collega l'Italia con la Francia. La sconfitta della linea di Anas su Sitaf sta creando non pochi malumori in via Monzambano, ora sotto il governo giallorosso a maggioranza Pd e 5 Stelle. Anche perché proprio Sitaf fu oggetto di diverse interrogazioni parlamentari dei grillini nel precedente governo Conte, sostenuto da Lega e 5 Stelle. Tra le domande poste al governo ce ne fu una dell'ottobre 2018, sulla Tecnositaf Gulf Integration System. Quest'ultima è una società del Qatar a sua volta controllata da Anas attraverso la stessa Sitaf.Aggiungevano i grillini: «Questa operazione di ingegneria societaria agevolata, (con sponsor fees d'uso pari al 10 per cento) in Qatar e negli Emirati per acquisire le commesse del Tunnel Dukhan e del Tunnel Saadiyat, potrebbe avere lo scopo di dirottare fondi a favore dei soci occulti della Gulf Business Development Group». Per di più secondo i pentastellati tra Sitaf e Aie nel 2018 si verificavano delle particolarità. Perché «Bernardo Magrì ricopre la carica di direttore generale di Sitaf e Amministratore delegato di Aie, percependo circa 260.000 euro in Sitaf e 120.000 in Aie, mentre il dirigente Aie Francesco Ceprini avrebbe uno stipendio di 300.000 euro, entrambi al di sopra dei tetti retributivi; Paolo Massimo Armani, fratello di Gianni Vittorio, risulterebbe sia stato sindaco in una società italiana con Georges Mikhael fratello del ceo di Tecnositaf Gulf Quatar. Sempre Georges Mikhael in Italia risulta presidente di Sav (Val D'Aosta) e risulta socio di un'altra società con sede in Via Poli a Roma, mentre Rocco Girlanda risulterebbe avere una società in Italia con Gallina Sebastiano presidente di Sitaf SpA e della controllata Sitalfa SpA». A queste interrogazioni non ci sono mai state risposte da parte del governo, nel frattempo in Sitaf è arrivato come amministratore delegato Stefano Granati, mentre Gallina è rimasto presidente.