La crescita della domanda asiatica e le riforme contro i combustibili fossili fanno schizzare i prezzi. L'aumento rispetto all'anno scorso potrà costarci il 15% in più.
La crescita della domanda asiatica e le riforme contro i combustibili fossili fanno schizzare i prezzi. L'aumento rispetto all'anno scorso potrà costarci il 15% in più.Nella settimana appena conclusa i prezzi del gas nei mercati all'ingrosso europei hanno registrato nuovi rialzi record. Sul mercato olandese TTF (la maggiore piazza di scambio del gas in Europa) il prezzo del gas con consegna giornaliera (il cosiddetto day ahead) si è assestato per venerdì a 41,20 euro per mille kWh (circa 43,6 cent al metro cubo), dopo aver toccato un massimo il 16 agosto a 47,69 euro/MWh. Rispetto a un anno fa i prezzi day ahead hanno subito un incremento di oltre il 500%.Un aumento che ha dell'incredibile. Anche i prezzi del gas con consegne future hanno subito rincari notevolissimi. Già nell'ultimo aggiornamento delle tariffe, stabilite trimestralmente dall'Autorità per l'Energia (Arera), si sono visti i primi effetti sulle bollette degli italiani, almeno per quelli che si trovano in regime di tutela. Sul mercato libero, che più spesso utilizza contratti annuali a prezzi fissi, l'effetto degli aumenti si vedrà più avanti, quando scadranno le condizioni in essere. Per la revisione tariffaria dell'ultimo trimestre 2021 si attendono ulteriori rincari nell'ordine del 15%, sia per il gas che per l'energia elettrica. Di questo passo, nel prossimo inverno per qualche azienda potrebbe diventare difficile riuscire a pagare la fattura energetica, considerati gli aumenti di molte altre materie prime e le difficoltà logistiche mondiali che possono portare a crisi di liquidità.Molteplici fattori concorrono a questa dinamica dei prezzi energetici.Da una parte, l'aumento della domanda di gas in Asia ha favorito il transito delle navi metaniere che trasportano il gas liquido (Lng) verso l'estremo Oriente (Giappone e Cina in primis), spiazzando così gli importatori europei. L'effetto quasi immediato nei mesi scorsi è stato un primo rialzo dei prezzi, che ha scatenato una concorrenza tra terminali di destinazione europei e asiatici nel momento in cui una ripresa economica, sia pure timida, si è manifestata in Occidente. Il prezzo del gas Lng in Asia è ai massimi degli ultimi otto anni.Dal lato dell'offerta giocano invece diversi fattori. L'annunciato Green Deal europeo, intanto, spinge i produttori di elettricità a programmare la dismissione degli impianti a carbone e sostituirli con capacità produttiva a gas, che comporta minori emissioni di CO2 ed è tecnicamente in grado di bilanciare sulla rete l'intermittenza delle fonti rinnovabili. È ancora ben lontano infatti il momento in cui acqua, sole e vento permetteranno di soddisfare pienamente la domanda in rete, se mai quel momento arriverà. Ciò genera aspettative di un aumento di domanda del gas nel medio termine, fornendo un sostanzioso razionale per una salita dei prezzi. Vi sono poi alcune difficoltà inaspettate legate al riempimento degli stoccaggi, attività che si effettua in estate per immagazzinare gas in vista delle necessità invernali. Normalmente, in questo periodo dell'anno gli stoccaggi sono già a una quota di saturazione tra il 70 e l'80%, ma quest'anno il livello in Europa centro-occidentale è appena sopra il 50%. Considerati i limiti fisici legati alla modalità di riempimento dei serbatoi sotterranei, il ritardo appare difficilmente colmabile. Ciò significa che si affronterà la stagione invernale con meno gas nei magazzini: nel caso di un inverno freddo e in assenza di flussi alternativi ciò potrebbe portare ad ulteriori aumenti dei prezzi, se non anche a sospensioni delle forniture. Questo scenario viene considerato non così remoto, dunque i prezzi di oggi incamerano già questa prospettiva possibile.Infine, in Europa quest'anno arriva meno gas dalla Russia. Le tre direttrici principali che servono l'Europa centro-occidentale hanno trasportato nei primi sette mesi di quest'anno meno gas del corrispondente periodo del 2020, anno già anomalo per il drastico calo della domanda dovuto ai lockdown continentali. Rispetto ai volumi del 2019, ultimo periodo business as usual, il calo è di circa il 20%. Questo perché si sono riscontrate difficoltà di estrazione in alcuni giacimenti. Pochi giorni fa è emerso che per il mese di settembre Gazprom, la compagnia russa monopolista del gas, contrariamente a quanto avveniva in passato, ha prenotato solo 0,65 milioni di metri cubi al giorno di capacità aggiuntiva del sistema di trasporto del gas ucraino (GTS), ovvero il 4% del volume offerto dall'operatore. Ciò ha mosso i prezzi al rialzo, perché questo implica che i problemi nei campi di coltivazione non sono risolti e che il gasdotto Yamal-Mallnow che attraversa la Polonia sarà utilizzato a discapito della direttrice ucraina. Poiché minori flussi significano minori introiti per l'Ucraina, ciò alimenta ulteriormente la tensione con la Russia e al contempo alimenta la corsa al rialzo dei prezzi.Non c'è sufficiente trasparenza per capire quali siano esattamente le difficoltà nei giacimenti di gas russi. A parte la notizia certa di un incendio avvenuto nei primi giorni di agosto a Novy Urengoy, che ha causato la riduzione del 50% dei volumi forniti all'Europa tramite il gasdotto Yamal-Mallnow, non ci sono altri dati certi. È vero che la Russia sta dando priorità a riempire i propri stoccaggi in vista dell'inverno, ma si parla anche di obsolescenza delle infrastrutture per mancati investimenti nei campi di Zapolyarnoye nella regione di Nadym-Pur-Taz, così come di una maggiore attenzione per lo sviluppo dei campi più nuovi e promettenti come quello di Bovanenkovo nella penisola di Yamal. Quest'ultimo giacimento in particolare è il punto di origine della materia prima per il gasdotto Nord Stream, molto discusso e oggetto di serie frizioni internazionali tra Usa, Russia, Germania, Polonia e Ucraina. Non è da escludere quindi che la deviazione del gas dalla direttrice ucraina verso quella tedesca più a nord faccia parte di una strategia russa tesa a sottolineare l'importanza di un rapido avvio del Nord Stream 2, di fatto completato ma ancora non in esercizio commerciale, segnalandone così l'importanza strategica per l'Europa. Giovedì scorso Gazprom ha affermato di ritenere possibile la fornitura di oltre 5 miliardi di metri cubi attraverso il Nord Stream 2 già entro la fine del 2021, in netto anticipo sui tempi previsti. La notizia ha provocato un brusco calo dei prezzi sul mercato TTF, a conferma di quanto la situazione sia delicata. Nella giornata di venerdì i prezzi sono comunque risaliti. Nella conferenza stampa che ha seguito l'incontro di venerdì con Angela Merkel, Vladimir Putin ha affermato che il Nord Stream 2 non è un progetto politico e che dire il contrario è «un'illusione, un tentativo di fuorviare». Putin ha inoltre lanciato messaggi distensivi sul trasporto del gas attraverso l'Ucraina, anche se ha chiesto che dall'Europa arrivino indicazioni chiare sui volumi richiesti dopo il 2024, anno in cui scadrà l'attuale accordo di transito con l'Ucraina.Quali che siano i motivi dell'attuale difficoltà nell'offerta di gas, gli effetti sui prezzi sono ben visibili e ulteriori impennate sui mercati rischiano di innescare una crisi energetica in tutta Europa. Nel caso di una stagione fredda particolarmente rigida si assisterebbe a picchi di domanda non facili da soddisfare. «La gente non si accorge se è estate o inverno quando è felice», scrisse Anton Cechov: almeno in questo caso, un inverno mite aiuterebbe assai.
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