2022-06-14
Gas liquido, al di là della retorica. Parigi alza le importazioni da Mosca
Nel riquadro il primo ministro francese, Elisabeth Borne (Ansa-iStock)
Dai dati emerge che la Francia ne acquista circa un miliardo di metri cubi al mese.Nei primi 100 giorni trascorsi dall’inizio della guerra, la Russia ha esportato combustibili fossili per una cifra pari a 93 miliardi di euro. La somma, invero impressionante, è stata elaborata grazie a uno studio di Crea (Centre for research on energy and clean air), società di consulenza con sede in Finlandia. Le sole esportazioni di petrolio hanno fatto segnare un controvalore di 46 miliardi di euro. A seguire, 24 miliardi di euro per il gas esportato attraverso gasdotto, 13 miliardi di euro per i prodotti petroliferi raffinati, 5,1 miliardi di euro per il gas liquido (Lng) e 4,8 miliardi per il carbone. Nel periodo tra il 24 febbraio e il 3 giugno i maggiori importatori europei di combustibili dalla Russia (carbone, petrolio, distillati, gas e Lng) sono stati la Germania (controvalore di 12,1 miliardi di euro), l’Italia (7,8), l’Olanda (7,8), la Polonia (4.4) e la Francia (4.3). Il sesto pacchetto di sanzioni deciso dall’Ue stabilisce che entro dicembre di quest’anno debbano terminare le importazioni di petrolio e derivati dalla Russia, con alcune notevoli eccezioni per Paesi particolarmente esposti come l’Ungheria. In più, pur senza avere forza di sanzione economica, c’è un forte impegno dell’Ue, contenuto nel pacchetto RePowerEu, di ridurre di due terzi la propria dipendenza dal gas russo entro la fine dell’anno, cioè di sostituire circa 100 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, trovando altri fornitori e modificando la composizione dei consumi. Questo è un cambiamento strategico nella politica energetica europea, più che una forma sanzionatoria nei confronti della Russia. Quello che appare evidente è che i buoni propositi dell’Ue sulla fine delle importazioni dalla Russia al momento rimangono tali. I flussi attraverso i gasdotti sono diminuiti a maggio non per scelta europea ma perché in Ucraina una delle due linee che portavano il gas verso l’Europa è stata manomessa, facendo calare i volumi di circa il 30%. Gli Stati membri dell’Unione europea si stanno affannando alla ricerca di alternative all’energia russa, ma per il gas l’impresa è ardua. Per quanto riguarda il gas liquefatto, ad esempio, assistiamo allo strano caso della Francia, che in piena controtendenza ha aumentato le importazioni di Lng dalla Russia, sfruttando ampiamente i due terminali di Montoir-de-Bretagne e di Dunkirk. Mentre l’Italia, ad esempio, è impegnata a trovare alternative ed è stata costretta a siglare in tutta fretta accordi anche con Paesi che non hanno ancora estratto un solo metro cubo di gas, la Francia mantiene le proprie importazioni di Lng dalla Russia. La Francia, già dallo scorso dicembre, ha incrementato le proprie importazioni, in realtà, portandole a una media mensile di poco inferiore al miliardo di metri cubi. Questo ha fatto aumentare il totale di Lng importato, che da marzo è stabilmente sopra i 3 miliardi di metri cubi al mese. Il gas liquefatto che arriva in Francia dalla Russia proviene tutto dall’impianto di estrazione e liquefazione di Yamal, remota penisola siberiana sul mare di Kara coperta dal permafrost, dove nel 2007 fu scoperto intrappolato nel ghiaccio un cucciolo di mammut risalente a 42.000 anni fa. Le riserve stimate di gas sotto i ghiacci di questa sperduta regione russa si stimano superiori ai 55.000 miliardi di metri cubi, un volume immenso. La Francia, che da solo un mese ha come nuovo primo ministro Elisabeth Borne, ha iniziato ad aumentare le proprie importazioni di gas da prima dell’invasione russa dell’Ucraina, perché il parco di centrali nucleari francesi ha estremo bisogno di impianti a gas di riserva. Dallo scorso anno, infatti, si sono verificati diversi problemi in impianti nucleari, che hanno richiesto manutenzioni straordinarie e fuori servizio non programmati, cosa che ha messo a rischio l’equilibrio della rete elettrica. Senza proclami e con molto pragmatismo, nella confusa risposta europea alla Russia, la Francia si è dunque ricavata una sua eccezionalità, legata alle difficoltà contingenti delle sue centrali nucleari.
Jose Mourinho (Getty Images)