2023-06-30
Gas dall’Azerbaigian, aerei per Baku. Armeni risentiti con il governo
Il presidente azero, Ilham Aliyev (Ansa)
Roma ha legami con entrambi gli Stati, utili per una mediazione sul Nagorno-Karabakh.Si è registrata un po’ di tensione tra la comunità armena e il governo italiano. Due settimane fa, il Coordinamento delle organizzazioni e associazioni armene in Italia ha emesso un comunicato in cui ha criticato la vendita all’Azerbaigian di aerei C-27J Spartan da parte di Leonardo. In particolare, la nota prende di mira quella che considera un’eccessiva vicinanza di Roma a Baku. Un’irritazione che si inserisce nel più complesso quadro della crisi del Nagorno-Karabakh. Nel 2020, le truppe azere hanno conquistato gran parte di quel territorio: un conflitto che è terminato con un cessate il fuoco mediato dalla Russia, sebbene continui a permanere una situazione di tensione nell’area. Ora, il governo italiano ha consolidato i rapporti con Baku. Come visto, si registrano innanzitutto legami più stretti nel settore della Difesa. In particolare, secondo Leonardo, il C-27J Spartan è usato per «trasporto militare, aviolancio di paracadutisti e materiali, supporto tattico alle truppe nell’ultimo miglio, operazioni dei corpi speciali, assistenza umanitaria e supporto alle popolazioni colpite da disastri ambientali». In secondo luogo, a febbraio, è stata firmata anche un’intesa tra Ansaldo e l’azienda energetica Azerenerji. Più in generale, Roma vede nell’Azerbaigian la possibilità di ridurre ulteriormente la propria dipendenza dal gas di Mosca, in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.Non va trascurato che questi legami sono stati rinsaldati nel quadro di una più ampia strategia europea di avvicinamento a Baku. A luglio 2022, la Commissione europea ha, infatti, firmato un memorandum d’intesa con l’Azerbaigian per raddoppiare le importazioni di gas naturale azero ad almeno 20 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2027. Era invece marzo di quest’anno, quando - incontrando in Germania il presidente azero Ilham Aliyev - il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha detto che «l’Azerbaigian è un partner di crescente importanza per la Germania e l’Ue».Questo per dire che l’Italia non è l’unica ad aver rinforzato i legami con l’Azerbaigian, tenendo conto delle necessità imposte dalla crisi ucraina. Certo: nessuno nega che la situazione sia difficile. Gli armeni tacciano da tempo gli azeri di atti di vandalismo ai danni del loro patrimonio artistico e religioso in Nagorno-Karabakh. Si registrano, inoltre, accuse e controaccuse sulla questione dei prigionieri di guerra. Il quadro complessivo è articolato mentre, ultimamente, si sono tenuti dei colloqui, ospitati a Washington. A maggio, il segretario di Stato americano, Tony Blinken, ha detto che «i negoziati di pace bilaterali» tra il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian Jeyhun Bayramov e il ministro degli Esteri dell’Armenia Ararat Mirzoyan «hanno compiuto progressi significativi». Il raggiungimento di un’intesa resta però ancora in alto mare. Ed è qui che l’Italia potrebbe svolgere un ruolo fondamentale. Da un certo punto di vista, bisogna essere pragmatici. In questa fase, Roma non può fare a meno di determinati legami con Baku. Non è però detto che la Realpolitik non possa trovare un’armonizzazione con l’ascolto delle posizioni armene. Sembra paradossale, ma non è così. Sì, perché proprio quei legami con l’Azerbaigian possono essere utilizzati dall’Italia, per cercare di avere maggiore voce in capitolo nella mediazione tra azeri e armeni: una mediazione da inserire in quella che è la scia diplomatica del dipartimento di Stato Usa (ricordiamo che l’attuale governo italiano ha consolidato la sponda con Washington). D’altronde, a novembre, Antonio Tajani ebbe una telefonata con l’omologo armeno, Mirzoyan, in cui fu osservato che «le relazioni tra l’Armenia e l’Italia si basano su valori comuni e relazioni storiche». Ed è proprio di questi valori comuni, profondamente cristiani, che Roma può farsi portatrice e tutrice nel contesto dei suoi rapporti con Baku, cercando di facilitare la reciproca comprensione tra le parti in causa. Nelle crisi internazionali, i mediatori più efficaci sono, del resto, proprio quelli che intrattengono buoni rapporti con entrambi i contendenti. Il governo italiano ha le carte in regola per farcela. Roma potrebbe, insomma, svolgere un ruolo significativo nella risoluzione della crisi in Nagorno-Karabakh.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco