2024-06-03
«Noi agricoltori cambieremo l’Europa»
Guglielmo Garagnani (Imagoeconomica)
L’imprenditore Guglielmo Garagnani che corre per Fdi: «Smettiamo di accusare la politica di non darci spazio, ora è il momento di occupare i posti in cui far sentire la nostra voce. L’ambientalismo ideologico non fa bene al pianeta».È il solo allevatore - la sua tenuta Valsamoggia è un azienda lattiero-casearia modello - in corsa per l’Europarlamento. Guglielmo Garagnani ha lasciato la presidenza di Confagricoltura di Bologna (una delle più importanti) per candidarsi con Fratelli d’Italia nella circoscrizione Nord-Est. E porta con sé l’esperienza della Dop più nota del Paese: il Parmigiano Reggiano, di cui è vicepresidente. La riforma della Pac sarà centrale. Quali sono i temi qualificanti e irrinunciabili?«Pac sta per Politica agricola comune e non Politica ambientale comune. La prossima legislatura europea sarà decisiva per apportare un cambiamento radicale rispetto agli ultimi cinque anni, quando si è preferito seguire le sirene di un falso e ideologico ambientalismo slegato dalla realtà e che non apporta alcun beneficio al pianeta. Non si sono ascoltate le istanze dei produttori che non chiedono sussidi per la sopravvivenza di aziende decotte, ma chiedono tutele e regole certe per valorizzare i loro prodotti. Da qui la necessità di prevedere maggiori fondi per la Pac, che sin dalla fine degli anni Cinquanta, quando è stata istituita, ha il compito di assicurare cibo sano, sicuro e a prezzi accessibili ai cittadini europei, e al contempo promuovere le aziende agricole. La Pac, ricordiamolo, è uno strumento agricolo, non ambientale. Non ci può più essere confusione su questo, a maggior ragione oggi che la produzione agricola va considerata un asset strategico nelle politiche di difesa dell’Ue ed è oltretutto minacciata da un clima che flagella le coltivazioni, da insetti che arrivano da lontano e fanno danni, da nuove malattie delle piante verso cui, con gli assurdi divieti dell’Europa, non abbiamo abbiamo armi per difenderci. Altro punto irrinunciabile è un intervento a gamba tesa sulla burocrazia: bene i correttivi inseriti a fine legislatura, ma occorre maggiore coraggio per non gravare ulteriormente sulle attività agricole. Nell’ambito della Pac vanno infine individuati gli strumenti per accompagnare il settore primario nella transizione ecologica, ma con tempi e modalità adeguate».Lei è anche vicepresidente del Parmigiano Reggiano. Come va il lattiero-caseario? «Nel 2023 il giro d’affari al consumo del Parmigiano Reggiano ha toccato il record, superando il valore di 3 miliardi di euro con un aumento del 5% sul 2022. Le vendite totali a volume sono aumentate dell’8,4% con un +5,7% dell’export e un +10% del mercato interno. Sul prezzo del latte continuano ad esserci tensioni, ma in uno scenario difficile, tra complicazioni geopolitiche e spirale inflattiva, una filiera aggregata e organizzata come quella del Parmigiano ha saputo dare risposte importanti dagli allevamenti ai caseifici». Il tema dell’etichetta di origine è centrale: come si fa a imporlo in Europa? «Credo che i cittadini italiani oggi abbiano una grande occasione: quella di poter incidere con il loro voto alle elezioni dell’8 e 9 giugno per imprimere un vero cambio di direzione all’Ue. Per arrivare all’obbligatorietà dell’etichetta di origine degli alimenti, e al contempo per intervenire sulla follia del Nutriscore, e quindi più in generale per promuovere un’informazione alimentare nei confronti dei consumatori sempre più corretta e non ideologica o allarmistica, occorrono nuove maggioranze a livello europeo capaci di fare sentire la voce dei produttori, e non solo quella delle lobby ambientaliste o delle grandi multinazionali. Dopo tutto è questa la ragione di fondo della mia candidatura nel più grande partito italiano, Fratelli d’Italia, guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha dimostrato ancora una volta grande attenzione al settore primario».Da Confagricoltura Bologna si candida con Fdi accusato di essere il partito di Coldiretti?«Se fosse vero che Fratelli d’Italia è il partito di Coldiretti, mi chiedo come mai abbia chiesto a un ex dirigente di Confagricoltura come me di candidarsi. In quanto imprenditore agricolo, ho messo a disposizione le mie competenze e la mia esperienza per un grande progetto politico come quello portato avanti da Fratelli d’Italia, che ha l’indubbio merito di aver riportato al centro dell’agenda politica italiana i temi agricoli. Sono pronto a rappresentare in maniera trasversale questo comparto, nell’interesse della salvaguardia, tutela e promozione del Made in Italy». Lei è il solo vero agricoltore candidato, perché? «Sono l’unico imprenditore agricolo candidato nella circoscrizione Nord-Est. L’impegno diretto di noi agricoltori in politica non è affatto scontato, anzi sono davvero pochi quelli che lo fanno, e questo anche perché nel nostro settore più di altri diventa complicato potersi distaccare dalla conduzione dell’azienda. Prima però di accusare la politica di darci pochi spazi, noi agricoltori dobbiamo chiederci se non li abbiamo lasciati vuoti. Meglio quindi andarli ad occupare con una conoscenza profonda del settore e con idee concrete per poterlo rilanciare».