2025-07-15
Il «Corriere» censura il Ministro
Alessandro Giuli (Imagoeconomica)
Galli della Loggia attacca in prima pagina la politica culturale della destra. Giuli chiede di replicare: gli offrono un’intervista però non la pubblicano. «Non gli è piaciuta la mia risposta alla domanda sul professore. Poi dicono che gli illiberali siamo noi».Nelle democrazie la critica è uno strumento fondamentale, forse il più importante di tutti. È un bene che si possa contestare il governo e l’operato dei ministri, poiché in questo modo - è fin troppo banale a dirsi - li si può stimolare a fare meglio. Sabato scorso, sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia ha fatto un robusto e sacrosanto utilizzo della suddetta critica, lamentando la mancanza di uno «scatto culturale» da parte della destra di governo. Secondo il celebre commentatore, i patrioti al potere avrebbero potuto lanciare «un’iniziativa museale nuova e di prestigio, o magari, viste le nostre tradizioni, qualcosa di peso e di generosamente finanziato nel campo della musica o del teatro musicale, o ancora: dar vita, ad esempio, in qualche settore scientifico d’avanguardia a un istituto internazionale di ricerca importante, oppure insieme a un gruppo di Paesi africani immaginare un grande centro studi sul fenomeno migratorio; ancora: costituire ex novo o a partire da quanto già esiste un grande polo bibliotecario specificamente dedicato a un importante settore disciplinare (arte, storia, per dire) o a qualcosa di totalmente nuovo (video e graphic novel, sempre per dire). Insomma, chi stava al governo poteva, per rilanciare l’immagine culturale del Paese e intestarsi qualcosa d’importante, pensare a qualcuna delle iniziative ora dette». Già, tante cose si possono fare, e tante iniziative si possono mettere in campo. Ma secondo Galli nulla di buono è stato concluso. La destra, sentenzia il professore, non ha fatto niente «pur avendo davanti cinque anni di tempo prevedibilmente raddoppiati in altri cinque».L’accusa è pesante, per quanto legittima. Ed è legittimo e anche consigliabile che a certe critiche pesanti della stampa la politica risponda per difendersi o contrattaccare. Sarebbe stato opportuno, infatti, che all’editoriale di Galli replicasse (per rendere conto ai cittadini del suo operato) il bersaglio dell’articolo, ovvero Alessandro Giuli. Ma i lettori del Corriere non hanno potuto leggere alcuna replica del ministro della Cultura. Come mai? Forse Giuli si è sottratto, come spesso fanno i politici? Sarebbe curioso, se non altro perché è anche lui un giornalista e conosce il valore del dibattito sui media. E infatti salta fuori che Giuli avrebbe in effetti risposto, ma la sua voce non è giunta all’attenzione del pubblico. Come mai? Secondo il ministro si tratta di censura, niente meno. Giuli è intervenuto con un breve commento su Facebook: «Dal Corriere della Sera», ha scritto, «prima mi chiedono una replica a un editoriale velenoso sulla cultura di destra scritto da Ernesto Galli della Loggia, poi cambiano idea virando su un’intervista a tutto campo, con la prima domanda proprio su Galli della Loggia. Ma siccome la risposta alla domanda non piace decidono di non pubblicare l’intervista. E dire che, previa supplica del Corriere, avevo anche accettato di togliere le parole “perditempo” e “poltrona di lusso”. Poi dicono che gli illiberali siamo noi di destra...».A corredo del post sul social media, Giuli ha diffuso il testo dell’intervista a risposta scritta concessa al Corriere. La prima domanda riguarda proprio l’editoriale di Galli. Chiede l’intervistatore: «Ministro Giuli, sabato scorso Ernesto Galli della Loggia ha contestato al governo Meloni uno “scatto” in più sulla cultura: citando la famosa egemonia, scrive che si ottiene solo “grazie a buone idee, sapendo poi trovare le persone e i modi giusti per trasformarle in iniziative e istituzioni”. Invece per Galli della Loggia ci si è limitati spesso solo a occupazioni di posti, come nel caso Rai. Lei cosa ne pensa?».Risposta del ministro: «I perditempo insinuano che l’impegno della destra sia concentrato sulle poltrone, noi intanto raggiungiamo risultati: sabato abbiamo ottenuto l’iscrizione di un nuovo sito Unesco, il 61esimo, le Domus de Janas sarde. Un primato mondiale riconosciuto al ministero della Cultura. Quanto a Galli della Loggia, prendo sul serio la sua illuminante autodenuncia: il mio predecessore lo aveva nominato in una poltrona di lusso, a capo della Consulta dei comitati nazionali, dalla quale il Prof. ha giudicato le opere di Papini, di Volpe e perfino di Gentile indegne di valore nazionale. La stessa Consulta ha bocciato le celebrazioni del 650esimo anniversario di Boccaccio. Ergo: mozione accolta, ora mi aspetto che lui dia il buon esempio e lasci spazio a persone più motivate. Altrimenti sarò costretto a replicare parafrasando Hegel: «“Non c’è eroe (politico) per il suo cameriere (intellettuale)”».Una replica un filo ruvida, come no. Ma così funziona la democrazia: a contestazione feroce si può rispondere con piglio deciso, basta che non venga meno il rispetto. Risultato: l’intervista di Giuli non è stata pubblicata. In compenso, dopo l’attacco del ministro via Facebook, il Corriere ha diffuso una nota stampa: «Dieci giorni fa», si legge nel testo, «avevamo chiesto un’intervista al ministro su quanto accadeva al ministero ma ce l’ha negata. Domenica il ministro ha accettato l’intervista ma si è concentrato su un editoriale critico sulla politica culturale del professor Galli Della Loggia in cui si rispondeva esclusivamente chiedendo le sue dimissioni da un incarico culturale con un contorno di insulti. Al ministro è stato chiesto di replicare con una lettera alle accuse politiche del professor Galli. Nessuna censura. Lui ha rifiutato. Se cambierà idea siamo pronti a pubblicarla. Il resto è una polemica pretestuosa e senza fondamento. Del resto nell’intervista si nega anche l’evidenza rispetto a quanto sta accadendo nel suo ministero».Per carità: la stampa libera ha facoltà di stampare ciò che desidera, ma l’atteggiamento di via Solferino è per lo meno discutibile. A noi risulta che il ministro abbia chiesto di replicare a Galli della Loggia con un articolo, ma dal giornale hanno rilanciato proponendogli una intervista che infatti è stata prontamente realizzata. Non è nemmeno vero che fosse interamente incentrata, come sostiene la nota del Corriere, sulla replica a Galli. Su sette domande, solo la prima riguardava la polemica lanciata dal noto editorialista. Tutte le altre riguardano le attività del ministero e sono anche - come giusto - piuttosto pungenti. Insomma, la giustificazione di via Solferino non regge.Giuli, per non farsi mancare nulla, ha pubblicato anche lo scambio di messaggi con il suo intervistatore, l’esperto collega Paolo Conti. Il quale prima ha commentato l’intervista dicendo: «A me pare molto bella densa e puntuale». Poi ha chiesto: «Non rischiamo di dare del perditempo a Ernesto?». Giuli ha risposto accettando di togliere la parola «perditempo» e di sostituirla con «alcuni oppure c’è chi dice». Insomma, i toni inizialmente duri sono stati un poco ammorbiditi.Il punto, tuttavia, non è la normale dialettica tra intervistatore e intervistato, bensì il fatto che la conversazione non sia mai uscita (benché, a quanto risulta, vistata anche dal vicedirettore Fiorenza Sarzanini). A quanto ci risulta, la democrazia non funziona così, e al Corriere dovrebbero saperlo visto che spesso ospitano commenti che esprimono grande preoccupazione per il futuro delle democrazie liberali minacciate dall’avanzata delle destre. Giusto ieri sulla prima pagina del giornale appariva un articolone firmato da Milena Gabanelli e Paolo Giordano in cui, con la scusa di spiegare che cosa fosse la cultura woke, si affermava che il politicamente corretto è usato come arma polemica dalla «propaganda di destra» e sfruttato dai conservatori più retrivi come Donald Trump per censurare e colpire le università a lui sgradite. Ebbene chi dà spazio a questo genere di intemerate dovrebbe essere il primo a difendere la libertà di espressione. Ma talvolta la libertà vale a senso unico: si può contestare la destra, però se questa risponde e nel rispondere urta la sensibilità di un blasonato editorialista, ecco che scatta il silenziatore.Quanto alla polemica innescata da Galli, poi, si potrebbe fare qualche obiezione. È vero, come Giuli scrive, che il professore è stato nominato, il 16 settembre 2024, presidente della Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali. Un incarico molto prestigioso anche se svolto a titolo gratuito. La Consulta, sotto la presidenza di Galli, in effetti ha deciso di non sostenere iniziative culturali apparentemente molto importanti, come l’edizione nazionale delle opere di Giovanni Gentile, e di non riconoscere il Comitato nazionale per le celebrazioni di Giovanni Boccaccio, di cui nel 2025 ricorrono i 650 anni dalla morte (decisione quest’ultima che ha sollevato qualche malumore). Viene da chiedersi quanto sia opportuno che un illustre professore che ricopre un importante incarico in ambito culturale su mandato del governo contesti al medesimo governo di «non fare nulla» per la cultura. Galli sostiene che quelle decisioni siano state adeguatamente motivate nei verbali (i quali, per la verità, sono piuttosto scarni). E dichiara: «La poltrona di lusso di cui fantastica il ministro Giuli consiste in un incarico non retribuito che mi ha tenuto impegnato per non più di alcune mattinate. Mi è costato centocinquanta-duecento euro di taxi, di cui ho fatto volentieri dono all’amministrazione del mio Paese». Chissà, forse il professore si aspettava un riconoscimento diverso e più consistente.Di sicuro è decisamente poco opportuno e anche un poco sgradevole che il Corriere della Sera oscuri le parole di un ministro perché toccano proprio quel professore. Si vede che in via Solferino non avevano bisogno delle spiegazioni di Milena Gabanelli sulla cultura della cancellazione: cancellano benissimo da soli.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.