2019-02-04
Gallerie in abbandono e sversamenti. In Abruzzo c’è una bomba ambientale
Per la Procura di Teramo, laboratori di fisica nucleare e viadotti dell'A24 hanno strutture fragili e rischiano di avvelenare le falde del Gran Sasso. Dieci persone indagate fra cui il presidente e l'ad di Strade dei Parchi.Mentre il Gruppo Toto, che con Strada dei Parchi Spa è concessionario delle autostrade abruzzesi, è alle prese con le perizie tecniche sullo stato di ammaloramento del calcestruzzo e sulla corrosione del ferro dei viadotti, l'Abruzzo qualche giorno fa si è svegliato scoprendo di dover maneggiare una bomba ambientale. La Giunta regionale ha approvato una delibera con la quale individua un lunghissimo elenco di aree contaminate o potenzialmente contaminate, censite dagli uffici regionali: 864 punti più o meno pericolosi. Ai quali bisogna sommare i siti che hanno inquinato le falde. Perché insieme al degrado e alla carenza di sicurezza dei viadotti di A24 e A25, un'altra gravissima criticità sta emergendo emergendo dalle inchieste della Procura di Teramo: l'inquinamento delle acque, per il quale i vertici di Strada dei Parchi sono indagati insieme ai gestori dei laboratori dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, che nel Gran Sasso gestisce dei sotterranei in cui si realizzano esperimenti di fisica delle particelle, astrofisica delle particelle e astrofisica nucleare. Un gran lavoro per la piccola Procura abruzzese dove, ormai da un anno, c'è un via vai di investigatori che fanno la spola tra via Beccaria e le sedi della concessionaria autostradale e non solo. Nel primo caso i magistrati stanno cercando di accertare gli sversamenti di sostanze inquinanti. Sono state iscritte nel registro degli indagati dieci persone tra vertici dell'Infn, Strada dei Parchi e Ruzzo Reti (l'azienda che gestisce l'acquedotto), tutte accusate di inquinamento ambientale. E per Strada dei Parchi ci sono il presidente Lelio Scopa, l'amministratore delegato Cesare Ramadori e il direttore generale Igino Lai. L'inchiesta, scrivono gli investigatori negli atti giudiziari, ha fatto emergere un «permanente pericolo di inquinamento ambientale e, segnatamente, il pericolo di compromissione o deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee del massiccio del Gran Sasso». Strada dei Parchi e Infn in questa inchiesta sono legate a doppio filo. Perché dalle indagini è saltato fuori che i «rischi di contaminazione» delle falde acquifere sono in parte dovuti a una struttura, quella dei laboratori del Gran Sasso, considerata «fragile», in uno stato di «generale abbandono» e quindi «non in grado di garantire la collettività» perché non c'è stata «la necessaria separazione tra le condotte destinate alle acque per uso umano e quelle di scarto». E in parte sono dovuti allo stato di degrado delle gallerie dell'autostrada A24-A25, che sono appiccicate alle condotte e che avrebbero contribuito, secondo quanto sta venendo fuori dalle indagini dei carabinieri del Noe, a «deteriorare in modo permanente le acque sotterranee». Come? Strada dei Parchi non avrebbe verificato l'esistenza di un adeguato isolamento delle superfici dei tunnel autostradali e delle condutture di scarico a servizio delle gallerie rispetto alla circostante falda acquifera. E i materiali inquinanti sarebbero quindi, nell'ipotesi della Procura, finiti nei bacini idrici. Ovviamente, quando ci sono grandi interessi, come nel caso degli esperimenti nei laboratori nucleari, si muovono anche strani poteri. E le notizie sulle prime emergenze dell'inchiesta, rilanciate anche dalle Iene, sono finite su stranissimi siti di provenienza non individuabile, che hanno diffuso sui social una serie di fake news per smentire ciò che si stava scoprendo: ossia che nei laboratori Infn era prevista una nuova sperimentazione sui neutrini denominata progetto Sox. La povera Nadia Toffa, che si occupò della questione, diventò subito facile bersaglio degli hater. E su di lei si scatenò la rabbia della rete. Poco tempo dopo, però, il progetto è stato annullato. «Su questa vicenda la scienza si è comportata in maniera anti scientifica, basandosi sull'ipse dixit, ovvero sul fatto che andava tutto bene perché nei laboratori c'erano gli scienziati. Ma anche gli scienziati a volte sbagliano». Andò giù duro Augusto De Sanctis, attivista del Forum H2o.Nel frattempo l'indagine della Procura è andata avanti. E nell'inchiesta, affidata ai pm Stefano Giovagnoni, Greta Aloisi e Davide Rosati, sono stati riuniti diversi fascicoli nati dagli esposti degli ambientalisti che denunciavano il presunto inquinamento delle falde già tra il 2016 e il 2017. L'ultimo episodio ha portato alla chiusura dei rubinetti per la «non potabilità dell'acqua» in 32 comuni della provincia di Teramo. Acqua che proveniva proprio dal Gran Sasso.«Parliamo di mancanza di impermeabilizzazione, degrado e abbandono», rimarca De Sanctis. E qui si innescano le carenze sull'aspetto gestionale, che il geologo ambientalista sottolinea così: «Ad esempio c'è il mancato rispetto della direttiva Seveso per la sicurezza, senza contare che dal 2011 manca il Piano di emergenza per la popolazione». E si arriva al 2018. Il vicepresidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli (che è governatore facente funzioni da quando Luciano D'Alfonso è stato eletto in Senato) ha provato a prendere in mano la situazione e ha convocato una Commissione tecnica per la gestione del rischio. L'obiettivo del tavolo di esperti è individuare gli interventi infrastrutturali necessari alla completa messa in sicurezza dell'acquifero. E Strada dei Parchi è compresa negli interlocutori. Alla Spa di Carlo Toto tocca intervenire, e anche in fretta, su una serie di condotte trasversali e su alcuni sistemi di convogliamento dell'acqua. Il 25 giugno, però, durante la riunione con Lolli, il dg di Strada dei Parchi Igino Lai se ne è uscito ribadendo che per gli interventi non sono previsti contributi o coperture finanziarie da parte della concessionaria autostradale né da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Insomma, prevede di non sborsare un euro. Come per i viadotti pericolosi, oggetto della seconda inchiesta giudiziaria. Ancora una volta sotto indagine ci sono i tecnici e gli amministrativi della società del Gruppo Toto: insieme al presidente, all'amministratore delegato e al direttore generale sono indagati anche il vicepresidente Mauro Fabris, il direttore operativo Marco Rocchi e il direttore tecnico Gabriele Nati. Le accuse: inadempimento di contratti di pubbliche forniture e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Sono state disposte anche prove sperimentali sui ponti. Attività quest'ultima che avverrà durante un incidente probatorio, alla presenza anche dei consulenti tecnici di Strada dei Parchi e del ministero delle Infrastrutture.L'indagine viene liquidata dalla Spa concessionaria come «un atto dovuto a fronte delle denunce, assolutamente speciose, presentate da alcune associazioni ambientaliste». Nel frattempo la circolazione su alcuni viadotti è stata ridotta e in qualche modo Strada dei Parchi è corsa ai ripari, almeno per fronteggiare l'emergenza. L'impresa di Toto ha il fiato sul collo della Procura, ma è costantemente controllata anche dal ministero dei Trasporti. In passato il ministro Danilo Toninelli aveva anche denunciato pubblicamente che delle relazioni inviate da Strada dei Parchi non ci si poteva fidare, perché «erano state fatte da società controllate direttamente dalla concessionaria autostradale». E infatti, nell'ultimo vertice che si è riunito in Prefettura all'Aquila il tecnico ministeriale Placido Migliorino ha trattato come carta straccia i calcoli strutturali forniti da Strada dei Parchi, in quanto basati su indagini relative ai materiali (calcestruzzo e ferri) risalenti a cinque anni prima e, quindi, inutili per provare l'attuale stato di ammaloramento che quasi certamente nel frattempo è peggiorato.Ed ecco la sberla: «L'avanzato stato di degrado manutentivo riscontrato rende necessario un immediato intervento di ripristino e consolidamento delle strutture, oltre che un approfondimento di calcolo». Migliorino lo ha detto a chiare lettere e senza troppi giri di parole. Dopo i sopralluoghi, anche con l'utilizzo di droni, su 87 opere, di cui due con frane, il dirigente ministeriale è giunto alla conclusione che le metodiche e i controlli messi in campo da Strada dei Parchi siano assolutamente «parziali». Altro che «sicurezza accertata di entrambi i tracciati autostradali», come sbandierava la Spa di Toto sulla stampa locale. E per la Procura quel funzionario dello Stato si è trasformato subito in un testimone importante.
Jose Mourinho (Getty Images)