2021-12-31
La galleria degli orrori dei virologi da tv
Massimo Galli, Antonella Viola e Roberto Burioni (Ansa-iStock)
Scienziati più o meno improvvisati hanno militarizzato ogni programma televisivo. Frasi fatte, previsioni impressioniste, timide smentite, supponenze e prepotenze. Dopo due anni di chiacchiere e distintivo ciò che dicono è un rumore di fondo.«Smettetela di andare in Tv a fare i pagliacci». Se quello del cantautore Ultimo è un sano e popolaresco pensiero da friggitorìa, il commento del ministro Giancarlo Giorgetti dovrebbe far riflettere anche i notai: «C’è insofferenza nei confronti di chi ha la verità in tasca per ogni stagione». Soggetto: i virologi da talk show. Svolgimento: andate a lavorare. Morale: la festa è finita. Il gioco del piccolo chimico ha stufato gli italiani. La mancata immunità vaccinale (falsità sbandierata da tutti gli esperti, non solo da Mario Draghi) e il secondo Natale «non salvato» dai sacerdoti dell’evidenza scientifica hanno aperto gli occhi ai cittadini. Così, improvvisamente, due anni di chiacchiere e vaticinii un tanto al chilo («Lavatevi le mani e state in casa» valeva già ai tempi di Galeno) ritornano come boomerang a stamparsi sulle fronti inutilmente spaziose di scienziati più o meno improvvisati che hanno militarizzato ogni programma televisivo diventando i principali interpreti dello Show Virale Collettivo. Oggi i miracolati dal prime-time diventano bersagli da luna. Fanno parte d’una speciale galleria, quella dei tipi italiani in càmice. Con le diagnosi psichedeliche, le frasi fatte, le previsioni impressioniste, le timide smentite, le supponenze e le prepotenze, le contraddizioni, le canzoncine, le filastrocche in rima. Dopo due anni di chiacchiere e distintivo ciò che dicono è un rumore di fondo; nel teatro dell’assurdo a 55 pollici contano solo le facce da virus. Roberto BurioniÈ il Mastervirus, il vate cotonato che impartisce lezioni vaccinali dai tempi del morbillo e delle scie chimiche. Durante il lockdown era l’unico esterno ad entrare negli studi Rai per la messa laica da Fabio Fazio. Titolare indimenticato della prima omerica gaffe («In Italia il rischio è zero, è più giusto occuparsi dei fulmini»), si è trasformato in fretta in un chiusurista alla Nereo Rocco. I vaccini non immunizzano? Si chiude. Il green pass non piace? Si chiude. I no-vax alzano la testa? «Stiano chiusi in casa come sorci». Si è distinto in un duetto ad altezze siderali con il collega Giulio Tarro: «Se tu sei candidato al Nobel, io lo sono a miss Italia». Ha teorizzato che «il contagio è causato solo dai non vaccinati». Nel cortile di Twitter, dove si allena tutti i giorni, lui laziale è riuscito anche a scrivere: «Meglio il Covid della Roma». A chi lo mandava a stendere ha replicato: «È una battuta, datevi una calmata». Come se Isterix albergasse altrove. Andrea CrisantiIl direttore di Medicina molecolare a Padova - esperto in zanzare che per sua ammissione sterilizza anche le banconote e il bancomat - è riuscito a vivere tre vite. La prima da eroe napoleonico, intestandosi la vittoria contro il Covid a Vò Euganeo (3.000 abitanti) e facendo inviperire il governatore Luca Zaia; la seconda da dottore di corte allineato su tutto con Giuseppe Conte; la terza da Pierino su due temi controversi: il cocktail di vaccini e i ribelli. «I numeri non mi convincono. In Italia esistono 24 protocolli di immunizzazione differenti, una confusione inestricabile. Il problema non sono i no-vax ma la mancanza di tracciamento». La critica al metodo Draghi gli ha alienato simpatie mainstream, ma dopo l’imbarazzante Jingle Bells con Bassetti e Pregliasco può dire ciò che vuole. Chi lo ascolta più? Matteo BassettiIl re del reparto Malattie infettive al San Martino di Genova aveva esordito nel 2020 con due petardoni negazionisti: «Non si muore di coronavirus, basta allarmismi» e «Chi dice che avremo una seconda ondata fa terrorismo». Siamo alla quarta, la quinta per i fifoni. Diventato negli ultimi mesi una virostar di riferimento (ha scalzato Crisanti e Galli), occupa i talk del pomeriggio da dove non ci risparmia iperboli e gaffe. Sulla terza dose teorizzò: «Non ce ne sarà bisogno». Qualche settimana dopo, con la stessa espressione: «Non farla significherebbe vanificare le prime due». Sulla buffonata natalizia ha detto: «La nostra canzone aveva contenuti scientifici». Grande tifoso dell’obbligo vaccinale e travolto da esterofilia, diffonde dati fasulli sui vaccinati della California e insulta chi glielo fa notare. Dal suo curriculum sono scomparse le consulenze con le case farmaceutiche, soprattutto Pfizer, ma lui spiega: «Non ho mai percepito un euro da chicchessia». In compenso è diventato un volto della sartoria Litrico che aveva vestito Giulio Andreotti e Giuseppe Ungaretti. Anche la pandemia richiede un certo aplomb. Fabrizio Pregliasco Milanese, esperto in igiene e medicina preventiva, è entrato nel circo in punta di piedi e sembrava volerne rimanere ai margini, protetto da un sorriso da Gioconda. Quando ha capito che per essere riconosciuti dal droghiere bisogna alzare il volume della radio, ha cambiato passo. Scettico sui tamponi: «In Italia c’è gente che non si lava i denti tutti i giorni e pensiamo che faccia un tampone ogni 48 ore?». Rigido sulle effusioni festaiole: «Baci e abbracci portano il contagio». Favorevole alle dosi ai bambini: «Prima si comincia meglio è». L’estate scorsa ha provato a lanciare una moda: «Prendete il sole con la mascherina». Non se l’è filato nessuno. Non sempre concorda con i colleghi; i maligni dicono che sono andati all’unisono solo nella canzoncina di Natale. Massimo GalliIl nonno in corsia è andato in pensione a novembre dall’ospedale Sacco di Milano ma non riesce a stare lontano dalle telecamere. Teorico del lockdown totale-globale come il generale Heinz Guderian della blitzkrieg, qualche giorno fa ha dispensato un consiglio decisivo per attenuare i contagi: «Arieggiare le stanze aprendo le finestre». È un gran visir della prima ora e in quasi due anni è riuscito a farci sapere che è interista, che vota a sinistra, che da giovane militava nel Movimento studentesco. Burbero con una sua ironia di fondo, è un vaccinista senza entusiasmi. Prima di Natale ha buttato lì: «Chissà se per venire a capo del virus bisognerà vaccinare tutto il mondo e non solo un territorio». Alla favola dell’immunità di gregge non crede più neppure lui. Franco Locatelli Il pediatra bergamasco coordinatore del Comitato tecnico scientifico è il braccio armato del ministro Roberto Speranza e si è attribuito una mission divina: vaccinare tutti i bambini italiani, senza distinzione di età. Una responsabilità enorme per il governo e per lui, davanti a scienziati che ancora nutrono dubbi sull’opportunità di inoculare il siero ai minori. Con il balletto dei tamponi (prima inutili e adesso indispensabili) e le mascherine all’aperto contestate dalle comunità scientifiche, si attira fulmini divini dai quali si ripara in modo originale: alle conferenze stampa niente domande, solo monologhi. In novembre l’ha sparata grossa: «Fino ai 59 anni di età nessun vaccinato è finito in terapia intensiva». Una bugia a pedali, smentita dai suoi stessi dati. Silvio Brusaferro Il presidente dell’Istituto superiore di sanità esordì con questa frase: «Il rischio di trasmissione del virus nel nostro Paese è da molto basso a moderato». Bene, 137.000 morti dopo meglio farsi venire un vuoto di memoria per non chiedergli di togliere il disturbo. Nel maggio scorso, nonostante l’arrivo del caldo e della stagione turistica, era contrario a riaprire e a togliere il coprifuoco alle 22. «Per farlo occorre prima vaccinare almeno metà della popolazione». Evidenza scientifica? No, profezia Sioux. Ora siamo al 90% ma i contagiati sono di più. È portavoce del Cts più chiacchierone della storia: dovrebbe parlare solo lui, invece parlano tutti. È l’unico dato certo della sua pandemia. Sergio Abrignani Membro del Cts, è l’uomo del momento, lo Jannik Sinner degli immunologi e scala le classifiche a forza di titoli a effetto. Gli ultimi: «Lo Stato deve imporre l’obbligo vaccinale». «Il cenone dovete farlo solo con i vaccinati». Quando pensi che la dialettica ha toccato il fondo, arriva lui, un autentico grillo parlante. Ma la foga è sempre cattiva compagna e non gli ha evitato di finire contro un palo. «Con la terza dose il vaccino copre fino a 5-10 anni» ha detto con il piglio dell’Anthony Fauci di Marsala. E ha aggiunto: «Il nostro sistema immunitario può avere bisogno di questa stimolazione per innescare una memoria a lungo termine». Sfortuna vuole che a rispondergli sia stato Nicola Magrini, direttore dell’Aifa: «La terza dose potrebbe essere valida solo per sei mesi. Poi servirà la quarta nel 2022».Ilaria Capua Abbiamo imparato ad apprezzare il suo soggiorno a Gainesville in Florida e saremmo tentati di chiederle il numero dell’interior design. Veterinaria esperta in malattie infettive nell’interfaccia uomo-animale, è comparsa con i pangolini e non si è più schiodata. Tifosa di ogni lockdown, ha lanciato gli anatemi più sgangherati del 2021: «Il vaccino fa miracoli, fra due mesi siamo fuori» (marzo), «Senza vaccino avremmo i morti per strada come in Ecuador, Brasile e Perù» (dicembre). Fact checking sui morti al giorno ogni 10 milioni di abitanti: Ecuador 3,3, Brasile 5,2, Perù 16,4, Italia 20,9. Un altro drink? In ottobre ci ha illuso andando da Giovanni Floris a dire: «In Italia, con una percentuale di vaccinati alta, siamo riusciti a mettere il virus nel recinto. Ora si comporterà come un’influenza». Possibile che abbia ragione, ma dovrebbe convincere il ministro Roberto Speranza. Nino Cartabellotta«La mascherina è come l’intimo, si cambia almeno una volta al giorno». L’immaginifico presidente del Gimbe ha isolato la variante Colpo grosso. Smessi i panni dello studioso di numeri (niente di più empirico e noioso) negli ultimi mesi il ricercatore vicino al governo Conte ha tentato di allontanare l’oblio incipiente entrando nella dimensione poetica. Ormai allo stremo, ci ha deliziato con versi motivazionali che neppure Eugenio Montale avrebbe potuto vergare: «A Natale una grande tavolata/ solo se parentela tutta vaccinata». «Aprire finestre fra primo e secondo/ circola l’aria e non casca il mondo». E ovviamente «per il cugino che non ha fatto il vaccino/ solo un tramezzino nello stanzino». Si è fatto prendere la mano con il cantante Povia, dandogli del cretino quando si è contagiato. Poi colui che voleva far uscire gli italiani dal lockdown in ordine alfabetico è finito nel limbo dei numeri primi. Speriamo per sempre. Pier Luigi Lopalco È il primo epidemiologo a compiere il giro completo dall’ospedale al consiglio regionale e ritorno. Candidato dal piddino anomalo Michele Emiliano sull’onda dell’esposizione mediatica da Covid, il medico di Mesagne ha racimolato 14.500 preferenze ed è diventato assessore alla Sanità della Puglia. Un giro di giostra durato poco perché in novembre Lopalco si è dimesso per dissapori con il governatore «sulla visione politica». Da quel giorno, tachipirina e vigile attesa. Maria Rita Gismondo «Il Covid comporterà una problematica appena superiore all’influenza». Nel marzo 2020 fu la prima microbiologa ad essere impallinata per imprudenza; è rimasta sotto il pelo dell’acqua per un anno a riparare la credibilità affondata e adesso è tornata. «Ci stanno vaccinando con prodotti pensati contro il virus nonno. Dobbiamo pretendere vaccini nuovi», tuona in tv. E aggiunge: «La protezione non va oltre i 4-5 mesi, servirà la quarta dose». Il booster del booster. Avrà pure ragione, ma una pandemia mondiale scambiata per febbriciattola è per la vita. Antonella Viola L’immunologa tarantina è Nostra Signora dei vaccini, li mitizza sui social con pose da influencer e ne prescriverebbe anche otto dosi all’anno. Davanti ai dubbi del crepuscolare Crisanti ha risposto: «Quando parliamo di vaccini devono intervenire gli immunologi, i pediatri e le persone che si sono occupate di questo». Nello studio tv non volava una zanzara. Ha stilato i suoi 5 comandamenti per annientare la Omicron: si parte dall’obbligo vaccinale e si arriva al telelavoro per tutti. Una società di alienati, sani fuori e morti dentro.Alberto Zangrillo Il primario di anestesia e rianimazione del San Raffaele è un fuoriclasse della medicina, nelle terapie intensive ci va davvero. Al Mit di Boston lui starebbe in cattedra e gli altri fra i banchi. Però paga un azzardo del 2020: «Oggi è il 31 maggio, il virus dal punto di vista clinico non esiste più». Fu un errore, lui lo ammise ma ancora oggi la sinistra (è il medico di Silvio Berlusconi) lo appende alla frase. In mezzo alle mediocrità ministeriali, le sue parole sono aria salubre. L’uscita sui tamponi: «Duecento metri di coda per alimentare le casse delle farmacie, terrorismo giornalistico», è puro buonsenso. Walter Ricciardi Il commissario dell’Oms ad personam e all’insaputa dei suoi capi è un veterano dell’imboscata. L’anno scorso per avere detto che «in Campania ci sono scene da guerra» ha rischiato una querela dal governatore Vincenzo De Luca. Gaffeur nato e nemico numero uno dei tamponi, in questi giorni è triste per la loro rivalutazione anche per i vaccinati. Ha sostenuto contro ogni statistica che «tutti i morti e i ricoverati in terapia intensiva non sono vaccinati». Per il consulente di Speranza (che ha accarezzato per qualche giorno il sogno di prenderne il posto) il virus è selettivo e punisce i Paesi di centrodestra, troppo liberali. Ora è particolarmente caustico con gli inglesi. Ultimo exploit: «Congratulazioni al governo del Regno Unito che dopo due anni di errori ha finalmente raggiunto il terribile record di quali 80.000 casi al giorno». Dopo aver definito gli italiani «analfabeti funzionali» nessun traguardo gli è precluso.Guido Rasi Il consulente del generale Francesco Paolo Figliuolo è l’ultima new entry nel circo. Specialità, triplo salto mortale senza rete. «Se la Omicron buca il vaccino è praticamente un altro virus, e allora tutto può cambiare, anche questo green pass potrebbe non bastare». Messaggio subliminale: ricominciamo daccapo perché mi sto divertendo. Puro istinto di sopravvivenza. Finché il virus circola la biglietteria è aperta e la luce della telecamera diventa rossa. Qualche giorno fa la Capua, la stessa del «fra due mesi siamo fuori», profetizzava: «Il Covid non andrà via, questi sono macrocicli di migliaia di anni». Frittatona di cipolle e birra gelata, mettiamoci comodi.
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)
L’AIE cambia idea, niente picco di domanda. Tassonomia Ue, gas e nucleare restano. Stagione atlantica avara di uragani. La Germania chiede più quote di emissione. Cina in ritardo sul Net Zero. Maxi-diga in Etiopia.