2020-04-07
Gallera contro «Fatto» e «Repubblica»
Durissima polemica tra l'assessore lombardo e i due quotidiani che mettono sotto accusa la Regione. Intanto i magistrati milanesi hanno aperto un'inchiesta.Pio Albergo Trivulzio, atto secondo. Il mainstream mediatico antilombardo ci ha appena raccontato la raggelante morìa di anziani nella casa di riposo più grande d'Italia. «Coronavirus, l'epidemia insabbiata» titola domenica Repubblica. Il neoinchiestista Gad Lerner racconta di 70 sospetti decessi alla Baggina di Milano. «Gli ospiti morivano e dicevano che erano solo bronchiti», rivelano al giornalista. Affare grave e straziante. Tanto da ipotizzare l'«occultamento della diffusione del virus». Segue ovvio pandemonio. Inchieste ed esposti. Furibondi attacchi politici e ispezioni ministeriali. La rettifica è arrivata però ieri. La denuncia del quotidiano sembra così trasfigurarsi. «Roboanti polemiche», le definisce ieri l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, riferendosi alle inchieste di Repubblica e Fatto Quotidiano, che ipotizzavano l'invio di pazienti Covid in altre Rsa senza le dovute precauzioni. Quanto al Trivulzio, però, il raffronto con i decessi dell'anno scorso, in realtà, come dettaglia lo stesso istituto, non è implacabile come paventato. A marzo 2019, nella struttura milanese ci sono stati 52 anziani morti. Lo stesso mese di quest'anno sono stati 70. E 18 sono avvenuti all'interno della struttura: «Di cui 9 con sintomatologia respiratoria e febbrile a esordio acuto che, come concausa, possono essere imputabili a sospetto Covid-19». Al contrario dell'ipotizzata strage, Gallera aggiunge che i dati sarebbero «anche confortanti, da certi punti di vista». Insomma, «da tutte le relazioni che ci hanno presentato risulta che il numero dei casi al Trivulzio è rimasto basso». E la direzione generale dell'ospedale si sarebbe mossa per tempo: «Già dal 23 febbraio 2020, ha tempestivamente adottato le misure di prevenzione e così hanno fatto in seguito con tutte le indicazioni». Per questo, aggiunge l'assessore lombardo, il Pio Albergo Trivulzio ha avuto mascherine.L'articolo di Repubblica, due giorni fa, scatena il peggior giacobinismo progressista. La ministra dell'Agricoltura, la turborenziana Teresa Bellanova, assalta: «Sul Trivulzio la commissione d'inchiesta è un obbligo civile». Il collega alla guida del dicastero gli Affari regionali e le Autonomie, il dem Francesco Boccia, avverte: «Non bisogna permettere la diffusione del virus nelle residenze sanitarie assistenziali. È una priorità assoluta. Lo stiamo ripetendo in tutte le sedi. Le strutture devono funzionare in sicurezza e con efficacia». Nel mentre, il viceministro alla Sanità, il grillino Pierpaolo Sileri, avverte: «Ho aperto una pratica interna, attendo una valutazione dei Nas e una risposta da parte della Regione Lombardia. Credo che un'ispezione sia utile». Ed Europa Verde, partitino ecologista italiano, annuncia di aver inviato un esposto in procura: «Chiediamo l'apertura di un''indagine sulla gestione dell'emergenza Covid 19 da parte della Regione».I magistrati milanesi, a dire il vero, sarebbero già al lavoro. Sui contagi da coronavirus nelle residenze sanitarie assistenziali della città sono state aperte diverse indagini. Alcune le seguono i pm del dipartimento «Ambiente, salute, sicurezza, lavoro» guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano. E tra i vari fascicoli c'è anche quello sullo storico Pio Albergo Trivulzio, nato dalle denunce dei lavoratori. I reati ipotizzati sarebbero gravi: diffusione colposa di epidemia e reati in materia di sicurezza del lavoro. E poi c'è l'inchiesta di Repubblica. È vero che, alla Baggina, ogni decesso sospetto veniva derubricato a bronchite? Ed è vero che quello che dice il professor Luigi Bergamaschini? Ovvero, che al Trivulzio vietavano le mascherine e che quando lui le autorizzò, venne addirittura «esonerato»? E che i vertici della casa di riposo hanno voluto tenere «sotto silenzio la grave situazione nelle strutture». I 70 morti parlerebbero chiaro. Perché ieri le accuse sono state fortemente ridimensionate. Le «roboanti polemiche», d'un tratto, si sono acquietate. E l'ultimo scaldalo del Trivulzio comincia ad assomigliare a un procurato allarme.