2024-12-01
Galizia. La porta d’ingresso della droga in Europa
La regione è un paradiso logistico per i trafficanti, per la sua costa frastagliata e la posizione sull’Atlantico. Le navi che arrivano dal Sudamerica lasciano i carichi in mare, dove sono raccolti da lance e sottomarini.L’analista Costantino Pistilli: «Con la repressione del governo di Bogotà, i capi dei cartelli si rifugiarono in Spagna. Ora il giro d’affari vale miliardi».Lo speciale contiene due articoliCon circa 1.500 km di costa frastagliata e le sue profonde rías, la Galizia è ormai un vero paradiso logistico per i narcotrafficanti. Queste insenature, come la ría de Arousa, offrono moltissimi punti di approdo nascosti, perfetti per eludere la sorveglianza. La crisi dell’industria della pesca negli anni Settanta spinse i pescatori locali al contrabbando, inizialmente di tabacco, poi a quello molto più redditizio della droga. Negli anni Settanta, la Galizia si trovò al centro di una crisi devastante causata dal narcotraffico. Non solo la cocaina, ma anche l’eroina iniziò a inondare la regione, mietendo vittime soprattutto tra i giovani. In risposta all’emergenza, un gruppo di madri si organizzò sotto la guida di Carmen Avendaño, fondando l’associazione Érguete, tuttora attiva. Queste donne, molte delle quali avevano perso figli a causa dell’eroina - una madre arrivata a perdere due figli in una sola settimana - decisero di spezzare l’omertà che proteggeva i clan. Con marce, proteste e iniziative legali, le «madri galiziane» si imporranno come simbolo della resistenza sociale contro i narcos. Le loro azioni furono spesso dirette e provocatorie: si riunivano davanti ai bar dove si spacciava per cantare canzoni contro la droga e lo stesso fecero sotto casa di un potente narcotrafficante, rimanendo lì per giorni. Il loro impegno costrinse le autorità a intensificare la lotta al traffico di stupefacenti, apportando un cambiamento culturale e sociale nella regione che ancora oggi è inondata dalla cocaina. Non è un segreto che i contrabbandieri galiziani eccellono per esperienza e tecnologia, utilizzando imbarcazioni rapide con motori molto potenti. Lo scorso aprile è stata sequestrata una lancia di 16 metri che montava quattro motori di 420 cavalli cadauno: 1.680 in totale! E la posizione sull’Atlantico facilita l’arrivo di cocaina dall’America Latina, rendendo la Galizia un nodo cruciale per il narcotraffico europeo: le grandi navi in arrivo dall’America Latina lasciano i carichi in mare e le lance dei galiziani le recuperano nottetempo e le portano a terra. Negli ultimi vent’anni sono stati utilizzati anche sottomarini e semi-sommergibili costruiti artigianalmente, progettati per trasportare fino a diverse tonnellate di sostanze stupefacenti. L’episodio più recente risale al 13 marzo 2023, quando nelle acque delle rías de Arousa è stato individuato un narco-sottomarino, a circa un miglio dalla costa tra le località di Vilaxoán e Vilagarcía. Il mezzo, lungo circa 15 metri, era vuoto al momento del ritrovamento, segno che il carico era stato già consegnato, ma gli investigatori hanno stimato che poteva contenere fino a cinque tonnellate di cocaina. Questo semi-sommergibile rappresenta il terzo caso registrato in Spagna, e sempre in Galizia, negli ultimi due decenni. Il primo ritrovamento risale al 13 agosto 2006, quando al largo del porto di Vigo venne recuperato un batiscafo artigianale in acciaio lungo circa 12 metri, con una capacità di trasporto di una tonnellata di droga. Come ha scritto Alessandro Beloli su Geopop, fu la prima volta che un’imbarcazione di questo tipo venne scoperta in Spagna, nonostante l’utilizzo di sommergibili per il traffico di droga fosse già una pratica consolidata negli Usa. Il secondo episodio si è verificato nel novembre 2019, sempre in Galizia, al largo della costa di Aldán. In quella circostanza, il semi-sommergibile misurava 20 metri e trasportava al suo interno tre tonnellate di cocaina. Per comprendere la portata di questo fenomeno, i dati raccolti dalla Dea (Drug Enforcement Administration), l’agenzia statunitense incaricata di far rispettare le leggi sulle droghe, indicano che oltre il 60% della cocaina destinata agli Usa dal Sudamerica viene trasportato su narco-sottomarini. Tuttavia, le autorità riescono ad intercettarne solo il 25%. Clamorosa, nel febbraio 2024, un’operazione di polizia tra Ecuador e Spagna dove sono stati catturati 31 presunti membri di una rete transnazionale di narcotraffico guidata dal cittadino albanese Dritan Gjika, di stanza a Guayaquil, Ecuador, e dal suo socio italo-argentino Mario Sanchez Rinaldi, di stanza a Marbella, in Spagna, con solidi agganci in Galizia. La Spagna si conferma uno snodo strategico per l’ingresso della droga in Europa. Secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, nel 2021 gli Stati Ue hanno sequestrato un record di 303 tonnellate di cocaina, il 75% delle quali proveniva da Belgio, Paesi Bassi e Spagna. Sebbene i dati ufficiali sui sequestri totali di cocaina in Spagna nel 2023 non siano ancora disponibili, si stima che il Paese abbia raddoppiato i sequestri rispetto al 2022. Nel dicembre 2023, le autorità spagnole hanno effettuato due importanti operazioni a Valencia e Vigo (Galizia), confiscando complessivamente 11 tonnellate di cocaina, il quantitativo più grande mai registrato in Spagna. La droga, proveniente dal Sudamerica, era nascosta in container tra tonno congelato e doppi fondi ed era destinata ai mercati europei. Nell’ambito delle operazioni, sono state arrestate venti persone sospettate di far parte di un’organizzazione criminale dei Balcani occidentali.Grazie ai suoi collegamenti marittimi diretti con Sudamerica e Africa, la Spagna rappresenta un punto di transito fondamentale per il traffico di droga verso altri Paesi europei, con Valencia, Andalusia, Galizia e Catalogna come principali aree di smistamento. Allo stesso tempo, il Paese è anche un mercato di destinazione per i consumatori che purtroppo sono in grande crescita. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/galizia-la-porta-dingresso-della-droga-in-europa-2670246077.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="negli-anni-ottanta-i-primi-contatti-coi-boss-colombiani" data-post-id="2670246077" data-published-at="1733007426" data-use-pagination="False"> «Negli anni Ottanta i primi contatti coi boss colombiani» Costantino Pistilli è un giornalista e analista esperto di criminalità transnazionale Da dove proviene la cocaina che arriva nei porti della Galizia e quali sono i cartelli dei narcotrafficanti che la inviano? «Spesso, la cocaina che arriva nei porti della Galizia proviene principalmente da Colombia, Messico, Brasile, Perù e Venezuela. Le navi in arrivo dall’America Latina lasciano i carichi in mare aperto, le lance (go-fast boat) dei galiziani le recuperano e le portano a terra. Tradizionalmente, i clan galiziani avevano stretto legami con i cartelli colombiani di Medellín e Cali. Ad esempio, una delle rotte principali è l’Autopista 10 (la chiamano i narcotrafficanti), il 10° Parallelo, che collega la Colombia alle coste dell’Africa occidentale, come Sierra Leone, Mauritania e Liberia. Anche l’instabilità in Ecuador è un fattore cruciale, una nuova via per spedire cocaina verso i porti europei, non solo della Galizia. Punti strategici per lo stoccaggio e la distribuzione della droga recuperata in mare. O le acque della Guinea-Bissau, con oltre 100 isole (di cui 21 con aerodromi). Tra i principali attori rimangono i colombiani: in Spagna si concentra un’alta percentuale di colombiani condannati per narcotraffico in Europa. Il Clan del Golfo è particolarmente attivo, utilizzando narco-sottomarini (costruiti già dagli anni Novanta grazie a know-how russo)». Quanto vale questo business e dove va tutta questa cocaina? «Un valore immenso. Non ci sono stime ufficiali. Nel 2022 sono stati sequestrati oltre 60.000 kg, il doppio rispetto all’anno precedente. Una tonnellata acquistata all’origine tra 17.000 e 20.000 euro al chilo può generare, una volta tagliata e distribuita, oltre 3 miliardi di euro per 13 tonnellate. La Galizia si distingue per i prezzi bassi e l’alta qualità: vent’anni fa un 1 kg costava circa 30.000 euro, oggi anche sui 18.000, spesso pagati con una percentuale dello stesso stupefacente. Una garanzia di qualità. La cocaina comprata a Madrid è già passata di mano in mano ad almeno due individui che, una volta “tagliata”, la venderanno dai 33.000 ai 35.000 euro. Al dettaglio, 13 tonnellate adulterate producono un volume d’affari tra 2,35 e 3 miliardi di euro, comparabile al fatturato dell’industria aerospaziale andalusa (2,7 miliardi nel 2023, con 14.000 dipendenti). Il prezzo al grammo, stabile a 60 euro, garantisce enormi margini grazie al taglio, che triplica o quadruplica il volume dello stupefacente». Quali sono i gruppi criminali coinvolti? «Oggi i narcotrafficanti galiziani offrono servizi logistici, gestendo i trasporti senza entrare in contatto diretto con la droga, a differenza dei vecchi clan come Os Caneos o Los Charlines. I clan galiziani, come l’impero Patoco, Os Lulús, los Pasteleros e la banda di “O Mulo”, operano con strutture frammentate per evitare arresti ai vertici. Collaborano con cartelli messicani, mafie marocchine, olandesi e balcaniche, tradizionalmente legate all’eroina, ora attive anche nella cocaina, negoziando direttamente con i cartelli sudamericani. Secondo Europol, il modello tipico prevede fornitori sudamericani, vettori galiziani e distributori europei. E in Spagna c’è molta domanda: Marbella, denominata giornalisticamente la “sede globale del crimine organizzato”, ospita almeno 113 gruppi criminali di 59 nazionalità». C’è chi ritiene che l’omicidio del ministro della Giustizia colombiano Rodrigo Lara Bonilla (aprile 1984) da parte di sicari di Escobar, che fece scatenare la violenta repressione del governo, spinse i leader dei cartelli a cercare rifugio all’estero ed in particolare in Spagna. È così? E se sì, perché? «L’omicidio di Bonilla scatenò una repressione feroce in Colombia. Temendo l’estradizione negli Usa di Reagan, i leader dei cartelli trovarono rifugio in Spagna, attratti da legislazione debole e tradizione di contrabbando. Ochoa e Rodríguez Orejuela, capi di Medellín e Cali, si stabilirono a Madrid. Arrestati nel 1984, passarono due anni nelle carceri spagnole, stringendo legami con contrabbandieri galiziani come Sito Miñanco, figura chiave del narcotraffico locale che aveva sposato la nipote di un ministro panamense, facilitando i collegamenti tra Galizia e i cartelli colombiani. Panama, nel frattempo, offriva riparo ad Escobar e soci per sfuggire all’estradizione. Quei legami trasformarono la Galizia nel ponte della droga verso il nuovo mercato europeo. Anche Matta Ballesteros – uomo di collegamento tra cartelli colombiani e messicani, tra i primi- si stabilì ad A Coruña, consolidando la rete. L’inizio del narcotraffico moderno in Galizia. E in Europa».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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