2025-02-10
Gianandrea Gaiani: «Adesso Trump avrà bisogno di Putin»
Gianandrea Gaiani (Imagoeconomica)
L’analista: «Il tycoon punta ad ottenere dalla Cina condizioni migliori nei reciproci rapporti commerciali. Per farlo gli serve la sponda della Russia, che Biden con la sua linea filo Kiev ha avvicinato troppo a Pechino».«L’Europa ha scelto di essere vassalla degli Stati Uniti. Biden ci ha imposto la rinuncia al gas russo e poi ha fatto una legge contro l’inflazione per attirare le aziende europee negli Usa, dove l’energia è a buon mercato. L’Europa ha sposato la linea di Washington nella guerra in Ucraina pur essendo chiaro che l’avrebbe portata alla crisi energetica e economica. Oggi Trump punta a sganciarsi dal conflitto e ci minaccia con i dazi e la pretesa che acquistiamo più armi americane. Al momento della vittoria di Trump, i partiti sovranisti europei hanno battuto le mani come era comprensibile. Ma Trump è un sovranista americano e non farà certo i nostri interessi, che peraltro sono da molto tempo diversi da quelli statunitensi. Come si può salvare la Ue? Smarcandosi da Washington, puntando a esercitare una propria sovranità, almeno a casa nostra, a un sovranismo europeo che possa difenderla da quello di Trump».Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, è una delle voci più autorevoli sui temi di politica estera e difesa. Da tempi non sospetti ha sempre sostenuto che con Trump alla Casa Bianca non ci sarebbe stata la guerra in Ucraina.«Trump lo ha rivendicato e recentemente lo ha riconosciuto anche Putin. Trump, nel suo discorso di insediamento, ha detto che vuole passare alla storia come pacificatore, come colui che risolve le crisi. Il fatto che abbia obbligato Netanyahu ad accettare l’accordo a Gaza è un segnale importante. È vero che lui è alleato di Israele ma, pragmaticamente, dopo 15 mesi di guerra, Israele non ha vinto, ha distrutto Gaza ma non ha annientato Hamas, ha colpito Hezbollah ma non l’ha annullata, né sono stati sconfitti gli Huthi nello Yemen. Sono dell’idea che Trump porterà avanti la sua idea di mostrare i muscoli militari ma cercando di evitando guerre».Ma allora Trump dovrà mostrare doti di mediatore.«Per arrivare a un accordo con la Cina, con la Corea del Nord e con l’Iran, Trump avrà bisogno di Putin. La guerra in Ucraina e il tentativo di Biden di isolare la Russia, sono stati un boomerang: Iran e Corea del Nord che prima erano amici della Russia ora sono stretti alleati. E anche i rapporti tra la Cina e Mosca, a causa di questa guerra si sono rafforzati. Quindi Trump, se vuole negoziare con questi tre Paesi, dovrà avere l’accordo con Putin».Avere l’accordo di Putin significa cedergli l’Ucraina?«Significa cedere a Putin ciò che vuole in Ucraina, ovvero quattro regioni già in parte occupate dalle truppe russe, in cambio di un accordo generale che vede Trump e Putin darsi una mano su altri scenari globali. Credo che se non si arriva a un accordo in fretta, gli appetiti dei russi potrebbero crescere. Putin vuole un’Ucraina neutrale che non ospiti truppe occidentali, che faccia da cuscinetto tra Nato e Russia. Due giorni dopo il suo insediamento, Trump ha detto: “Ho sempre avuto un ottimo rapporto col presidente Putin, non voglio danneggiare la Russia. Farò alla Russia, la cui economia sta fallendo, un grandissimo favore. Raggiungete un accordo ora e fermate questa ridicola guerra. Non potrà che peggiorare”. Trump aveva definito l’Ucraina “un Paese raso al suolo dalla guerra” sottolineando l’enorme tributo di sangue che il conflitto è costato ad entrambi i belligeranti e auspicando la fine del conflitto. Ma affinché ciò sia possibile è necessaria una reale apertura al dialogo da parte di Putin. Io penso che Trump stia guardando a un confronto con Russia e Cina anche nell’Artico».In che modo nell’Artico?«Le rotte artiche sono diventate percorribili per diversi mesi l’anno senza rompighiaccio e la Cina usa il tratto costiero russo sull’Artico per il commercio. Trump ostenta i muscoli con la Danimarca per la Groenlandia quando gli basterebbe usare il fioretto. Per avere un maggior controllo della zona, gli basterebbe negoziare con Danimarca e Canada per avere più basi militari nell’area. Sono Paesi alleati dentro la Nato».Trump quindi è disposto a sacrificare l’Ucraina in nome di accordi su più larga scala in altri contesti?«Credo sia un’opzione credibile. L’Ucraina è sempre stata sacrificabile per gli Usa, altrimenti non avrebbero portato avanti la guerra fino a questo punto. L’obiettivo di Trump è trovare un’intesa con Putin su scenari globali. L’Europa se ne è accorta e ha una gran paura di trovarsi da sola a gestire una nuova guerra fredda con la Russia e la ricostruzione dell’Ucraina».L’Europa è in mezzo al guado?«L’Europa esce con le ossa rotte dalla guerra ucraina. La mancanza di gas russo e i vincoli del Green deal la stanno mettendo in ginocchio. Trump ha come priorità gli interessi degli Usa e tutti gli altri sono sacrificabili. Lo si vede anche dall’approccio aggressivo nei confronti degli alleati, dal Canada all’America Latina all’Europa. Gli europei servono a Washington nella misura in cui si allineano e comprano armi e prodotti. Quanto al rapporto tra Ue e Russia, Putin ha sempre chiesto una grande conferenza sulla sicurezza nell’Europa orientale che dia garanzie che la Nato non si allarghi ancora ad est. Di fatto una nuova Yalta. Sono temi che Putin potrà discutere con Trump ma non credo con gli europei e tantomeno con Zelensky, di cui non riconosce la legittimità poiché il suo mandato è scaduto nel maggio 2024».Come può l’Europa ritagliarsi un ruolo di autonomia rispetto agli Usa?«Al momento è difficile dirlo. L’Europa ha dimostrato dal 2022 di essere totalmente succube e vassalla degli Usa. La guerra in Ucraina non era negli interessi dell’Europa. Nel dicembre 2021 Putin propose ancora una volta un ampio negoziato che tenesse l’Ucraina lontana dalla Nato per evitare la guerra. La risposta della Nato è stato un secco no, come ha dichiarato il segretario generale Jens Stoltenberg, e noi europei non abbiamo capito che dovevamo cavalcare quella linea. Invece abbiamo avallato il braccio di ferro con Mosca voluto dagli angloamericani. Siamo abbarbicati all’idea dell’alleanza con gli Usa quando la nostra economia è competitor di quella americana. Ci siamo trasformati in servi sciocchi per farci distruggere economicamente. Nel mio libro uscito a gennaio 2023 (L’ultima guerra contro l’Europa edito da Il Cerchio, ndr), viene descritto lo scenario che oggi stiamo vivendo. Peraltro tutti i centri studi internazionali dicevano che l’Europa non poteva fare a meno in pochi anni del gas russo senza subire traumi economici con inevitabili riflessi politici».Impegnandosi nella guerra in Ucraina l’Europa ha perso l’ultima occasione di mostrarsi autonoma?«In termini geopolitici l’Europa non esiste, non ha assunto alcuna iniziativa autonoma, scegliendo di essere il vassallo degli Stati Uniti. Ed è anche spaccata al suo interno. Oggi pesano le posizioni di alcune nazioni come i Paesi baltici, la Polonia, i Paesi del Nord, che sono strettamente legati agli americani e che sono fortemente avversari della Russia. Sembra quasi che i Paesi che hanno fondato l’Ue, in testa Francia e Germania, non abbiano alcun peso. Del resto la distruzione del Nord Stream ha dimostrato come la Germania abbia rinunciato alla sua sovranità e a tutelare i suoi interessi strategici».Chi è il responsabile della debolezza della politica estera europea?«L’Europa paga la mancanza di coraggio della sua classe dirigente di dire agli americani di fermarsi per non compromettere i suoi interessi. Quando gli angloamericani invasero l’Iraq nel 2003, Germania e Francia si misero di traverso al punto che negli Stati Uniti ci fu il boicottaggio dei prodotti francesi. Oggi quando gli Usa, fin dal 2014, ci hanno spinto nella guerra contro la Russia, Francia e Germania si sono allineate a Washington. L’Europa ha cessato di esprimere una sovranità e quindi i suoi interessi sono stati sacrificati. Infatti non conta nulla, non so se mai siederemo a qualche tavolo per negoziare la pace in Ucraina ma non sono ottimista a tal proposito. Nell’ambito Ue gli unici due Paesi che hanno cercato di fermare la guerra, Slovacchia e Ungheria, sono stati ostracizzati dall’Ue. Le due Commissioni Von der Leyen sono state devastanti per gli interessi dell’Europa. Lo dicono i fatti, i numeri, il crollo dell’economia, la mancanza di sicurezza energetica, la caduta di tanti governi e la debolezza di molti altri. Tra i maggiori Stati europei solo l’Italia ha un governo stabile».E la Cina?«Trump parla della Cina interpretando lo sviluppo commerciale di Pechino come una minaccia militare ma punta a negoziare, anche perché gli Usa sono un grande importatore di prodotti cinesi e pretendono condizioni migliori. Sul piano strategico c’è la questione di Taiwan che dovrà essere risolta. Non credo che Pechino abbia intenzione di conquistarla con le armi perché è difficile sbarcavi con ampie forze, mentre un blocco navale intorno all’isola potrebbe esercitare pressioni senza arrivare a un conflitto aperto. Del resto distruggere Taiwan darebbe a Pechino solo 23 milioni di bocche da sfamare mentre l’obiettivo è inglobarla così da diventare più forte economicamente. Già l’interscambio commerciale è fortissimo. Allentare un po’ la tensione tra cinesi e americani potrebbe essere un obiettivo perseguibile per Trump. L’economia americana e cinese hanno troppi interessi comuni per non arrivare a un’intesa. Trump alza l’asticella e mostra i muscoli perché vuole negoziare».Sulla lotta all’immigrazione illegale Trump farà scuola in Europa?«È probabile. I primi segnali in tal senso li abbiamo visti nel tentativo della Cdu in Germania di far passare, col supporto di AfD, una legge restrittiva contro l’immigrazione illegale che però non ha avuto voti sufficienti in Parlamento. Molto dipenderà dall’esito delle elezioni in Germania e successivamente in altre nazioni europee».La politica dei dazi non rischia di isolare gli Usa?«È una strategia pericolosa. L’approccio di prepotenza può isolare gli Usa anche nel loro continente. Se arrivano ai ferri corti con vicini e alleati hanno solo da perdere. Come pure se dovessero esasperare la tensione con l’Europa».
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