2022-03-07
«Il prossimo fronte è quello africano e l’Occidente non se ne rende conto»
Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa (Ansa)
Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa: «La Russia sta mandando truppe e mercenari per garantire la sicurezza dagli attacchi jihadisti. Tra Grecia e Turchia tensione crescente per i giacimenti di gas in mezzo al mare».«Il conflitto in Ucraina in un certo senso era annunciato. Nel Donbass si combatte da 8 anni con 15.000 morti. Ci sono altri fronti caldi pronti a esplodere, vere e proprie bombe innescate da strategie geopolitiche tese ad allargare le aree di influenza e operazioni volte ad appropriarsi di fonti energetiche o materie prime». Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, traccia un quadro delle aree calde del mondo a rischio di esplosione. Esistono situazioni critiche simili all’Ucraina?«Situazioni fotocopia, no. Ma i focolai di tensione sono numerosi e sottovalutati, a partire dalle aree calde del confronto con le milizie jihadiste. L’Isis ha rialzato la testa in Siria orientale e in Iraq del Nord. Le milizie di Al Qaeda e dello Stato islamico sono molto attive nel Sahel dove i Paesi europei guidati dalla Francia sono in stretta rivalità con russi e cinesi. I russi stanno mandando in diversi Paesi, in Mali e Centrafrica soprattutto, i loro contractor del gruppo Wagner che noi con disprezzo chiamiamo mercenari, ma che sono professionisti di una società privata che garantiscono sicurezza. In Africa la presenza dei russi sta superando quella dei Paesi europei, i francesi in particolare che nella zona a Sud della Libia sono l’ex potenza coloniale».La Libia rimane un’area di forte destabilizzazione?«Sì, qui si scontrano interessi contrastanti. Turchi e russi si sono fatti garanti della stabilità di questo Paese che per noi è fondamentale per gli aspetti energetici e per l’emergenza continua legata all’immigrazione illegale. La tensione in questo Paese, dopo il fallito voto, è tornata alle stelle e ci tocca da vicino».C’è un contagio nei Paesi vicini?«La tensione militare tra Algeria e Marocco è legata alla crisi del Sahara occidentale e alle rivalità storiche tra i due Paesi. Più a Sud in Africa la guerra civile in Congo è da considerare una situazione ormai incancrenita, mentre sembra risolversi l’insurrezione jihadista nella regione settentrionale del Mozambico ricca di gas».E nel Mediterraneo orientale?«Qui c’è ostilità tra turchi e greci. La Turchia si spinge a cercare gas nelle zone di mare che Grecia e Cipro considerano di loro esclusiva pertinenza. Visto che la crisi energetica sta crescendo e c’è necessità di trovare nuovi giacimenti, c’è da aspettarsi che questo confronto tra le isole dell’Egeo e attorno a Cipro possa aumentare di intensità. La Turchia è un grande importatore di energia e il gas nell’Egeo risulta fondamentale per il suo sviluppo: uno scenario che minaccia di far salire la tensione con la Grecia». Che ci dice dei rapporti tra Taiwan e la Cina? Teme che Pechino aspetti di vedere l’evoluzione della crisi in Ucraina per intervenire?«C’è chi dice che i cinesi guardino alla crisi ucraina come un modello. Se i russi dimostreranno che con l’uso della forza possono ottenere gli obiettivi strategici, sarebbe un segnale di incoraggiamento per la Cina a tentare un colpo di mano con Taiwan. Io però sono scettico. Distruggere Taiwan non è nell’interesse di Pechino e conquistarla con uno sbarco di dimensioni mai viste non sarebbe una passeggiata, anche senza l’intervento americano in difesa di Taiwan».Quale peso hanno le motivazioni economiche per scatenare nuovi conflitti?«L’energia è un tema di grande interesse. Nei momenti di crisi e di aumento dei prezzi, tutti cercano di ottenere migliori condizioni di acquisto o l’accesso a nuove riserve. Anche i gasdotti sono biettivi importanti. La Russia continua a mandare gas in Europa nonostante la guerra, anzi il flusso di gas russo è raddoppiato anche utilizzando le condotte dell’Ucraina. Nessuno tocca queste infrastrutture perché portano soldi a tutti. L’energia sarà sempre più una delle ragioni che determinerà l’aumento delle tensioni militari. Naturalmente ci sono anche altri fattori: per la Russia è la minaccia di ampliamento della Nato a Est con l’Ucraina ma anche la Georgia».Le tensioni tra Occidente e Russia potrebbero aumentare in futuro?«È più che un’ipotesi. È una delle conseguenze dell’ampliamento della Nato negli ex territori sovietici che la Russia considera un pericolo da allontanare allargando le aree di influenza. Molti Paesi si tutelano stringendo alleanze. La Grecia, per esempio, per tutelarsi contro la Turchia ha stretto accordi militari con Israele, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi: batterie di missili antiaerei greci sono in Arabia e aerei degli Emirati vengono schierati a Creta per mostrare la solidarietà e l’appoggio ad Atene».L’Italia che fa?«Sembra che non ce ne accorgiamo. Le nostre aree di influenza si sono drammaticamente ridotte: non riusciamo a fare valere i nostri interessi nemmeno sulla Libia. Il ritorno delle aree di influenza è un tema percepito da tutti, ma di fronte al quale l’Italia appare poco sensibile».Chi ha potere in Libia?«Agiscono principalmente i turchi in Tripolitania e i russi in Cirenaica. Eppure l’Italia è la forza militare più importante di tutto il Mediterraneo. Paradossalmente non siamo nemmeno riusciti a impedire all’Algeria di estendere la sua zona economica esclusiva fino ai lambire le acque territoriali della Sardegna».Questi disequilibri porteranno maggiori flussi migratori?«Nel caso dell’Ucraina sta succedendo. Gli ucraini sono la popolazione con il reddito pro capite più basso d’Europa. Oggi molti di loro hanno l’opportunità di essere accolti in Europa come rifugiati di guerra, mentre fino a ieri, non essendo parte della Ue, non avrebbero potuto farlo. Le tensioni, le crisi e i conflitti potrebbero legittimare flussi migratori finora considerati illegali».
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».