2024-09-21
«Spese per l’arredamento in calo dopo l’abbuffata del Superbonus»
Gabriele Miccini, Ingegnere elettronico, amministratore delegato di Giessegi industria mobili.
L’amministratore delegato della Giessegi di Appignano, Gabriele Miccini: «Il settore sta perdendo circa il 4%. Pechino fa quello che vuole con i costi dei componenti, obbligandoci ad alzare il prezzo del prodotto finito».Il settore italiano dell’arredamento sta soffrendo per i costi in grande aumento delle materie prime e per la concorrenza spietata della Cina e dei mercati del sud est asiatico. Senza considerare l’aumento dei costi dell’energia che ancora oggi stanno mettendo in ginocchio gli imprenditori italiani, costretti a far salire i prezzi dei loro prodotti finiti. La Verità ne ha parlato con Gabriele Miccini, amministratore delegato della Giessegi di Appignano.Lei, in passato, aveva sollevato il problema delle revocatorie fallimentari per gli imprenditori. A che punto siamo oggi?«Su questo non è stato fatto ancora assolutamente niente, nonostante le innumerevoli promesse di alcuni deputati con cui ho parlato. Tutto è rimasto come era prima». La sua azienda in che condizioni versa su questo tema? Mi risulta che la sua Giessegi sia tra le società coinvolte nel fallimento di Mercatone Uno, giusto?«All’interno del problema delle revocatorie fallimentari per il noi il caso Mercatone Uno è stato tra i più rilevanti. Abbiamo dovuto restituire circa 1,5 milioni di euro, oltre tutti i soldi già persi in precedenza». Quindi in totale quanto avete perso? «Soprattutto con il Mercatone Uno avremo perso circa 6 milioni. C’è da tener conto anche che in questo caso il fallimento è avvenuto nel 2014, adesso siamo nel 2024 e il procedimento non è ancora chiuso e non si sa quando si chiuderà. Finché non si concluderà non possiamo neanche recuperare l’Iva che è circa un milione. Il governo attuale e quelli precedenti non hanno fatto nulla in merito. Tanto è vero che adesso, per evitare ulteriori revocatorie, quando abbiamo un cliente che non ci paga, l’azione di recupero la facciamo aspettando almeno sei mesi, ci dobbiamo arrangiare».In che senso? Mi spieghi.«Se, per esempio, io ho un cliente che non mi paga e quindi devo fare un’azione di recupero crediti, attendo almeno sei mesi a non servirlo in modo che se c’è la revocatoria che va sei mesi indietro non devo anche restituire quelli». Come imprenditore che problemi riscontra in Italia? In questi giorni sono usciti dati secondo cui l’industria dell’arredamento sta perdendo il 3-4%, noi anche siamo su quei livelli lì, non stiamo crescendo, ma stiamo perdendo. Non è un gran momento, insomma, senza contare i dati che sono quelli dell’occupazione, perché si fa fatica in effetti a trovare operai, la mano d’opera non si trova. Certi lavori come i camionisti, i trasportatori, sono quasi impossibili da trovare». Per il settore arredamento quali sono le problematiche, oltre al reperimento del personale? «C’è un calo dei consumi, legato probabilmente alla riduzione del potere d’acquisto delle persone, ma anche a un diverso orientamento del mercato. Le persone non rinunciano più al ristorante, alla vacanza e magari dicono no ad arricchire il mobilio e così via. Nel nostro settore poi c’è stata l’abbuffata degli anni scorsi, con il famoso 110%, in cui si regalavano soldi a chi ristrutturava e magari in quell’occasione uno rinnovava pure il mobilio. Però, adesso, lo stiamo pagando. È come quando uno dà un incentivo su un settore, quell’anno le cose vanno meglio, ma poi dopo lo sconti negli anni successivi, come è successo anche per le auto». Lei aveva fatto notare che le sanzioni verso la Russia stavano creando problemi alle aziende italiane. Per voi è così? «A noi in modo particolare no, perché noi non esportiamo molto, non abbiamo mai esportato in Russia; quindi, questo a noi direttamente non ha creato dei problemi. È chiaro che indirettamente l’aumento dei prodotti energetici, quindi gas, elettricità, quello di sicuro sì, perché abbiamo avuto dei forti aumenti legati proprio alla riduzione delle forniture». Sente molto la pressione di Paesi esteri come la Cina, e sudest asiatico a livello di produzione? Sì, perché la Cina fa il bello e il cattivo tempo con i suoi lavorati, ma anche con i prodotti che concorrono a formare le materie prime. Ad esempio, noi comperiamo i pannelli che servono per produrre i nostri mobili da aziende italiane, però queste realtà, per produrre questo agglomerato che si chiama nobilitato melaminico utilizzano materiali in arrivo dalla Cina, per cui sono i fornitori cinesi a decidere il prezzo. Per questo c’è stato un aumento importante sui nostri prodotti finiti perché abbiamo subito rincari anche del 50-60% a livello di materie prime. Basti pensare all’alluminio, la Cina prima era il primo esportatore al mondo, adesso è diventato anche il primo importatore perché serve a loro, quindi ora anche l’alluminio è aumentato a dismisura ,come pure il ferro».Quindi quali sono i componenti che sono aumentati di prezzo nel vostro settore? «Nel nostro caso sono aumentati i pannelli, quelli con cui vengono costruiti i mobili. Ormai i mobili non si fanno più con il legno massiccio, ma si chiamano agglomerati di legno, cioè un legno triturato, macinato e con dei collanti e poi sopra vengono attaccati dei fogli di carta. Tutti questi componenti arrivano in gran parte dalla Cina». Quali sono i mercati più importanti dove puntate? «Nel nostro fatturato il 10% proviene dall’estero, il 90% dall’Italia. Questo 10% estero è spalmato su una ventina di Paesi tra cui Emirati Arabi, poi abbiamo una catena anche in Romania, un po’ in Sud America, un po’ in Europa. Arriveremo a un fatturato di 10-12 milioni. Per quanto riguarda il settore del mobile, per esportare o si offre un prodotto alto oppure si fa fatica perché c’è la concorrenza di tutti, dei turchi, dell’est Europa, della Cina. Noi abbiamo dei costi per produrre che sono superiori a quelli di tutti quei paesi; invece, se facessimo un prodotto più alto, lì uno non guarda più il prezzo, ma guarda il marchio, un po’ come avviene nella moda».Da imprenditore cosa chiederebbe al governo? «Noi abbiamo detto che bisognerebbe mettere più soldi in tasca ai lavoratori perché guadagnano meno della media europea. Io l’ho anche proposto più di una volta, almeno sugli aumenti di livello. Se io ho un operaio e gli do un livello in più, su quel livello lo Stato almeno potrebbe evitare di prendersi la sua quota parte».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.