Da attestato sanitario, la card potrà diventare uno strumento di censimento digitale. La sua tecnologia si basa sulla blockchain, utilizzabile anche per tracciare in tempo reale gli scambi tra contribuenti, come auspicato dall’Ue. E realizzare la morsa fiscale.
Da attestato sanitario, la card potrà diventare uno strumento di censimento digitale. La sua tecnologia si basa sulla blockchain, utilizzabile anche per tracciare in tempo reale gli scambi tra contribuenti, come auspicato dall’Ue. E realizzare la morsa fiscale.In Germania, il Bundesrechnungshof, la Corte dei conti federale, da almeno tre anni sta studiando il modo per abbinare il gettito Iva alle transazioni basate sulla blockchain, il registro digitale per eccellenza. A oggi non esiste nessuna piattaforma in grado di monitorare in tempo reale le transazioni tra aziende e tra privati cittadini. Le autorità finanziarie e le amministrazioni fiscali possono solo monitorare ex post e cercare di ripercorrere a ritroso i pagamenti più dubbiosi. La startup olandese Summitto, finanziata con fondi europei, è la prima a lavorare a un salto di livello digitale. Cioè tracciare tutto in tempo reale. Esattamente ciò che a dicembre 2020 suggeriva il libro bianco di Bruxelles «Tax harmonization in the Eu: Intelligent tax administration». Le linee guida puntano a tre pilastri. Scambi tra contribuenti tracciati in tempo reale. Portafogli fiscali crittografati. Versamento dell’Iva in tempo reale.In pratica, la visione di Bruxelles è quella di far fare un grande passo avanti alla morsa fiscale. Adesso non esiste una vero e proprio accentramento dei sistemi di raccolta. Ogni Stato si muove da sé. E per di più lo fa a scoppio ritardato tramite i sostituti d’imposta. Se un domani il Fisco europeo dovesse applicare il modello blockchain, i governi potranno raccogliere le imposte in tempo reale e senza alcun intermediario. La Bce stima che nel Vecchio continente si evadano ogni anno circa 800 miliardi di euro. Con l’uso dei registri blockchain su cui far viaggiare l’euro digitale non scapperebbe nemmeno più un centesimo. Fino a qui il progetto potrebbe sembrare frutto di una idea distopica o comunque fanta finanza. In realtà, le basi per realizzare la morsa fiscale sono molto più solide di quanto si possa pensare e il vero cambio di passo è accaduto lo scorso giugno quando è stato introdotto il green pass. Combinando gli aspetti tecnologici del lasciapassare alle caratteristiche dettate dalle norme, la carte verde è in prima istanza un attestato di condizioni sanitarie. Lo è perché questo è l’attuale uso per cui viene imposto. Dal punto di vista dinamico, come si dice in gergo, è uno strumento che censisce un utente, su una piattaforma di accesso a una rete (il gateway europeo), in grado di validare la presenza di determinate condizioni agganciandole con certezza a una determinata persona e di emettere una certificazione abilitante a diverse forme di impiego; quali, ad esempio, quelle inaugurate dal decreto green pass del luglio scorso per l’accesso ai ristoranti, spettacoli aperti al pubblico, musei, piscine e fiere, poi estese con successivi provvedimenti espansivi ad altre forme di utilizzo, fino ad arrivare ai luoghi di lavoro. Insomma, il green pass è diventato l’identità digitale pubblica degli utenti che può essere stampata o conservata sui propri cellulari. Poiché tale «id-account» è subordinato al rilascio di una determinata condotta o al possesso di un determinato status, stabilito peraltro dall’autorità pubblica, è fin troppo facile concludere, almeno per qualche giurista specializzato in nuove tecnologie, che il green pass possa diventare un vero e proprio strumento di censimento anagrafico destinato a essere man mano arricchito con nuove condizioni o prerogative. Al tempo stesso non si può non notare (basta leggere i documenti del febbraio 2020 di Bruxelles sull’evoluzione digitale dei governi) che tale struttura dovrà essere allargata al maggior numero possibili di attività pubbliche fino all’utilizzo dell’euro digitale. Già a partire dal 2009 la Bce si è messa a studiare il modello di piattaforma su cui far circolare la propria valuta digitale. Ora, se si sovrappone lo schema studiato dalla banca centrale alla blockchain che tiene in piedi il green pass, si nota che sono perfettamente sovrapponibili. La valuta digitale per poter diventare efficace deve essere anonimizzata e al portatore. Solo così potrà sostituire il contante. Serviva un grande evento per trasformare i cittadini in utenti digitali e munirli di un portafoglio virtuale (wallet). La pandemia casualmente è stato il grande evento atteso. Per cui i paletti necessari a creare il più grande sistema di tracciamento fiscale sono stati piantati. Basterà collegarli con un filo virtuale. A chi già sbandiera la necessità di combattere l’evasione fiscale, rispondiamo che i piani non devono essere sovrapposti. Un conto è perseguire i delinquenti e un conto è limitare la libertà di tutti gli altri per inseguire i delinquenti. Inoltre, dovremmo presupporre che lo Stato non sbagli mai. Purtroppo, sappiamo che non è così. Lo Stato sbaglia spesso. Ma, soprattutto, la base della democrazia è la parità tra apparato statale e cittadino. Non possiamo accettare di firmare deleghe in bianco. I governi prima dovrebbero chiedere il permesso di agire (programmi elettorali) e poi attivarsi. Infine, non dimentichiamo il detto No taxation without representation. Non paghiamo le tasse senza alcuna rappresentanza. Oggi si allontanano dalla società i non vaccinati. E li si traccia con il green pass. Domani gli evasori e dopo domani chi?Tenete a mente le parole di Roberto Speranza, pronunciate giusto ieri sera al question time. «Il green pass è destinato a rimanere lo strumento di importanza strategica per far fronte alle esigenze dell’evoluzione della crisi sanitaria». La carta verde è ormai irreversibile.
Antonio Scurati (Ansa)
Eccoli lì, tutti i «veri sapienti» progressisti che si riuniscono per chiedere all’Aie di bandire l’editore «Passaggio al bosco» dalla manifestazione «Più libri più liberi».
Sono tutti lì belli schierati in fila per la battaglia finale. L’ultima grande lotta in difesa del pensiero unico e dell’omologazione culturale: dovessero perderla, per la sinistra culturale sarebbe uno smacco difficilmente recuperabile. E dunque eccoli, uniti per chiedere alla Associazione italiana editori di cacciare il piccolo editore destrorso Passaggio al bosco dalla manifestazione letteraria Più libri più liberi. Motivo? Tale editore sarebbe neofascista, apologeta delle più turpi nefandezze novecentesche e via dicendo. In un appello rivolto all’Aie, 80 autori manifestano sdegno e irritazione. Si chiedono come sia possibile che Passaggio al bosco abbia trovato spazio nella fiera della piccola editoria, impugnano addirittura il regolamento che le case editrici devono accettare per la partecipazione: «Non c’è forse una norma - l’Articolo 24, osservanza di leggi e regolamenti - che impegna chiaramente gli espositori a aderire a tutti i valori espressi nella Costituzione italiana, nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in particolare a quelli relativi alla tutela della libertà di pensiero, di stampa, di rispetto della dignità umana? Poniamo quindi queste domande e preoccupazioni all’attenzione dell’Associazione italiana editori per aprire una riflessione sull’opportunità della presenza di tali contenuti in una fiera che dovrebbe promuovere cultura e valori democratici». Memorabile: invocano la libertà di pensiero per chiedere la censura.
Olivier Marleix (Ansa)
Pubblicato post mortem il saggio dell’esponente di spicco dei Républicains, trovato impiccato il 7 luglio scorso «Il presidente è un servitore del capitalismo illiberale. Ha fatto perdere credibilità alla Francia nel mondo».
Gli ingredienti per la spy story ci sono tutti. Anzi, visto che siamo in Francia, l’ambientazione è più quella di un noir vecchio stile. I fatti sono questi: un politico di lungo corso, che conosce bene i segreti del potere, scrive un libro contro il capo dello Stato. Quando è ormai nella fase dell’ultima revisione di bozze viene tuttavia trovato misteriosamente impiccato. Il volume esce comunque, postumo, e la data di pubblicazione finisce per coincidere con il decimo anniversario del più sanguinario attentato della storia francese, quasi fosse un messaggio in codice per qualcuno.
Roberto Gualtieri (Ansa)
Gualtieri avvia l’«accoglienza diffusa», ma i soldi andranno solo alla Ong.
Aiutiamoli a casa loro. Il problema è che loro, in questo caso, sono i cittadini romani. Ai quali toccherà di pagare vitto e alloggio ai migranti in duplice forma: volontariamente, cioè letteralmente ospitandoli e mantenendoli nella propria abitazione oppure involontariamente per decisione del Comune che ha stanziato 400.000 euro di soldi pubblici per l’accoglienza. Tempo fa La Verità aveva dato notizia del bando comunale con cui è stato istituito un servizio di accoglienza che sarà attivo dal 1° gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2028. E ora sono arrivati i risultati. «A conclusione della procedura negoziata di affidamento del servizio di accoglienza in famiglia in favore di persone migranti singole e/o nuclei familiari o monogenitoriali, in possesso di regolare permesso di soggiorno, nonché neomaggiorenni in carico ai servizi sociali», si legge sul sito del Comune, «il dipartimento Politiche sociali e Salute comunica l’aggiudicazione del servizio. L’affidamento, relativo alla procedura è stato aggiudicato all’operatore economico Refugees Welcome Italia Ets».
2025-12-03
Pronto soccorso in affanno: la Simeu avverte il rischio di una crisi strutturale nel 2026
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iStock
Secondo l’indagine della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza, dal 2026 quasi sette pronto soccorso su dieci avranno organici medici sotto il fabbisogno. Tra contratti in scadenza, scarso turnover e condizioni di lavoro critiche, il sistema di emergenza-urgenza rischia una crisi profonda.
Il sistema di emergenza-urgenza italiano sta per affrontare una delle sue prove più dure: per molti pronto soccorso l’inizio del 2026 potrebbe segnare una crisi strutturale del personale medico. A metterne in evidenza la gravità è Alessandro Riccardi, presidente della Simeu - Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza - al termine di un’indagine che fotografa uno scenario inquietante.






