2023-06-02
«Il furore ecologista di sinistra ed Europa inguaia le famiglie»
Alberto Clò (Imagoeconomica)
Alberto Clò, ex ministro vicino a Romano Prodi: «Le norme su auto e casa rovinano il ceto medio a vantaggio dei più ricchi. Vada via Timmermans».Professore, abbiamo letto il suo ultimo articolo a proposito di politiche green in Europa e vorremmo…«...Un attimo. Ho capito dove vuol andare a parare, ma prima di entrare nel dettaglio le faccio una premessa. Io non condivido nulla di quello che Commissione e Parlamento Ue hanno fatto e stanno ancora facendo sulle politiche ambientali. Le dirò di più, non vedo l’ora che Ursula von der Leyen e il commissario Frans Timmermans vadano a casa, perché li ritengo i maggiori responsabili di quanto sta accadendo». Responsabili per cosa?«Mi riferisco al furore ecologista che ha infettato Bruxelles, a questa smania di legiferare di continuo senza verificare la fondatezza economica e la sostenibilità di obblighi che alla fine colpiscono sempre i ceti più poveri. Il tutto senza avere un minimo di rispetto per i principi democratici: per cui dall’oggi al domani una famiglia media italiana si trova a dover sostituire la caldaia o ad efficientare casa. Bene, efficientare casa può voler dire, su un immobile di 100 metri quadrati, spendere 60-70 mila euro. Ma tra inflazione e stipendi bassi in pochi hanno questa liquidità a disposizione. Alla fine vedrà che dovrà pagare ancora lo Stato. Tutto questo succede con la complicità della sinistra che è succube del politically correct e sposa l’ideologismo ambientalista senza un minimo di approccio critico o di studi scientifici a sostegno». Alberto Clò è l’ex ministro dell’Industria ai tempi del governo Dini e da anni dirige la rivista Energia, fondata con Romano Prodi, e il blog RivistaEnergia.it. Sull’ambiente non ne fa una questione di destra o sinistra, ma analizza i dati e non può non vedere l’impatto che, tanto per fare degli esempi, le direttive sulla casa (gli immobili dovranno avere classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033) o la normativa Euro 7 (nuovi limiti per le emissioni inquinanti delle auto) avranno sui cittadini.Professore, visto che soprattutto a Bruxelles nulla succede mai per caso, si è dato una spiegazione per questo furore green?«L’Europa resta a traino della Germania che per ragioni politiche ha deciso di chiudere le centrali nucleari e contemporaneamente sta puntando sulle rinnovabili. Le rinnovabili però hanno un costo e quindi se tutti gli altri Paesi europei sono costretti a sopportare questi costi, evidentemente l’economia tedesca ne risentirà meno. Il problema è che nel resto del mondo, Cina in primis, i vincoli ambientali sono molto più blandi e quindi si sta creando una gap competitivo importante che se continuiamo di questo passo diventerà insostenibile». E in Italia?«A me sembra che il centrodestra sia più sensibile ai temi vicini ai cittadini, mentre la sinistra sia succube di un approccio ideologico. Quello che fa impressione è la completa assenza di dati o analisi scientifiche sulle conseguenze dei provvedimenti. Si chiede alle famiglie di sostituire gli infissi o di cambiare la caldaia a proprie spese e non gli si assicura neanche un congruo lasso di tempo per fare i lavori. Si sposano incondizionatamente tutte le politiche sulle auto green senza rendersi conto che la transizione comporterà la perdita di 700.000 posti di lavoro, dei quali 60-70.000 solo in Italia, che non verranno sostituiti con altre professioni. Una follia che si paga in termini elettorali». La sta già pagando.«Ma guardi che le conseguenze saranno ben peggiori. Sul prossimo numero di Energia pubblicheremo dei numeri sull’impatto dei provvedimenti europei per le tasche dei cittadini». Ci dà un’anticipazione?«Tutto il processo di efficientamento energetico degli immobili costerà 400 miliardi di euro». Salasso che peserà soprattutto sui portafogli dei ceti più bassi. «Appunto, si sta costruendo un’Europa a misura di Paperone. Alla lunga solo i ricchi potranno permettersi il lusso di acquistare e mantenere un auto elettrica e di vivere nelle grandi città, dove il processo di ristrutturazione sarà più costoso e sottoposto a maggiori controlli. Che la sinistra appoggi acriticamente tutto questo lo trovo davvero paradossale. Il problema è che nella sinistra non c’è mai stato un vero dibattito sui dogmi ambientalisti che sono stati sempre accettati senza porre domande». Eccezioni?«Conosco Romano Prodi. Ma al di là di questo, basta leggere i suoi scritti per rendersi conto che il suo approccio alle politiche ambientali è pragmatico e spesso critico. Del resto siamo tutti consapevoli che ci vuole una maggior cura per l’ambiente e che dei risultati vadano raggiunti. Ma dipende dai tempi e dai modi». In che senso?«Nel senso che ci sono dei processi industriali che hanno bisogno di determinati tempi altrimenti finiscono per essere deleteri e che per ogni norma deve prevalere il principio del rapporto costi-benefici. In altri termini: costringendo i cittadini a cambiare le caldaie che costo gli sto imponendo e che vantaggi ottengo dal punto di vista della salvaguardia dell’ambiente». Lei a che risultato è arrivato?«Il risultato è che tutti questi provvedimenti comportano dei sacrifici per i cittadini spropositati rispetto ai vantaggi che si ottengono dal punto di vista delle emissioni nocive. Anche perché il problema ambientale non si risolve a livello locale, ma con regole simili a livello globale. Il rischio è quello di finire succubi di Pechino che avrà due vantaggi competitivi: quello di essere libero o meno vincolato alle imposizioni green da un lato e quello di avere la maggior parte delle materie prime che servono per le rinnovabili dall’altro. Ci stiamo impiccando con le nostre mani».
Jose Mourinho (Getty Images)