2019-05-31
Fuoco amico (e non solo) sulla Trenta
Schiaffo del sottosegretario M5s alla Difesa, Angelo Tofalo: «Fa scelte incomprensibili». Il caso delle forniture militari e le pressioni dell'industria bellica. La Lega spinge per sostituirla.Una giornata da segnare in agenda per il ministro della Difesa. Ieri, Elisabetta Trenta è stata attaccata rispettivamente da Matteo Salvini, dal suo sottosegretario - per giunta grillino - Angelo Tofalo e infine in Aula dai senatori di Fratelli d'Italia. L'ultimo episodio è il più politico ma al tempo stesso foriero di scarse conseguenze. Gli uomini di Giorgia Meloni hanno esposto il Tricolore fischiando il ministro per la sua scelta di dedicare la sfilata della festa della Repubblica al tema dell'inclusione, svilendo le Forze armate e riducendole (idealmente) a un gruppo di volontari delle Ong. Lei ha replicato facendo il gesto delle corna. Il caos che è inevitabilmente scoppiato subito dopo ha imposto alla presidente, Maria Elisabetta Casellati, lo stop momentaneo dei lavori. Una brutta pagina che riporta però al vero tema che coinvolge la gestione targata Trenta. Il totale distacco tra la linea governativa/politica e quella militare e al tempo stesso l'attuazione da parte delle Forze armate di disposizioni univoche. La Lega chiede una presenza forte sui mari e attorno ai porti. Da tempo invece le unità della Marina si trovano a barcamenarsi tra due linee di pensiero distanti. Quella della Lega che prevede il blocco dei porti e dei traffici e quella della Trenta molto più lassista. E non stiamo parlando dei salvataggi in acqua previsti dal Codice marittimo, ma di situazioni che prevedono una alternativa. In quel caso spetta alla politica scegliere che cosa fare nei confronti delle Ong, come e quanto reagire di fronte alle violazioni di disposizioni che sono inevitabilmente interministeriali. Ma la vera notizia proviene dalla presa di distanza di Tofalo. Mai avremmo immaginato che un giovane, seppur molto volenteroso, sottosegretario potesse farsi portavoce del disagio dell'industria della Difesa. Perché di questo si tratta. «Ho cercato per un anno di stare accanto al ministro e di spiegarle che il nemico non è Salvini, o chissà chi altro, ma chi, all'interno dell'apparato, vuole continuare ad agire senza l'indirizzo ed il controllo politico. Purtroppo, consigliata male, ha deciso di fare valutazioni diverse», ha scritto su Facebook il sottosegretario puntando il dito contro quelle che definisce «incomprensibili scelte assunte nel mio dicastero, quasi mai coordinate politicamente». «A oggi, dopo un anno da sottosegretario», ha sottolineato, «gran parte delle informazioni che ricevo per svolgere il mio lavoro non vengono dagli uffici preposti a coordinare le figure di vertice ma da tutte le persone che mi hanno riconosciuto come una persona seria e appassionata che lavora per il bene del Paese. Ma dove sono i luoghi adibiti alla costruzione di pensieri più complessi?». Tofalo da un lato raccoglie le pressioni delle aziende che nelle ultime settimane hanno assistito a una serie di inversioni a U ingiustificate. Alcune legate a scelte politiche mal consigliate dalla struttura interna. Ci riferiamo allo stop dei finanziamenti per i Camm-er, le batterie di missili terra-aria fondamentali per le attività Nato. Dal 2020 i vecchi missili andranno in pensione e resteremo senza tale difesa aerea. Altri budget sono invece stati dirottati per scelta dello Stato maggiore della Difesa senza che nemmeno il ministro ne fosse informato. È il caso degli elicotteri Chinook (metà Boeing e metà Leonardo) destinati a rendere le forze speciali operative anche in Libia o in aree limitrofe. Cambiare idea implica a livello diplomatico frizioni elevatissima e in questo momento perché inimicarsi gli Stati Uniti? C'è un motivo o sono solo faide interne per la gestione dei fondi? Forse la seconda. A maggior ragione la filiera tra politica e stellette non appare salda né forte. E causa pure frizioni tra Marina, Aeronautica ed Esercito. Proprio ciò che un ministro avrebbe il dovere di evitare. Tanto che, in caso di rimpasto di governo, la Trenta è la prima ad essere data per uscente.
Jose Mourinho (Getty Images)