
I rapporti tra apparati di intelligence e università sono stati definiti nel 2007 dal governo Prodi, per mano dell'ex ministro pd. A partire dal 2012 l'ateneo legato allo spygate, su cui oggi Giuseppe Conte riferirà al Copasir, forma gli ingegneri per la cybersicurezza.C'è un capitolo ancora tutto da scrivere sui rapporti tra l'Università Link Campus di Roma e i nostri servizi segreti. È solo una parte dello spygate su Donald Trump - ovvero il presunto tentativo che ci fu nel 2016 di danneggiare la campagna elettorale dell'allora candidato repubblicano - ancora da capire e su cui il Copasir ora presieduto dal leghista Raffaele Volpi dovrà fare chiarezza. A palazzo San Macuto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrà il compito di spiegare gli incontri di questa estate tra il numero uno del Dis Gennaro Vecchione e ministro della Giustizia Usa William Barr. Ma allo stesso tempo dovrà sciogliere i dubbi che circondano l'ateneo di Vincenzo Scotti, quell'università dei misteri dove diversi dirigenti della nostra intelligence, come ex ministri o sottosegretari, tengono corsi e lezioni. Per di più dove il corpo docente è soprattutto espressione della classe dirigente di centrosinistra, quella che proprio negli ultimi dieci anni ha istituzionalizzato i rapporti tra la Link e il nostro comparto sicurezza. In questa chiave è ancora tutta da approfondire la figura del professore maltese Joseph MIfsud, personaggio enigmatico, uomo dai rapporti trasversali, per alcuni un millantatore, ma ritenuto dall'Fbi una spia russa, mentre secondo altri sarebbe invece legato alla Cia o al Mi6 inglese. Scomparso nel nulla nell'autunno del 2017, Mifsud aveva un legame forte sia con Scotti, sia con la stessa Link, dal momento che detiene il 35% delle azioni della Link International. Come è da approfondire anche il ruolo di Armando Varricchio, l'artefice della visita di Barr in Italia, ma anche l'ex consigliere diplomatico di palazzo Chigi ai tempi del governo di Matteo Renzi, nominato ambasciatore a Washington proprio a inizio 2016, quando sarebbe cominciato lo spygate. Ma come nasce la relazione tra questo ateneo e i nostri servizi segreti? Ha tutto inizio nel 2007, durante il secondo governo Prodi, quando la legge di riforma dei servizi ha istituzionalizzato i rapporti con le università. All'epoca il viceministro agli Interni con delega alla pubblica sicurezza era Marco Minniti. Non che di legami non ce ne fossero prima, ma in quell'anno, quando viene istituito il Dis (Dipartimento informazioni sicurezza), la nostra intelligence viene legittimata a intrattenere collaborazioni sempre più profonde con i centri di ricerca universitari. È una scelta che riceve anche critiche. Può essere controproducente, perché potrebbe anche succedere che enti esterni e esteri possano influenzare le policy del nostro comparto sicurezza, con think tank capaci di incidere su dossier delicati come la cybersicurezza o le nuove tecnologia, come il 5G. Sono però da ricercare nel 2011- 2012 i primi accordi tra Link e i nostri apparati, quando l'università di Malta (dopo la registrazione alla Corte dei conti e decreto ministeriale) diventa a tutti gli effetti un ateneo in grado di rilasciare titoli accademici. A coordinare i lavori per i primi master e corsi in Intelligence sono l'ammiraglio Sergio Biraghi ma anche Roberto Baldoni, attuale vicedirettore del Dis e responsabile del Nucleo per sicurezza cibernetica (Nsc), con il coordinamento della fondazione Icsa, (Intelligence culture and strategic analysis). Quest'ultima è una realtà nata nel 2009 con la supervisione dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, lo stesso Minniti e l'attuale presidente, il generale Leonardo Tricarico. La Icsa ha sede di fronte al Nazareno, sede del Pd, negli anni ha avuto un solo neo, quando l'indagine del capitano Ultimo su Cpl Concordia la sfiorò durante un'operazione su delle presunte tangenti in basi dell'aeronautica militare. In sostanza la Link -in quegli anni in cui va insediandosi il governo di Mario Monti mentre al Dis ci sono l'attuale presidente di Leonardo Giovanni De Gennaro e poi nel 2012 l'attuale presidente di Fincantieri Giampiero Massolo - diventa un ateneo che ha l'obiettivo di formare ingegneri informatici capaci di affrontare le sfide del futuro, in particolare quelle del cyberspazio. Il governo ha deciso di dotare il nostro Paese di nuovi centri di ricerca sulla information security, per assistere sia il ministero dell'Economia sia le nostre aziende strategiche, come la vecchia Finmeccanica, l'attuale Leonardo. E qui che fanno capolino per la prima volta professori provenienti dalle nostre agenzie di sicurezza, come Aisi e Aise, con tavoli di lavoro e gruppi, sempre coordinati da Link e Icsa, per poter formare una nuova classe dirigente capace di affrontare le nuove sfide del futuro, in particolare in ambito digitale dove l'Italia non è ancora al passo con i tempi. A partecipare a questi incontri sono i massimi esperti nel campo, come il prefetto Adriano Soi, lo stesso ammiraglio Biraghi, l'ammiraglio Bruno Branciforte, già direttore del Sismi o ancora il generale di corpo d'armata Paolo Gerometta o ancora Bruno Valensise, da poco nominato vicedirettore del Dis. Conte, quindi, investito da Trump con il tweet «Giuseppi» prima di ridiventare presidente del Consiglio, si ritrova a sbrigliare una difficile matassa, che appare sempre più intricata nelle ultime settimane. Oltre allo spygate la nostra intelligence è alle prese in questi mesi con l'inchiesta sull'ex paladino antimafia Antonello Montante, dove sono coinvolti i vertici dell'Aisi, Mario Parente e Valerio Blengini, quelli che secondo il gup di Caltanissetta, Graziella Luparello «mentono sapendo di mentire».
Emanuele Fiano (Ansa)
L’ex deputato pd chiede di boicottare un editore ospite alla fiera patrocinata da Gualtieri e «reo» di avere un catalogo di destra.
Per architettare una censura coi fiocchi bisogna avere un prodotto «nero» ed etichettarlo con la dicitura «neofascista» o «neonazista». Se poi scegli un ebreo (si può dire in questo contesto oppure è peccato?) che è stato pure censurato come testimonial, hai fatto bingo. La questione è questa: l’ex parlamentare Pd, Emanuele Fiano, che già era passato alla cronaca come bersaglio dei pro Pal colpevoli di non averlo fatto parlare all’Università Ca’ Foscari di Venezia e contro il quale qualche idiota aveva mimato la P38, sta premendo per censurare una casa editrice colpevole di pubblicare dei libri pericolosi perché di destra. Anzi, di estrema destra.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.






