Dal gestore di B&B abusivi all’infermiera a domicilio, dai badanti irregolari al buttafuori cash, dal custode clandestino all’estetista imparentata col politico grillino. Storie dei «furbi» che fregano gli onesti. Due volte.
Dal gestore di B&B abusivi all’infermiera a domicilio, dai badanti irregolari al buttafuori cash, dal custode clandestino all’estetista imparentata col politico grillino. Storie dei «furbi» che fregano gli onesti. Due volte.«Per carità, solo black». A un certo punto a Napoli sembrava quasi un’offesa offrire un contratto. «Ma per chi mi hai preso? Non se ne parla proprio, e poi col Reddito come faccio? Se vuoi solo black». Solo «nero». Come il buco nei conti dello Stato provocato dalla card distribuita un po’ a tutti, senza controlli, e, soprattutto, senza una logica. I finti disoccupati sono l’altra faccia del disastro Rdc. Migliaia e migliaia di lavoratori che hanno continuato a incassare gli stipendi sottobanco senza rinunciare alla delizia della generosità dello Stato. Talvolta ingegnandosi come un Archimede per trovare la leva con cui (ri)sollevare il proprio bilancio.Qualcuno l’ha presa poi addirittura come una sfida. «Mi sto vendicando dello Stato, qual è il problema?», disse ad esempio una aspirante reginetta di TikTok dei rioni popolari che reclamava il diritto del marito a fregare l’Inps. «Io tengo le capacità, quelle che non avete voi... fatelo se ci riuscite...», aizzava le folle, «io non ci posso fare niente, mi spiace per chi guadagna poco o per chi sta messo a posto e paga le tasse». E non si riferiva certo a quell’altro influencer partenopeo denunciato dalla guardia di finanza per aver nascosto al fisco oltre 150.000 euro ottenuti nel biennio pandemico 2020-2021 vendendo, sulle piattaforme online, video e foto delle sue performance. Anche lui aveva in tasca il Reddito. Ma questo non l’aveva mica sbandierato sul Web.Scoprire casi del genere non è nemmeno difficile, a dire il vero. Basta girare un po’, bazzicare soprattutto i Caf che sono una fucina sempre in funzione di istanze e rivendicazioni. Spesso sono gli stessi percettori ad ammetterlo candidamente. Un po’ Robin Hood, un po’ Banda Bassotti.Loredana, detta Lorella, gestisce due B&B abusivi nel centro di Napoli. Separata con un figlio, vive in una casa messa a disposizione dalla famiglia dell’ex compagno. Quando le va male, ci riferisce una fonte che la conosce bene, porta a casa non meno di 2.000 euro al mese. Questo non le impedisce di avere diritto a un assegno Inps di altri 400 euro. Cira, invece, è infermiera a domicilio. Per ogni siringa si fa pagare 15 euro. Con due figli e un appartamento in affitto a Casoria, ha ottenuto dall’Ente previdenziale un assegno di 700 euro. In nero, ne guadagna quasi il triplo: 1.800.Restiamo sempre in ambito socio-sanitario: Giovanna e Matteo sono sposati da oltre quarant’anni e viaggiano per la settantina. Sono specializzati nell’assistenza agli anziani e ai malati allettati. Insieme, mettono assieme circa 2.500 euro al mese. Ma l’Inps non lo sa e gliene versa altri 1.300 di sussidio. E che dire di Carmine? Custode semi-ufficiale, direbbe Totò, di un parco residenziale, nel quartiere Vomero. Ha iniziato venti anni fa come aiuto giardiniere poi è stato promosso portinaio (abusivo) a tutti gli effetti. Oggi ha una casa in comodato d’uso e guadagna 1.200 euro in nero di «salario». Volendo, potrebbe addirittura ambire a una regolarizzazione ma il Rdc gli assicura un’entrata extra di altri 600 euro. Perché rinunciare? Così la pensa anche Michele, un passato da poliziotto, che in estate fa il buttafuori nelle discoteche della Penisola Sorrentina e, in inverno, lavora nel pub della (ex) moglie. Tutto rigorosamente aumm aumm, come si dice. Per lui una card gialla da 700 euro al mese. Quasi la stessa cifra (600 euro) riconosciuta a due «impiegate» di una gioielleria di Castellammare di Stabia, l’ex Stalingrado del Sud, impegnate full time sei giorni a settimana per 800 euro al mese. Sempre nella provincia Sud ci siamo imbattuti nella storia di tre «dipendenti» di un garage-autolavaggio. Uno di loro gestisce con il cognato pure una rivendita di bibite che rifornisce bar e ristoranti sul litorale del Miglio d’Oro. Non siamo riusciti a fargli i conti in tasca, ma un indizio ci fa nascere il sospetto che non se la passi tanto male. In famiglia lo chiamano «Berlusconi». Di più miti pretese è invece l’architetto che opera come amministratore di condominio in un paesino del Vesuviano. Il suo sussidio è di 700 euro ma l’attività libero professionale gliene porta in dote altri 1.200. Ufficialmente è nullatenente. Qualche maligno sostiene però che la figlia di 23 anni si sia intestata, suo conto, auto, motorino e monolocale, affittato a una famiglia del Bangladesh. D’altronde si sa: i panni sporchi vanno lavati in famiglia. E, a proposito di bucato, come non citare l’addetta alla manutenzione dei macchinari di una lavanderia industriale che, tra Rdc e «salario», porta a casa oltre 1.300 euro? Un bonifico gratuito è un piatto troppo ghiotto per rinunciarvi così a cuor leggero. Come ben sa quel ristoratore di Bacoli che, nel suo bel locale affacciato sul mare, là dove un tempo erano all’ancora le navi imperiali care a Plinio il Vecchio, ha «assunto» la (ex) fidanzata, trasferitasi per finta in un’altra città con sussidio mensile di 500 euro.E se tutto il mondo è paese, pure nel villaggio globale spuntano i furbetti del Reddito. Come Nino, esperto di Web marketing. Lavora come social media manager per due aziende di abbigliamento, gestendone i profili social e le piattaforme di e-commerce. Di suo ci aggiunge anche un proprio canale di vendita di libri scolastici usati online. Chi lo conosce bene, giura che i 600 euro dell’Inps sono poca cosa rispetto agli incassi unofficial. A Mimmo, invece, un tempo autista di un politico di centrodestra, è andata peggio: sulla sua card arrivano solo 400 euro. In compenso però fa il metronotte per conto di un’associazione di commercianti che a lui ha affidato la sicurezza di una decina di negozi. Quasi nessuno di loro ha paura di essere scoperto. «Bisogna essere molto sfortunati o molto stupidi», è la convinzione. La speranza è invece la statistica. Invocano la protezione dei grandi numeri. «Controllare tutti è impossibile, qualcuno sfuggirà sempre alla rete». Né si troverà chi è pronto alla denuncia. Ci sono categorie che sono completamente invisibili all’erario, spalleggiate come sono dai clienti. Secondo la stima di un Caf, interpellato dalla Verità, tra la Sanità e Forcella, i rioni popolosi e popolari del centro storico di Napoli, ci sarebbero almeno quaranta artigiani (idraulici, falegnami, vetrai ed elettricisti) che continuano tranquillamente a «fare il black» senza che l’Istituto di previdenza sospetti alcunché. «Se non lo prendiamo noi il Reddito di cittadinanza, lo farà qualcun altro», è la giustificazione. Il bonifico ti fa bello. Lo ha sperimentato anche Elena che fa l’estetista a domicilio. Quando le va male, riesce a mettere assieme non meno di 1.500 euro. Altri 600 glieli fornisce lo Stato. Sui social difende a spada tratta il provvedimento varato dal governo Conte. Elena è imparentata con un politico grillino. What else?
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex capo della Dna inviò atti d’impulso sul partito di Salvini. Ora si giustifica, ma scorda che aveva già messo nel mirino Armando Siri.
Agli atti dell’inchiesta sulle spiate nelle banche dati investigative ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo, che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate, ci sono due documenti che ricostruiscono una faccenda tutta interna alla Procura nazionale antimafia sulla quale l’ex capo della Dna, Federico Cafiero De Raho, oggi parlamentare pentastellato, rischia di scivolare. Due firme, in particolare, apposte da De Raho su due comunicazioni di trasmissione di «atti d’impulso» preparati dal gruppo Sos, quello che si occupava delle segnalazioni di operazione sospette e che era guidato dal tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano (l’uomo attorno al quale ruota l’inchiesta), dimostrano una certa attenzione per il Carroccio. La Guardia di finanza, delegata dalla Procura di Roma, dove è approdato il fascicolo già costruito a Perugia da Raffaele Cantone, classifica così quei due dossier: «Nota […] del 22 novembre 2019 dal titolo “Flussi finanziari anomali riconducibili al partito politico Lega Nord”» e «nota […] dell’11 giugno 2019 intitolata “Segnalazioni bancarie sospette. Armando Siri“ (senatore leghista e sottosegretario fino al maggio 2019, ndr)». Due atti d’impulso, diretti, in un caso alle Procure distrettuali, nell’altro alla Dia e ad altri uffici investigativi, costruiti dal Gruppo Sos e poi trasmessi «per il tramite» del procuratore nazionale antimafia.
Donald Trump e Sanae Takaichi (Ansa)
Il leader Usa apre all’espulsione di chi non si integra. E la premier giapponese preferisce una nazione vecchia a una invasa. L’Inps conferma: non ci pagheranno loro le pensioni.
A voler far caso a certi messaggi ed ai loro ritorni, all’allineamento degli agenti di validazione che li emanano e ai media che li ripetono, sembrerebbe quasi esista una sorta di coordinamento, un’«agenda» nella quale sono scritte le cadenze delle ripetizioni in modo tale che il pubblico non solo non dimentichi ma si consolidi nella propria convinzione che certi principi non sono discutibili e che ciò che è fuori dal menù non si può proprio ordinare. Uno dei messaggi più classici, che viene emanato sia in occasione di eventi che ne evocano la ripetizione, sia più in generale in maniera ciclica come certe prediche dei parroci di una volta, consiste nella conferma dell’idea di immigrazione come necessaria, utile ed inevitabile.
Adolfo Urso (Imagoeconomica)
Il titolare del Mimit: «La lettera di Merz è un buon segno, dimostra che la nostra linea ha fatto breccia. La presenza dell’Italia emerge in tutte le istituzioni europee. Ora via i diktat verdi o diventeremo un museo. Chi frena è Madrid, Parigi si sta ravvedendo».
Giorni decisivi per il futuro del Green Deal europeo ma soprattutto di imprese e lavoratori, già massacrati da regole asfissianti e concorrenza extra Ue sempre più sofisticata. A partire dall’auto, dossier sul quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dedicato centinaia di riunioni.
Gigi De Palo (Ansa)
Su «Avvenire», il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, contraddice la ragion d’essere del suo ente chiedendo più nuclei familiari immigrati. L’esito di politiche del genere è visibile in Scozia.
Intervistato dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, ha rilasciato alcune dichiarazioni a pochi giorni dalla chiusura della quinta edizione degli Stati generali della natalità, indicando quelle che a suo dire potrebbero essere ricette valide per contrastare la costante riduzione delle nascite da cui l’Italia è drammaticamente afflitta (nel solo mese di agosto del 2025 il calo è stato del 5,4% rispetto ai già deprimenti dati dello stesso mese del 2024: in cifre, 230.000 neonati in meno).






