2022-12-28
Ho visto da vicino Frattini al lavoro. Fu un grande servitore dello Stato
Collaboravamo con i ministeri sin dagli anni Novanta: era efficientissimo ma sempre posato.Ho mantenuto un costante rapporto di amicizia con Franco Frattini fin dai primi anni Novanta. Ci univa un’esperienza di collaborazioni ministeriali che, lui magistrato del Consiglio di Stato, io della Corte dei conti, ci hanno consentito di fornire a vari ministri della «prima Repubblica» il supporto delle nostre conoscenze professionali, perché l’azione amministrativa fosse sempre conforme a legge e interesse pubblico. In precedenza, era stato giovanissimo avvocato dello Stato a 27 anni, poi magistrato del Tar Piemonte, per approdare, nel 1986, a palazzo Spada, la sede del Consiglio di Stato. Lui al Tesoro, poi a Palazzo Chigi, con il vicepresidente del Consiglio Claudio Martelli. Era il sesto governo Andreotti. Io ai Lavori pubblici con Giovanni Prandini. Più tardi alla Sanità con Raffaele Costa e lui segretario generale della presidenza del Consiglio, un ruolo di coordinamento dell’apparato del governo svolto con la sua consueta sicurezza e determinazione. Sempre col sorriso sulle labbra.È lì che entra in sintonia con Silvio Berlusconi e Gianni Letta. E da Palazzo Chigi entra in politica. Deputato di Forza Italia, assume incarichi di rilievo, presidente del comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti. Con il governo Dini, nel gennaio 1995, Frattini diventa ministro per la Funzione pubblica e per gli affari regionali. A Palazzo Vidoni torna nel giugno del 2001, con il governo Berlusconi-Fini come ministro per la Funzione pubblica. Pochi ricordano che, in questa veste, organizza il primo, ed unico, congresso nazionale della dirigenza pubblica. Apre i lavori in un Palazzo dei Congressi affollatissimo. La sua introduzione dà conto dell’approfondita conoscenza dei meccanismi dell’amministrazione pubblica che lo contraddistingue.Nel novembre 2002 è ministri degli Affari esteri, dove sostituisce l’ambasciatore Renato Ruggiero entrato in conflitto con Berlusconi.Sembra un ruolo ritagliato apposta per lui, per il tratto signorile, la consueta calma nel dibattere ed esporre ovunque la politica internazionale dell’Italia. Sempre apprezzato per quella sicurezza che caratterizza la sua profonda conoscenza dei dossier sulle vicende che interessano le relazioni internazionali.Nel 2004 Frattini va a ricoprire l’incarico di commissario europeo per la Giustizia e la sicurezza interna. È ancora a Bruxelles quando viene delegato dal presidente del Consiglio al coordinamento degli interventi del governo per lo svolgimento delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Pochi sanno che Frattini ha il titolo di maestro di sci.Dal 2008 al 2011 torna alla Farnesina nel governo Berlusconi IV. Dal settembre 2009 è promosso presidente di sezione del Consiglio di Stato, e nel 2012, rientrato a Palazzo Spada, è assegnato alla sezione consultiva per gli atti normativi.Dal 2011 al 2013 è anche presidente della Fondazione Alcide De Gasperi. È componente dell’alta corte di giustizia sportiva del Coni, organo giurisdizionale di ultima istanza dell’ordinamento sportivo italiano. Nel settembre 2014 viene nominato presidente del collegio di garanzia del Coni. Nel 2018, in occasione della presidenza italiana dell’Osce, il ministro degli Esteri Angelino Alfano lo nomina «rappresentante speciale della presidenza Osce per il processo di risoluzione del conflitto in Transnistria».Il 21 aprile 2021 viene nominato dal Consiglio dei ministri, presidente Mario Draghi, presidente aggiunto del Consiglio di Stato. Il 14 gennaio 2022 il consiglio di presidenza della giustizia amministrativa lo designa all’unanimità presidente del Consiglio di Stato, così subentrando a Filippo Patroni Griffi, eletto giudice della Corte costituzionale.Lo scorso gennaio, nelle giornate convulse nelle quali si discuteva del possibile successore di Mattarella, viene fatto il suo nome quale candidato del centrodestra per il Quirinale.È morto alla vigilia di Natale, a 65 anni, a seguito di una grave malattia.Unanime il cordoglio nel mondo politico, nelle magistrature, nelle amministrazioni. Tutti lo ricordano «un vero servitore dello Stato» (Berlusconi), «una persona speciale e straordinaria» (Crosetto), «acuto e leale» (Lollobrigida). E Giorgia Meloni, che gli era amica, lo ha definito «uomo garbato e intelligente», dicendosi «fiera di portare a termine la riforma del codice degli appalti alla quale aveva lavorato con dedizione».