2025-04-02
Le toghe inflessibili con la destra scoprono la clemenza per gli «amici»
François Bayrou e Nicolas Sarkozy (Getty Images)
Nel procedimento per sospetta appropriazione indebita contro Mélenchon, i giudici usano la mano leggera. E mentre il partito di Bayrou viene multato per un affaire sugli assistenti parlamentari, il leader ne esce assolto.La condanna all’ineleggibilità per 5 anni della leader del Rassemblement national, Marine Le Pen, non è stata accolta da tutti i partiti francesi come una buona notizia. In effetti alcune formazioni dello scacchiere politico transalpino hanno leader con pendenze giudiziarie.Il primo a non fare salti di gioia dopo il verdetto contro la fondatrice dell’Rn è stato Jean-Luc Mélenchon, numero uno del partito di estrema sinistra La France Insoumise (Lfi). L’altro ieri, la sua formazione politica aveva pubblicato un comunicato su X affermando: «Prendiamo atto di questa sentenza (a carico della Le Pen, ndr) anche se rifiutiamo per principio che il ricorso sia impossibile per un cittadino, chiunque egli sia». Poco dopo, sempre sul social di proprietà di Elon Musk, Mélenchon ha condiviso il messaggio di Lfi aggiungendo di volersi «associare pienamente alla dichiarazione» del suo partito e che «la decisione di destituire un eletto dovrebbe spettare al popolo». Il fondatore di Lfi ha poi chiosato ricordando che «è a questo che dovrebbero servire i referendum di revoca in una sesta Repubblica democratica».Forse anche Mélenchon teme che la sentenza che ha tagliato fuori Le Pen dalla corsa all’Eliseo, possa avere l’effetto dell’apertura del Vaso di Pandora e che, anche alla fine di un processo pendente nei suoi confronti, anche lui possa essere reso ineleggibile. In effetti, nel 2018, è stato istruito un procedimento giudiziario nei confronti di Mélenchon e di Lfi per sospetta appropriazione indebita e l’impiego di alcuni ex assistenti parlamentari. Ma, a differenza di quanto disposto per il Rassemblement national, la sua fondatrice e vari dirigenti ed ex assistenti parlamentari Ue (in totale una ventina di persone), pare che i magistrati che indagano sul partito di estrema sinistra non abbiano usato la stessa potenza di fuoco giudiziaria. Basti pensare che solo due ex assistenti parlamentari sono stati interrogati dai giudici. I due non sono stati considerati indagati ma trattati come testimoni assistiti, uno statuto più favorevole del precedente. Come riportavano pochi giorni fa il settimanale Jdd e il quotidiano Libération, anche l’Olaf, l’ufficio anti frode europeo, indaga su Mélenchon dal 2017. L’Olaf sospetta che, tra il 2013 e il 2017, il leader Lfi abbia usato dei fondi del Parlamento europeo, del quale Mélenchon era membro, per finanziare le proprie attività politiche in patria: anche in questo caso si parla di assistenti parlamentari. Oltre a Mélenchon, anche vari deputati Lfi hanno avuto qualche problema con la giustizia. Lo scorso settembre, l’onorevole Sophia Chikirou è stata indagata per sospetta «truffa aggravata» per delle presunte fatture gonfiate per la comunicazione della campagna elettorale del 2017. Nel gennaio scorso, il procuratore di Marsiglia ha chiesto per il deputato Lfi Sébastien Delogu una condanna a sei mesi di carcere con la condizionale e 1.000 euro di sanzioni pecuniarie. Come scriveva il sito di Le Monde lo scorso 7 gennaio, Delogu è sospettato di aver aggredito il vicepreside e la principale educatrice di un liceo marsigliese quando, nel marzo 2023, degli studenti cercavano di bloccare l’accesso all’istituto. Un altro deputato Lfi, Louis Boyard, prima di essere eletto aveva candidamente ammesso su C8, il canale di Vincent Bolloré spento dall’autorità di radiotelevisione francese e dove c’era un presentatore «scomodo», che in passato aveva spacciato droga. Anche il primo ministro François Bayrou è finito a processo per un altro affaire legato al presunto uso improprio di assistenti parlamentari a Bruxelles e Strasburgo. Nel febbraio 2024 il tribunale di Parigi aveva condannato il partito di Bayrou, il Modem, a pagare una multa di 400.000 euro ma aveva assolto il premier che, ai tempi, era solo uno degli alleati parlamentari del presidente Emmanuel Macron. Tuttavia la Procura parigina aveva presentato un appello alla sentenza di primo grado. I politici citati sono presunti innocenti e la giustizia farà il suo corso ma, dopo la sentenza a carico di Le Pen, qualcuno potrebbe rileggere diversamente la cronaca politico-giudiziaria francese degli ultimi anni. Come non ricordare infatti il processo a carico di François Fillon, candidato della destra alle presidenziali del 2017, conclusosi con una condanna in via definitiva nel 2024 ma che avrà un’appendice nel 2025. E poi, è ancora fresca la notizia della richiesta di una pena di 7 anni per l’ex presidente Nicolas Sarkozy, nel processo per i presunti finanziamenti libici alla sua campagna elettorale del 2007, nonché la condanna dello stesso a un anno di carcere commutato nel braccialetto elettronico. Certo, come è giusto, Fillon e Sarkozy, presunto innocente, hanno risposto o risponderanno delle accuse che sono mosse contro di loro dai magistrati. Ed è sicuramente solo una coincidenza se tanti potenziali aspiranti di destra alla presidenza della Repubblica francese sono stati indagati o condannati.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)