2024-06-16
Anti Le Pen uniti in piazza ma divisi su tutto
Manifestazioni in Francia contro il Rassemblement national: scontri, scritte per Gaza, insulti a Bardella, lodi agli assassini di poliziotti e israeliani. Le candidature agitano il Fronte popolare: Mélenchon fa le purghe, in lista un militante seguito dai servizi.Doveva essere il giorno dell’ira antifascista. Arrabbiati in effetti lo erano, ma, vista la potenza di fuoco mediatico-politica, ci si sarebbero potuti aspettare numeri ben più ampi. Alla fine, il sindacato Cgt, la Cgil francese, ha parlato di 640.000 manifestanti in tutto il Paese, di cui 250.000 nella sola Parigi. La prefettura capitolina ha, come da prassi, rivisto al ribasso le cifre, parlando di 75.000 manifestanti che hanno sfilato sotto la Tour Eiffel. In tutto il Paese si sono comunque contati 145 cortei, con le manifestazioni più significative a Marsiglia (12.000 persone), Nantes (8.5000), Rennes (8.000), Grenoble (6.900) e Tolosa (5.000). Per affermare quale imprescindibile principio democratico? Il no puro e semplice al partito più votato alle Europee, ovvero il Rassemblement national. Il tutto tra danneggiamenti e momenti di tensione (vandalizzato, peraltro, una negozio della Harley Davidson, e tanti saluti all’epopea libertaria alla Easy Rider). In place Nation, a Parigi, la testa del corteo antifascista ha dato luogo a scontri, sedati dalla polizia con l’aiuto dei lacrimogeni. Poca creatività negli slogan: si è andati dall’evergreen «Free Gaza» a un didascalico «Bardella figlio di puttana». Non è mancato chi ha voluto strafare, come il tizio che si è presentato con il cartello «Un poliziotto morto è un voto in meno per il Rn». A Tolosa, uno slogan di successo era «Georges Abdallah, i tuoi compagni sono qua», in riferimento al comunista libanese condannato all’ergastolo per l’assassinio di alcuni diplomatici israeliani e americani. Deve essere questo, allora, il famoso «spirito repubblicano» da cui i lepenisti sarebbero esclusi per difetto genetico. Nel frattempo, a tenere banco nella sinistra transalpina sono le candidature per le imminenti elezioni legislative anticipate. Alla fine pare si sia riusciti a mettere in piedi il Nuovo Fronte popolare, così battezzato, con poca fantasia, in memoria dell’alleanza che fece barrage all’estrema destra per ben due anni, non aiutò la Spagna anti franchista e alle soglie della Seconda guerra mondiale si disciolse come neve al sole per le divisioni interne. Alla faccia dei miti fondatori. Ad ogni modo, ieri Raphaël Glucksmann, leader di Place publique, si è aggiunto al carrozzone, di cui fanno parte i socialisti, i comunisti, i Verdi e la France Insoumise. Il candidato premier? Non c’è. «Non sarà Jean-Luc Mélenchon», si è affrettato a precisare Glucksmann. Nei ranghi mélenchoniani c’è del resto un clima tesissimo: alcune figure centrali del partito, come Raquel Garrido, Danielle Simonnet e Alexis Corbière, hanno denunciato le «purghe» contro di loro dopo essere stati estromessi dalle candidature. La Garrido ha addirittura dato vita a un teatrino tragicomico, ribadendo di essere «la candidata del Nuovo Fronte popolare nella mia circoscrizione» a dispetto delle indicazioni del suo partito. Intanto, in piazza, sfilava una donna con il cartello «Sinistra unita, Mélenchon dittatore, vattene». Glucksmann, dal canto suo, è considerato da alcuni quadri de La France insoumise, come Aly Diouara, semplicemente come un «sionista». Un clima di condivisione e progettualità, insomma. Nel frattempo è risceso in campo François Hollande, che sarà candidato nel suo feudo elettorale della Correze. Essendo stato primo presidente nella Quinta Repubblica a non ricandidarsi, nel 2017, per paura di fare un fiasco clamoroso, porterà in dote la sua esperienza. Fa discutere anche la candidatura di Raphaël Arnault, leader del movimento antifà Jeune Garde, seguito dai servizi e bollato con la «fiche S» che designa i soggetti pericolosi per lo Stato a causa delle azioni violente di cui è stato protagonista e recentemente ascoltato dalla polizia perché accusato di apologia del terrorismo. L’antilepensimo militante incassa infine l’autorevole (?) endorsement di Marcus Thuram, attaccante dell’Inter e della nazionale transalpina: «La situazione mi mette tristezza, la cosa è molto seria. Nello spogliatoio, dopo l’amichevole con il Canada, abbiamo ricevuto la notizia e siamo rimasti scioccati. Questa è la triste realtà della nostra società. Dobbiamo votare e lottare come cittadini affinché il Rn non vinca e non passi». È ufficiale: la sinistra passa al catenaccio.
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