2018-06-03
Fontana linciato per delle ovvietà
La macchina del fango si scatena da subito: primo bersaglio, il ministro veronese. Ma è la Costituzione, non il leghista, a dire cos'è una famiglia. E l'unione gay non lo è.È stata una giornata di polemiche, ieri, per le parole di Lorenzo Fontana, neoministro della Famiglia che al Corriere della Sera ha dichiarato di voler sostenere la famiglia «naturale», dato che quelle arcobaleno, ha precisato, «per la legge non esistono». Non l'avesse mai detto. Il mondo Lgbt è subito insorto, con le associazioni arcobaleno che ora, ha affermato Sebastiano Secci, presidente del circolo Mario Mieli, «non possono stare tranquille». Lo stesso Matteo Salvini è intervenuto per precisare che quelle di Fontana sono solo «sue idee», che «non sono nel contratto di governo». Rassicurazioni che difficilmente basteranno a placare gli animi arcobaleno e a far comprendere come nelle dichiarazioni del ministro veronese ci sia ben poco di lunare. Infatti, posto che è ovvio che Fontana abbia espresso «sue idee» - l'intervistato era lui -, c'è da dire che, nonostante il riconoscimento delle unioni civili, l'articolo 29 della Costituzione tutt'ora definisce la «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Una definizione che, con la sentenza n°138 del 2010 della Consulta, è stata ribadita insieme al fatto che, per quanto travolgenti, le «trasformazioni dell'ordinamento, ma anche dell'evoluzione della società e dei costumi» non possono, rispetto alla concezione del matrimonio dei padri costituenti, incidere «sul nucleo della norma». Lo stesso attivismo Lgbt pro nozze gay, del resto, dimostra che, pur essendo state introdotte le unioni civili, le famiglie arcobaleno per la legge tali non sono; e mai potrebbero essere, si potrebbe aggiungere, neppure se incardinate nell'ordinamento.Questo perché, se si condivide l'idea che il diritto non abbia poteri magici, si deve convenire sul fatto che, anche se si riconoscessero le nozze gay, fra il matrimonio vintage e quello arcobaleno rimarrebbe un'incolmabile differenza che non gli uomini ma la natura ha posto nel momento in cui ha conferito solo alla coppia formata da un uomo ed una donna una vocazione procreativa ad altre unioni, invece, preclusa. Senza contare che le nozze omosessuali sarebbero destinate ad essere un ossimoro dato che lo stesso termine «matrimonio», derivando da matris e munus - etimologicamente il dovere della madre -, rinvia ad una dimensione genitoriale. Merita infine di essere precisato un aspetto chiave, ossia il motivo per cui lo Stato riconosce la «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», che nulla a che vedere con la verità dei sentimenti. Se infatti i sentimenti fossero, in quanto tali, meritevoli di riconoscimento, si dovrebbe spiegare come mai per il fidanzamento, l'amicizia o il legame fra nonni e nipoti - tutte forme d'amore - degli istituti giuridici non siano mai stati neppure pensati. Ancora, se giuridicamente i sentimenti fondassero la famiglia, essi dovrebbero essere verificati, cosa che naturalmente non avviene col celebrante il matrimonio che si limita a registrare la libera volontà degli sposi. Appare dunque chiaro come la ragione per cui gli Stati, sin dall'antichità, riconoscono solo un tipo di famiglia non abbia base sentimentale, ma si fondi piuttosto sulla «convenienza» statale nel valorizzare quella specifica unione che, oltre a essere la sola feconda, è pure quella che nella generalità dei casi meglio assicura educazione e sviluppo ai figli. A tutte le altre forme affettive va, come ovvio, il massimo rispetto, che non passa però necessariamente dalla definizione di «famiglie».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)