2025-05-04
Sulle nomine delle fondazioni liriche parte la sfida di Mazzi contro tutti
Il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi (Imagoeconomica)
Il sottosegretario di Fdi avvia un giro di valzer rompendo gli equilibri della maggioranza.Il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, rompe gli schemi delle nomine scatenando le ire della sinistra ma anche creando diversi mal di pancia nella maggioranza. La direzione generale Spettacolo del ministero della Cultura ha pronta una riforma che cambia le modalità di composizione dei consigli di indirizzo (quegli organismi che devono indicare i sovrintendenti) sottraendoli alla regia degli enti locali e attribuendo un peso maggiore al ministero del Collegio romano. Il decreto prevede che al Mic, il ministero della Cultura, spetti l’indicazione di un componente all’interno dei consigli e, a differenza di quanto accade oggi, ne possa indicare un altro, anche se di concerto con i Comuni. Il testo è seguito passo passo dal direttore generale Spettacolo, Antonio Parente, considerato molto vicino al sottosegretario Mazzi. Al momento il ministro Alessandro Giuli, non si è espresso sulla riforma anche se più voci dalla maggioranza continuano a sussurrargli alle orecchie di aver lasciato carta bianca a Mazzi, che in virtù della delega sulle fondazioni lirico sinfoniche, agirebbe un po’ troppo a briglie sciolte. I mugugni arrivano soprattutto dalla Lega che ha chiesto a Giuli un vertice di chiarimento sul metodo e la condivisione delle nomine per evitare che siano appannaggio solo di Fratelli d’Italia. A far traboccare il vaso è stata la nomina al Teatro Carlo Felice di Genova, di Michele Galli, calata dall’alto senza alcun giro di consultazioni e il benché minimo segnale agli gli alleati di governo. Non è un caso isolato giacché lo stesso copione si è avuto a Bologna, dove è arrivata Elisabetta Riva, come soprintendente al Teatro comunale, in sostituzione di Fulvio Macciardi, pescata da Mazzi addirittura in Argentina, al Coliseo di Buenos Aires. Una nomina che ha trovato il placet del sindaco dem, Matteo Lepore.Come scudo all’insofferenza della Lega, Mazzi rivendica di aver portato sotto l’egida di FdI, il meglio delle istituzioni lirico sinfoniche. Al tempo stesso però lascia intendere che ha un suo metodo e vuole andare avanti senza avere steccati. La partita più grossa si gioca per il teatro San Carlo di Napoli dove il sottosegretario vorrebbe Fulvio Macciardi, in uscita dal Comunale di Bologna. Macciardi vanta una lunga vicinanza con le amministrazioni di centrosinistra. A Bologna era considerato l’uomo dell’ex sindaco e ora deputato del Pd, Virginio Merola e in seguito vicino a Matteo Lepore. Poi però è arrivata «la conversione» e si è avvicinato a Mazzi.Da sistemare anche la situazione al Petruzzelli di Bari. Ma qui il sottosegretario avrebbe del filo da torcere ad imporre un suo uomo, in quanto il favorito al momento è Luigi Fuiano, attuale direttore esecutivo del teatro barese che si giova di un asse tra il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano del Pd e il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato anche lui pugliese.Forza Italia al momento segue attenta l’evoluzione della situazione e comunque è riuscita ad aggiudicarsi la conferma al Teatro Massimo di Palermo di Marco Betta, gradito al presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani.Non è tutto. La riforma della legge sull’età massima per ricoprire la carica di sovrintendenti dei teatri lirici (con l’emendamento parlamentare a firma di Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera) che non può essere «conferita a chi ha compiuto 70 anni», ma consente di rimanere in carica «per tutta la durata del mandato in corso» a coloro che hanno ricevuto un incarico prima dei 70 anni, è sembrata fatta apposta per consentire a Nicola Colabianchi, nominato alla Fenice di Venezia, da Giuli, e che aveva solo mezzo mandato davanti a sé, di superare la soglia.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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