2024-11-30
Come un fiore di loto può aiutarci a superare la paura del dolore
Il libro del monaco vietnamita Thich Nhat Hanh insegna esercizi per la meditazione, per far avvicinare tutti al proprio intimo sé. Una necessità nata dal tentativo di dare un senso alla vita e, soprattutto, alla morte.Avete mai visto sbocciare un fiore di loto? Avessi fatto questa domanda a mio nonno quando ero bambino, probabilmente sarebbe sceso dalle sue alture placide e mi avrebbe guardato con l’occhio di chi deve ascoltare una spiegazione difficile senza aver voglia di capirci granché. Un fiore di che? Di loto nonno, il fiore di loto. Ma chi l’aveva mai visto un fiore di loto, nella pianura padana, trenta o cinquanta anni fa? Forse qualche signore benestante che aveva avuto modo di piantarne nel suo vasto giardino ottocentesco, magari un giardiniere viaggiatore ne aveva portati dall’Asia, oppure da un orto botanico. Ma di certo non era un fiore comune. Al contrario ora i fiori di loto si trovano in tanti luoghi, pubblici e privati, e non fa nemmeno strano che nel lago che costeggia Mantova vi sia, al centro, un’isola grande di fiori di loto, richiamo di non pochi turisti. Ma in vari luoghi d’Italia piccoli laghi sono stati occupati da floride rigogliose colonie di fiori di loto, con le loro grosse foglie, le fioriture bianco-violacee e quei curiosi imbuti legnosi rovesciati, forati in cima, che restano, caduti i petali e le foglie, e che di tanto in tanto si vedano nelle case, nei salotti, nelle vetrine degli interior designers.Il monaco vietnamita Thich Nhat Hahn non posa i suoi piccoli piedi su questa terra da un paio di anni, ma le sue parole, i suoi segni, i suoi insegnamenti, continuano a spargersi, ad attecchire. La Ubiliber, emanazione editoriale dell’Ubi (l’Unione buddhista italiana), ha dato alle stampe l’incantevole Lo sbocciare di un loto - Meditazioni guidate per la consapevolezza, la guarigione e la trasformazione. Ovviamente il lettore esperto, magari anche di lungo corso, navigato, imbattendosi nel sottotitolo se la ridacchia sotto i baffi. Seee, consapevolezza, guarigione - nientemeno - e trasformazione, mah. Qualche dubbio sarà pur lecito porselo, o no? O facciamo come quei fanatici che finiscono a meditare sotto la luna e si convincono di essere dei Buddha dei nostri giorni? Ma lasciamoci accogliere in queste pagine. Anzitutto il volume è ben curato, copertina ruvida e con un disegno stilizzato del fiore di loto, blu Cina, su sfondo arancio. La collana si chiama Linfa e ha già in catalogo nove volumi di guide spirituali non italiane (ad esempio un altro Tnh, una Charlotte Joko Beck, buddista americana, un Shunryu Suzuki, giapponese, due Pema Chodron, buddista tibetana nata a New York). Mi piace abbordare un libro partendo dall’indice, quanto è prezioso l’indice per iniziare ad annusarne l’atmosfera, il contenuto: La consapevolezza del corpo… ritornare al corpo nel momento presente… sorridere alla vita… prendersi cura di ogni organo del corpo… meditazione sugli stadi di decomposizione del mio cadavere… (gulp!) meditazione sugli stadi di decomposizione del cadavere di una persona amata… (doppio gulp!) contemplare la natura senza nascita e senza morte del corpo… Però, i buddisti si sa, non scherzano. Quando si tratta di morte la affrontano con un rigore che per noi ex o ancora cattolici risulta quantomeno sospetto, ma invece è autentico. D’altronde il Buddha storico iniziò il suo cammino di formazione proprio dopo aver visto nelle strade della sua sontuosa cittadina i malati e i morti. Il buddismo nasce dal desiderio di trovare una chiave per vivere la nostra vita, questa nostra esistenza, superando il terrore del dolore e della morte, della perdita di ogni cosa e dei nostri cari. Certo, l’educazione quotidiana che ci porta ad accumulare, a possedere sempre più cose e a mettere da parte risorse per un futuro ignoto e minaccioso, mal si concilia con queste altre pratiche millenarie, possibili soprattutto per coloro che abbandonano la società e trovano rifugio in un tempio, in un monastero, in una comunità religiosa. Noi laici non viviamo così: quanti tentano di mediare, di condurre la propria vita con tutti gli obblighi e i desideri, i compiti e i ruoli, e al contempo di approfondire pratiche di meditazione, di abbandono dei desideri più aggressivi e latenti, insomma di far propri i valori predicati dal buddismo, al di là della scuola di riferimento, lo zen o il buddismo tibetano o i padri della foresta eccetera, sanno che non è affatto facile, non basta meditare mezz’ora ogni mattina prima di incominciare a sbrigliare la propria matassa ordinaria, certo è un primo passo, ma poi? Ma poi ci sono appunto i ritiri, ci sono le esperienze, ci sono i libri come questo, scritto non da uno che studia anzitutto, ma da chi ha vissuto così per una vita. «Come usare questo libro», pagina 13: «Si può meditare pressoché ovunque: seduti, camminando, sdraiati, in piedi; anche mentre si lavora, si mangia e si va in bagno. Gli esercizi di questo libro servono principalmente a guidare e a rafforzare la pratica della meditazione seduta». «I fondamenti della meditazione guidata», pagine 13 e 14: «Le meditazioni guidate di questo libro hanno scopi diversi. Alcuni esercizi sono volti semplicemente a nutrire la gioia di essere vivi. Altri aiutano a stare in contatto con la vita, aiutano a guarire, a guardare in profondità e a lasciar andare. Altri ancora combinano due o tre di queste funzioni allo stesso tempo».«Meditare da soli»: questo è un capitolo delicato poiché secondo molti «maestri» il buddismo esiste soltanto se condiviso da una comunità, da quel che viene detto il Sangha. Pagine 17-18: «Anche se praticate da soli, potete stare certi che le meditazioni in questo libro vi aiuteranno a trasformare la vostra vita e a ridurre la vostra sofferenza». Che fare dunque per iniziare? «Basta solo sedersi». Ma non proprio, bisogna sistemare il corpo di modo che non sia d’intralcio, per quanto non vi sia nulla di naturale e spontaneo nello stare seduti, immobili, in una posizione o in un’altra, per 30 o 40 minuti, ripetendo magari questo modulo per sei, sette, otto volte di seguito. Ci si abitua, ci si allena. Dunque? Si tenta di sgomberare la mente, e qui i problemi si sommano. Non pensare non è umano, tutti pensiamo, ma un conto è essere spettatori di qualcosa che ci balugina davanti, un conto è attaccarci, ricamarlo, lavorarci dentro. Vivere il momento presente, in casa o in un bosco, reclama di farsi spettatore, di farsi attraversare senza allungare le nostre mani. Come poterlo eventualmente imparare a fare? Seguendo gli esercizi de Lo sbocciare di un loto. Saremo poi delle persone migliore? Qui qualche dubbio potrebbe fiorire.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)