2021-04-09
Fioccano le rinunce ad Astrazeneca. Figliuolo giura: «Il piano va avanti»
Di qui a maggio vanno completate le somministrazioni agli over 60 e Vaxzevria si può usare. Territori e Asl però non devono alterare i target. Il generale conferma l'obiettivo: «Entro fine mese, 500.000 dosi al giorno»L'esperto Antonio Ferro, presidente della Società di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti): «Occhio a precedenti di trombosi e alle petecchie. Niente cure fai da te»Lo speciale contiene due articoliCome impatteranno i nuovi limiti «raccomandati» per Astrazeneca agli over 60? Il commissario Francesco Paolo Figliuolo illustrerà già nelle prossime ore la nuova direttiva che, secondo quello che ha accennato ieri in conferenza stampa il premier Mario Draghi, inserirà anche il parametro delle vaccinazioni delle categorie a rischio tra quelli previsti per autorizzare le riaperture delle Regioni. In ogni caso, da qui fino a maggio - quando dovrebbe iniziare la fase di massa - il piano prevede già di procedere per ordine di età. Quindi non dovrebbero esserci grossi sconvolgimenti considerando che dovranno essere completate le somministrazioni agli over 60 e che quindi, a esclusione degli estremamente vulnerabili, Astrazeneca va bene. Anche le vaccinazioni nelle aziende non partiranno prima di maggio. «A fine mese dobbiamo arrivare a 500.000 dosi giornaliere. Abbiamo subito aperto la possibilità di prenotazione da 60 anni in avanti per rimanere in linea con il piano», mentre gli under 60 che hanno già ricevuto la prima dose «riceveranno anche la seconda», ha detto ieri Figliuolo. «Tra questo trimestre e il prossimo arriveranno 30 milioni di Astrazeneca, che potranno essere destinate anche alla platea degli over 60 fino ai 79 anni che è di circa 13,2 milioni di utenti», ha ricordato, aggiungendo che «di questi 2 milioni e 270.000 ha già ricevuto la prima dose». Le munizioni, insomma, non mancano. Lo ha ribadito più volte ieri anche Draghi. Guardando la disponibilità di vaccini fino al primo trimestre del 2022, salvo cambiamenti e nuove autorizzazioni come quelle attese per Novavax e Valneva, l'arsenale a disposizione è di quasi 206 milioni di dosi con una media mensile stimata di 13,7 milioni. Figliuolo ieri ha ipotizzato un aumento del 15-20% di forniture di dosi superiori alle previsioni ad aprile, riferendosi ai tre vaccini attualmente inoculati. «Poi arriveranno circa 500.000 Johnson&Johnson che ci daranno una mano perché essendo dose unica, dal punto di vista logistico le Regioni sono agevolate». Non solo. Di Pfizer e Astrazeneca le Regioni sanno già cosa arriva fino a fine aprile e di Pfizer sanno pure le date. Tutto a posto, allora? Dipende. Perché i vaccini ci sono, ma vanno somministrati rispettando i target prioritari dei vaccinandi, senza improvvisazioni, altrimenti i piani di Figliuolo si complicano. La palla, al netto del crollo delle adesioni per sfiducia nel vaccino, è però in mano alle Regioni e anche alle singole Asl. Quelle che finora avevano somministrato Astrazeneca (inizialmente indicato per gli under 55) anche agli over 60 non fragili, potrebbero essere «spinte» a usare le dosi di Pfizer o di Moderna per i più giovani drenando le risorse alle categorie prioritarie. Del resto, è già successo quando a livello locale sono stati iniziati nuovi target vaccinali prima di aver completato quelli precedenti. Le pressioni, anche politiche, continuano. Ieri, ad esempio, la portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche del Pd ha chiesto che cassiere, lavoratrici e lavoratori della grande distribuzione alimentare vengano inseriti in via prioritaria nei percorsi vaccinali, appena sarà raggiunto l'obiettivo della copertura delle fasce d'età dai 70 anni in su. Se ci si muove in ordine sparso, il pasticcio è fatto. Ieri Figliuolo ha insistito molto su questo punto: «Io non sono l'uomo solo al comando, sono il commissario che cerca insieme a tutte le istituzioni di dare una linea chiara per la campagna vaccinale». E ha sottolineato che «prima riusciamo a vaccinare le categorie a rischio come over 80 e fragili, prima possiamo vaccinare le categorie produttive per far ripartire l'Italia». Eppure alcuni amministratori restano in fermento. Per il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, «la comunicazione che è stata data su Astrazeneca è assolutamente idiota. Non facciamoci condizionare la vita anche da queste notizie», ha detto ieri. Senza spiegare se, e come, intende ora portare avanti il suo progetto di immunizzare l'intera popolazione delle isole di Ischia, Procida e Capri in vista della stagione turistica. In Puglia, la percentuale di rifiuti per Astrazeneca si attesta attorno al 40%. Nel frattempo, sempre con Astrazeneca, lo scorso weekend sono stati vaccinati 13.000 caregiver con numerose illegittimità segnalate al Nirs (Nucleo ispettivo sanitario regionale) e la Procura ha acquisito il piano vaccinale regionale e le circolari sulle fasce di rischio. In Toscana, sono poche le rinunce ad Astrazeneca ma è sempre caos: ieri si sono fermare le vaccinazioni in tutti gli hub vaccinali, d eccezione di quello di Arezzo, fa sapere la giunta di Eugenio Giani che ha terminato (ne ha circa 30.000 nei frigoriferi) le scorte di Astrazeneca (una nuova consegna è attesa dopo il 14 aprile). Più a Nord, la Lombardia apre «ai settantenni perché l'adesione della fascia tra i 75 e i 79 anni, dopo un primo giorno molto promettente, è inferiore al previsto. E la causa è Astrazeneca», ha detto il direttore generale al Welfare della Regione, Giovanni Pavesi. Intanto il Veneto guidato da Luca Zaia ha già deciso in questa fase di non fare più il vaccino Astrazeneca sotto i 60 anni. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/fioccano-le-rinunce-ad-astrazeneca-figliuolo-giura-il-piano-va-avanti-2651993310.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="no-al-panico-monitorate-i-sintomi" data-post-id="2651993310" data-published-at="1617914457" data-use-pagination="False"> «No al panico, monitorate i sintomi» L'Agenzia europea del farmaco (Ema) pur confermando l'efficacia e la sicurezza di Vaxzevria, il vaccino anti Covid di Astrazeneca, ne mina la reputazione. Il foglietto illustrativo non è cambiato rispetto alla settimana scorsa, quando è stato aggiunto il rischio di «casi molto rari di trombosi e trombocitopenia, entro i primi 7-14 giorni successivi alla vaccinazione in donne di età inferiore a 55 anni», anche se può essere dovuto a un maggior «uso del vaccino in questa popolazione». L'Ema non prevede restrizioni d'uso, ma dicendo che può esistere un legame tra Vaxzevria e possibili forme di trombosi rare, scarica il problema sui Paesi europei, che vanno in ordine sparso. «A livello centrale era opportuno che qualcuno si prendesse la responsabilità di continuare la somministrazione del vaccino. Con 20 milioni di dosi fatte in Gran Bretagna, sappiamo rischi e benefici. Per la sanità pubblica sarebbe stato opportuno migliorare gli aspetti dell'anamnesi, ricercando i rarissimi casi in cui, per storia familiare, c'è un possibile rischio di trombosi», osserva Antonio Ferro, presidente della Società di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti). Sulla scia dell'Ema, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), senza indicare un limite d'età per la somministrazione del vaccino, consiglia un uso «preferenziale negli over 60». Nessuno si prende la responsabilità? «La circolare ministeriale lascia alle Regioni l'interpretazione sull'utilizzo. Mancano le indicazioni, così può capitare che si cambino i target di età da una Regione all'altra. È devastante da un punto di vista comunicativo». Cosa succede adesso per chi ha fatto la prima dose con Vaxzevria? Deve fare la seconda? «Chi non ha avuto problemi con la prima, fa la seconda. Qui le indicazioni sono chiare». Cosa deve sapere chi non l'ha fatto: ci sono delle condizioni cliniche, dei fattori di rischio da considerare? «Vanno sicuramente ricercati precedenti di trombosi, deficit di coagulazione, petecchie (puntini rossi sulla pelle che segnalano microtrombosi). Basta alzare l'attenzione e, nel caso, passare a un'alternativa. Non ci sono evidenze che aumenti il rischio per chi assume la pillola anticoncezionale. Se compariamo i rarissimi casi sospetti e le morti che vengono evitate dal vaccino, non c'è metro di comparazione. Si alza l'attenzione, ma si deve vaccinare». Come comportarsi prima e dopo la somministrazione. Ci sono dei farmaci che potrebbero ridurre il rischio di effetti collaterali? «È molto pericoloso l'uso generalizzato anche dei comuni antinfiammatori. Nel bugiardino di questi farmaci ci sono effetti collaterali che, in un utilizzo indiscriminato, aumentano in maniera esponenziale. Vanno usati in casi specifici, ad esempio in chi ha una puntata febbrile per più di 24 ore». Nel foglietto illustrativo di Vaxzevria è scritto di rivolgersi subito al medico se, fino a due settimane dalla vaccinazione, si nota: «respiro affannoso, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente», sintomi neurologici, «cefalea severa o persistente o visione offuscata» oppure «ecchimosi (petecchie)». Ci sono cure per queste condizioni? «Come società scientifica stiamo facendo una nota in questo senso. Con uno di questi sintomi si informa il medico, non ci si reca al pronto soccorso. Le cure ci sono: farmaci d'uso comune come il cortisone». Le donne sotto i 55 anni sembrano più a rischio perché, secondo l'Ema, si è vaccinato soprattutto personale delle residenze per anziani, prettamente femminile. Cosa ne pensa? «Le donne hanno una risposta immunitaria diversa dagli uomini. Nelle migliaia di dosi fatte, gli effetti indesiderati di Vaxzevria sono più numerosi nei soggetti giovani rispetto agli anziani, ma tutti i vaccini hanno effetti collaterali». Cosa cambia nella campagna vaccinale? «Bisogna rifare tutto. È molto complicata la riprogrammazione delle sedute vaccinali. Si è creato un cortocircuito comunicativo. Vaxzevria è uscito per chi aveva meno di 55 anni, poi sotto i 65, quindi senza limiti d'età e poi la raccomandazione per chi ha più di 60 anni. Questo ci mette in difficoltà estrema».
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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