2020-12-03
Finisce in Procura la falsa denuncia sui pazienti Covid lasciati senza cure
Scattano anche i procedimenti disciplinari per i medici che calunniarono i colleghi dell'ospedale S. Carlo di Milano.«Fate schifo anche alle fogne». Linguaggio aulico da Facebook, fotografia del governatore Attilio Fontana, destinatario del complimento postato a inizio novembre dalla dottoressa Cristina Sorlini, il medico del pronto soccorso dell'ospedale San Carlo di Milano che dieci giorni dopo ha scritto e fatto firmare a 48 colleghi (su un migliaio di camici della struttura) una lettera di denuncia che ha scosso la penisola travolta di nuovo dalla pandemia. Nel pieno della seconda ondata, in quella missiva si diceva che nel reparto erano state fatte «scelte né clinicamente né eticamente tollerabili» e che i medici «sono stati forzati a dilazionare l'accesso a terapie e tecniche». Costretti a negare l'intubazione a pazienti che ne avevano bisogno, quindi a decidere chi poteva essere salvato e chi no. Ora gli autori della lettera dovranno spiegare i contorni del caso in procura. Compresa la Sorlini che sempre su Facebook, con tono da vendicatrice (triste per un medico), aveva scritto sotto un'altra foto del governatore lombardo: «Non esiste giustizia nel mondo, quindi il Covid non colpirà duramente chi se lo meriterebbe». Chi ha dipinto scenari da terzo mondo nascosto dal cappuccio della tuta nel programma Tv7 di Raiuno dovrà togliersi la maschera. L'accusa fu terribile per la credibilità dell'ospedale, un grido di dolore che ha riattizzato l'incendio politico sulla sanità lombarda con lo scopo di tenere sotto scacco la regione più colpita dal virus cinese. Il Pd lombardo e la Cgil, che già a marzo avevano dato prova di voler cavalcare la pandemia per scopi politici, hanno subito usato la denuncia come arma per rimettere sulla graticola l'assessore Giulio Gallera. La lettera avrebbe dovuto essere ad uso interno, ma ancor prima di essere protocollata in direzione ospedaliera (dettaglio curioso) era finita nella redazione del Fatto quotidiano, che facendo il suo lavoro l'ha pubblicata. L'evoluzione della vicenda sembra molto italiana. Dopo qualche giorno i 49 medici accusatori sono scesi a 18; gli altri hanno preso le distanze dalle loro stesse firme. Spira aria di strumentalizzazione. Il primo a smontare l'accusa è stato il primario del pronto soccorso, Francesca Cortellaro, che in un'intervista a la Repubblica ha smentito i suoi e la poco verosimile apocalisse in corsia: «Una lettera vergognosa, ciò che hanno scritto è falso, non abbiamo mai negato le cure necessarie per salvare i pazienti Covid. Nessuno è stato lasciato morire, sono stati tutti curati e molti anche salvati in situazione estreme quando tutto lasciava pensare il peggio». Il primario, sospeso da direttore del dipartimento in attesa di approfondimenti sulle cartelle cliniche dei pazienti, ha a sua volta sporto denuncia contro ignoti per il furto dal suo computer di una mail interna nella quale illustrava la difficile situazione del pronto soccorso per l'afflusso massiccio di pazienti Covid. Un fronte compatto di primari e di medici, anestesisti e rianimatori, ha espresso solidarietà all'ospedale con una raccolta di firme. Tutte le sigle sindacali, tranne la Cgil, si sono espresse a sostegno del buon lavoro della maggioranza dei rappresentati. Si sono ribellati tutti, presi in contropiede dal veleno sparso proprio nel momento di massimo impegno dei sanitari. Il San Carlo aveva assunto medici e infermieri per rinforzare i reparti, macchinari di supporto anticipando i contributi del governo (il famoso piano Arcuri) non ancora arrivati. Dal pronto soccorso sono partite lettere nelle quali si garantisce che «non abbiamo fatto mancare cure a nessuno nonostante le difficoltà oggettive e lo stress». La faccenda è sfociata in una denuncia da parte della direzione dell'ospedale alla magistratura per verificare i fatti. È stata anche costituita una commissione per ripercorrere le procedure di cura, messe in dubbio dalla lettera scarlatta. La situazione degli accusatori ora è delicata. Se le cartelle cliniche dei pazienti dimostreranno che tutto si è svolto nei dettami del protocollo, i firmatari saranno sottoposti a provvedimento disciplinare per avere scritto il falso con l'aggravante del procurato allarme sociale. Se invece saranno individuate mancanze nelle cure, i medici saranno penalmente perseguibili per avere violato il codice etico e deontologico. Gli sponsor politici degli apocalittici stanno cambiando strategia. Il segretario della Cgil lombarda, Natale Cremonesi ora si sorprende perché «invece di scegliere la strada della collaborazione, l'azienda denuncia». E te credo. L'asse Pd-Cgil-sindacato di base aveva dato il peggio di sé in primavera con l'attacco concentrico al Pio Albergo Trivulzio (la strage silenziosa), salvo poi scoprire che i protocolli erano stati rispettati e che in molte Rsa italiane la situazione era ben peggiore. E con l'esposto contro l'ospedale in Fiera, ora fondamentale per salvare vite, firmato dal segretario dei Cobas Riccardo Germani, noto solo per essersi travestito da Zorro contro Matteo Salvini in piazza Duomo. In politica vale tutto, ma speculare su un virus non s'era ancora visto.