2025-05-31
Dietro gli attacchi di Parigi a Fincantieri manovra politica per marginalizzarci
Emmanuel Macron (Getty Images)
L’Eliseo trama per soffiarci appalti e ruoli chiave nella Difesa Ue. L’incontro Macron-Meloni è un’occasione per tenere il punto.La Francia è sempre la Francia. Abile, capace tecnologicamente, ma partner poco affidabile, per usare un eufemismo, e sempre pronta a passare sul cadavere industriale degli altri Stati. Così da un lato non stupisce che i vertici militari dal nulla si siano messi ad attaccare la nostra Fincantieri, per giunta in un consesso istituzionale. Il capo di stato maggiore della Marina francese, l’ammiraglio Nicolas Vaujour, durante un’audizione alla commissione Difesa dell’Assemblea nazionale ha sparato alzo zero. Secondo lui la joint venture Naviris creata nel 2020 tra l’azienda ora guidata da Pierroberto Folgiero e la francese Naval group, pensata per un consolidamento navale europeo, «non avrebbe soddisfatto le aspettative». Vaujour ha dichiarato: «Oggi in Europa abbiamo 14 cantieri navali che competono tra loro; in un mondo ideale ne avremmo tre o quattro che si sfidano ma che conquisterebbero maggiori quote di mercato all’estero». Non è difficile immaginare dove i vertici militari francesi vogliano andare a parare: un consolidamento (a loro favore) o societario o dei programmi. Infatti, la critica rivolta alla joint venture non ha alcuna base tecnica. La componente italiana per via delle attività dual use è più veloce di quella francese. Non lo diciamo noi, ma i dati delle commesse Fincantieri che a oggi hanno sempre rispettato costi, tecnologie pattuite e tempi di consegna. Nel documento Rapporto Marina 2024 sono descritti i trend evolutivi delle unità navali. «Un importante elemento che qualifica l’approccio italiano alla progettazione delle unità di superficie è la versatilità, ossia la predisposizione per assolvere un ampio spettro di missioni, anche ad alta intensità». I Ppa, multipurpose combat ship, ne sono un esempio calzante. È una filosofia sviluppata dall’Italia che prevede versatilità, capacità di riconfigurare i payload in base alla dislocazione e alle specifiche missioni. Questo lo sanno bene i francesi ed è proprio questa filosofia che sembrano voler attaccare. È il vero motivo sottostante all’uscita dell’ammiraglio. La strategia francese, illustrata nel libro bianco 2024-2030, prevede invece un modello diverso con navi di altra tipologia e approccio quasi opposto. Attaccare Naviris serve quasi esclusivamente per portare sui mercati in crescita loro prodotti e soprattutto cercare di portare la loro filosofia a livello di Difesa comune. Basta vedere la corte serrata che i francesi stanno facendo al governo greco. Da tempo hanno cercato di inserirsi a gamba tesa per bypassare le attività italiane. Naval group vuole piazzare la classe Kimon, 122 metri di lunghezza per 4.500 tonnellate. Navi che hanno una stazza molto più piccola di quelle di Fincantieri, ma che ovviamente hanno performance distinte. Anche in Polonia la Francia sta facendo giochetti. Nell’ambito del programma Orka, hanno proposto il sottomarino Scorpene che il governo di Varsavia ha valutato poco adatto alle esigenze del Baltico. Per di più sono mezzi che la Marina francese nemmeno usa. Per questo l’Italia e la Germania si trovano in una situazione avvantaggiata. Emmanuel Macron ha così deciso di giocarsi una carta parallela, offrendo alla politica locale una ampia collaborazione sul nucleare terrestre. Varsavia sembra non voler cedere e quindi la strada per Fincantieri potrebbe essere in discesa. Ma ciò che conta è l’approccio della Francia che periodicamente emerge con plurimi colpi bassi. Ricordiamo la partita tra Stx e ancora una volta Fincantieri o quando il governo di Parigi fece di tutto per tagliare i ponti tra Emirati Arabi Uniti e Italia approfittando dell’enorme topica di Luigi Di Maio. Il quale bloccò l’export di alcune partite belliche violando i protocolli diplomatici e causò una rottura con Abu Dhabi, rottura recuperata solo dall’attuale governo e dal ministro Guido Crosetto. Non dimentichiamo che Naviris nasce anche per studiare e approfondire il programma Epc, European patrol corvette. In sostanza la piattaforma che teoricamente dovrebbe diventare la base per numerose Marine Ue. La Francia non sembra volere nemmeno questo. Ma portare l’Europa verso la loro filosofia e i loro prodotti. Perché Parigi sa bene che il comparto navale passerà dagli attuali 39 miliardi di valore a oltre 63 nel 2030. Sono solo cinque anni. È più del 10% all’anno. Senza entrare in dettagli tecnici che renderebbero troppo complesso l’argomento, non serve altro per capire che le affermazioni dell’ammiraglio Vaujour sono politiche. Non ci è dato sapere se Palazzo Chigi leggerà queste righe, ma nell’incontro tra Giorgia Meloni e Macron, previsto per martedì, si tratterà di auto e agroalimentare. Sicuramente di temi legati a Kiev. Forse però ricordare a Macron che su Fincantieri sono già stati fatti troppi giochetti in passato potrebbe essere una sfumatura da non tralasciare. La Difesa comune non può essere soltanto la condivisione dei fondi, ma deve esserlo anche delle eccellenze. E la cantieristica tricolore è una di queste. Il sistema Francia è abile a boicottare i programmi che non massimizzano i suoi ritorni industriali. Parigi lo fa per giunta con tutti i mezzi, anche se va detto che in passato precedenti governi hanno lasciato praterie su cui le aziende d’Oltralpe hanno pascolato in libertà. Oggi potrebbe cambiare la sinfonia.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo