2023-02-11
Finalmente l’Ue riscopre i confini
Militari ungheresi in pattugliamento anti clandestini (Getty Images)
Nel documento finale del Consiglio europeo si parla di protezione delle frontiere esterne e di regolamenti per le Ong. Vedremo l’applicazione pratica, ma intanto il premier esulta: «Un successo. Arriveranno anche risorse per le intese con i Paesi africani».Ci voleva un premier donna, per far capire che l’Europa va difesa con dei muri. Grazie all’intervento di Giorgia Meloni, l’Italia ottiene dall’Unione europea il riconoscimento formale della specificità dei confini di terra, ma soprattutto di quelli marittimi. La Commissione dovrà presentare «piani d’azione per le rotte dell’Atlantico, del Mediterraneo occidentale e orientale», così da «alleviare rapidamente la pressione» su Paesi, come il nostro, martoriati da sbarchi continui. Un passo in avanti concreto, nella lotta all’immigrazione irregolare, di cui la Meloni ha ben ragione ad essere soddisfatta. Il documento finale, del vertice dei capi di Stato e di governo a Bruxelles, asserisce la volontà di «assicurare il controllo efficace delle sue frontiere esterne terrestri e marittime», quindi la Ue è d’accordo sul blindare i propri confini. Altro che politica sbagliata e inadeguata a controllare i flussi migratori irregolari, quella delle porte chiuse proposta dalla destra italiana. Sempre più Stati, dall’Austria alla Lettonia, dalla Danimarca alla Grecia, stanno chiedendo alla Ue nuove misure, e più rigide, per contrastare gli arrivi irregolari. «Ci vuole più Europa sul fronte Sud come l’Italia rivendica da tempo, noi da soli non possiamo gestire un flusso con dimensioni ingestibili», ribadiva Giorgia Meloni lo scorso dicembre. Chiedeva «un impegno comune di tutti, degli Stati dell’Unione europea da un parte, e degli Stati della sponda Sud del Mediterraneo dall’altro». Il Consiglio europeo l’ha ascoltata, tracciando nuove linee per le politiche migratorie e chiedendo che siano messi a disposizione «immediatamente ingenti fondi e mezzi», per rafforzare le infrastrutture di protezione delle frontiere. Barriere che si devono alzare, senza tanti giri di parole, anche se il premier svedese Ulf Kristersson, presidente di turno dell’Ue, le preferisce definire «equipaggiamento per la sorveglianza». Anche il premier estone, Kaja Kallas, è d’accordo: «Proteggere i confini è una questione comune», ha detto. «Non riguarda solo i Paesi che hanno i confini esterni. Dovremmo fare uno sforzo comune anche da parte della Commissione europea per proteggere questi confini». Una risposta compatta, come quella che chiedeva il nostro premier. «Almeno otto proposte italiane sono state accettate, grazie a un grande lavoro dei nostri diplomatici ma anche ad un impegno politico», ha sottolineato Giorgia Meloni. «È stata piuttosto vigorosa, molto efficace, rispettata e costruttiva. Penso abbia fatto delle ottime osservazioni, ha ascoltato, ha espresso una posizione non condivisa, ma presentata sempre con una modalità rispettabile», è stato il commento di un alto funzionario europeo, sulla presenza del nostro premier al vertice Ue. Certo, si devono sviluppare rapporti con i Paesi da cui partono i maggiori flussi migratori, ma assicurando prima di tutto il controllo efficace delle frontiere di terra e di mare di fronte al traffico di esseri umani. «Rispetto della legalità internazionale e necessità di affrontare il fenomeno delle migrazioni a livello strutturale» erano due delle principali questioni poste dall’Italia alla Commissione. Le conclusioni, adottate dal Consiglio europeo, sono le prime, vere risposte portate a casa da Bruxelles nella lotta alla sicurezza dei nostri confini. È stata ribadita l’importanza di rendere «operativi quanto prima il sistema di ingressi/uscite e il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi», così pure di rafforzare l’intervento di Frontex nella gestione delle frontiere e migrazione, nel contrasto alla criminalità transfrontaliera e nell’intensificazione dei rimpatri.Per aiutare i Paesi più danneggiati dagli sbarchi irregolari, come l’Italia, e che sono in prima linea a proteggere i confini europei, è stato chiesto di finanziare misure come progetti pilota per la gestione e il controllo delle frontiere. «Ingenti fondi e mezzi» devono essere a disposizione degli Stati membri, per rafforzare le infrastrutture in difesa nei singoli territori, compresa la sorveglianza aerea. Se queste non sono barriere, poco ci manca, ma il concetto è chiaro: ogni Paese ha il diritto di proteggersi. Ancora vaghezza, invece troviamo nell’affrontare la questione della salvaguardia delle vite umane in mare perché, pur riconoscendo «le specificità delle frontiere marittime», il Consiglio si limita a sottolineare «la necessità di una cooperazione rafforzata in ordine alle attività di ricerca e soccorso e, in tale contesto, prende atto del rilancio del gruppo di contatto europeo in materia di ricerca e soccorso». Serviranno azioni più concrete, con l’invito alla cooperazione purtroppo non si è ancora risolto nulla. Intanto, però, Giorgia Meloni ha fatto passare la linea dei confini di Stato come priorità da proteggere.