2021-03-23
«Filtri d’oro» per le mascherine. Arcuri li ha pagati il 500% in più
L'ex commissario ha sborsato circa 20 euro al chilo per il materiale che invece ne costa appena 4 in Bulgaria Le microfibre sono state acquistate da un'azienda cinese e da una ditta che fabbrica lampadine in PugliaDopo lo scandalo delle mascherine cinesi si apre un nuovo capitolo legato alla gestione commissariale del defenestrato Mr Invitalia Domenico Arcuri: i filtri per dispositivi di protezione pagati a peso d'oro. Il materiale è il meltblown, composto da microfibre in polipropilene e usato come strato intermedio (quello filtrante) nelle mascherine chirurgiche. È un elemento fondamentale nella produzione dei dispositivi di protezione, perché è quello che protegge dal passaggio del coronavirus. L'approvvigionamento riguarda 1 milione e 600.000 chilogrammi di questo materiale. E siccome le mascherine chirurgiche ne contengono circa un grammo, con quella fornitura è possibile produrre 1 miliardo e 600 milioni di dispositivi. Dal sito della struttura commissariale si apprende che la commessa è del 16 giugno 2020 (con aggiudicazione dell'1 luglio). I costi? 41,4 milioni di euro, ovvero 25,9 euro al chilo, ai quali bisogna aggiungere il bonus per il trasporto.Il 23 di giugno, quindi una settimana dopo la pubblicazione delle 1.600 tonnellate richieste e una settimana prima della aggiudicazione, la struttura commissariale avrebbe sottoscritto un secondo contratto, da 46 milioni di euro per la fornitura di 2 milioni 303.000 chili di meltblown. Questa volta il costo è di 20 euro al chilo. Il totale è di 87 milioni di euro per una quantità di meltblown decisamente notevole: 3 milioni 903 mila chili, utili a produrre quasi 4 miliardi di mascherine chirurgiche. L'imprenditore Pierluigi Stefani, che tempo fa aveva tentato inutilmente di creare un link con la Corea del Sud per l'approvvigionamento di mascherine e per delle vantaggiose linee di produzione che avrebbero reso autonoma l'Italia a costi molto ridotti, ha provato a reperire il meltblown sul mercato italiano ed europeo. Risultato: in Bulgaria il prezzo medio di vendita si aggira tra i 4 e i 5 euro al chilo; in Polonia sugli 8 euro al chilo. Le due aziende che hanno incassato l'ok dalla struttura commissariale sono la Byd Europe Bv, filiale europea di una azienda cinese, per 1.600 tonnellate, e la Baritech Srl, azienda pugliese in stato di crisi che produce lampadine (acquisita dalla Osram da un gruppo Svizzero che ristruttura aziende in crisi e da una Finanziaria di Vaduz nel Liechtenstein, con capitale sociale di 11.000 euro e 180 dipendenti, la maggior parte dei quali in cassa integrazione), per 2.303 tonnellate. Ma c'è una strana coincidenza: alla fine di giugno 2020 sarebbero state ordinate dalla Cina quattro linee di produzione, poi installate ad agosto, per produrre il meltblown necessario per le mascherine chirurgiche di Fca. La sottoscrizione del contratto per 2.300 tonnellate è avvenuta, insomma, quando le macchine per produrlo risultano installate due mesi più tardi. Ma, soprattutto, la commessa è andata a una società tenuta in vita, sembra, da questa unica commessa, visto che, come emerge dai tavoli sindacali, la produzione di lampadine continuerà anche il prossimo anno, ma a volumi ridotti.«Il meltblown prodotto nella attuale contingenza di emergenza sanitaria», ha spiegato il presidente della società Gerry van der Sluys durante un tavolo col ministero dello Sviluppo economico, «sarà destinato alla produzione di mascherine e successivamente potrebbe trovare altri impieghi per la produzione di materiale medico chirurgico, con buone previsioni di crescita della domanda sul mercato internazionale». Un'incognita che non ha convinto i sindacati. In particolare l'Ugl, che in più occasioni ha sottolineato che la situazione «non lascia tranquilli i dipendenti dello stabilimento barese».Arcuri come al solito a maggio 2020 ci aveva dato dentro con la propaganda: «La conversione delle imprese e la produzione di macchine ci fa ritenere che al più tardi alla fine del mese di settembre noi non dipenderemo più dall'importazione dei dispositivi da altri luoghi del mondo». Il meltblown prodotto a Bari viene poi inviato proprio a una delle aziende che ha riconvertito la produzione: Fca. E Arcuri, sempre a maggio 2020, dichiarava un costo di produzione delle chirurgiche a 12 centesimi. Poi, però, le ha pagate a Fca a 8,60 centesimi.Il senatore Massimo Mallegni di Forza Italia ha interrogato il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere se hanno previsto «opportune ispezioni per verificare che fine abbiano fatto le 1.600 tonnellate arrivate dalla Cina (se siano state vendute, scontate dal prezzo finale di quelle acquistate dai produttori nazionali o semplicemente regalate)». E Stefani, da imprenditore, qualche valutazione l'ha fatta: «Io non ho critiche per nessuno e non do giudizi. Ma sinceramente dico che cosa avrei fatto io. Prima mi sarei informato da produttori italiani o europei del costo di produzione del prodotto. È evidente che il prezzo di mercato può oscillare sulla base della reperibilità, ma il costo di produzione resta invariato. Salvo leggere modifiche legate alla materia prima. Poi, presentando un contratto che rileva il totale della produzione per 18 mesi facendo lavorare l'Azienda 24 ore su 24, avrei proposto una cifra coerente. Per esempio, se il costo industriale fosse 4, l'acquisto a 8 mi sarebbe sembrato già molto generoso. A 20 è giustificabile solo con l'assenza di adeguate informazioni». Con l'acquisto a 4 euro, a conti fatti, il rincaro è del 500 per cento. Un prezzo che, però, non ha fatto battere ciglio alla struttura all'epoca guidata da Arcuri.