2025-06-06
Al Pd piacciono i pali soltanto se «eolici». Quelli dell’eco-filobus deturpano la città
Filobus in servizio a Lecce
Cortocircuito green: i dem approvano i maxi impianti su colline e monti ma bocciano i sostegni per il trasporto pubblico di Lecce.Un giornale locale, con verve battistina, l’ha definita «una selva di pali». E in effetti il progetto appare ambizioso: 7,2 chilometri di linea del filobus, con 31 nuove fermate e nuovi veicoli (ben 16 in più) da sfruttare. E poi nuove corsie per gli autobus, nuovi semafori, nuovi incroci, nuovi parcheggi. È il piano che Adriana Poli Bortone, sindaco di Lecce per il centrodestra, ha in mente di realizzare con 118 milioni di fondi statali per la mobilità sostenibile.Il problema sono, a quanto pare, le «centinaia di pali» che dovrebbero servire a far funzionare il tutto. Come ricordava ieri Il Foglio, il Partito democratico è insorto, dichiarandosi ferocemente contrario «all’opera in sé che non soddisfa alcun bisogno della mobilità sostenibile che potrebbe essere ampiamente soddisfatta con altre modalità, ad esempio una seria implementazione dei bus elettrici; alla modalità obsoleta di pensare alla mobilità sostenibile che non era attuale allora e ancor meno lo è oggi; alla modalità di gestione di questioni che segnano il futuro della città, senza che ci sia un reale ascolto della città stessa».Il fatto è che a Lecce il problema dei pali è antico. Se ne discute da vent’anni almeno e si può dire che per la Poli Bortone - energica nei suoi 81 anni - si tratti di un punto d’onore. Nel 2008, dopo una lunga esperienza da primo cittadino, è stata rinviata a giudizio - insieme con il suo successore, Paolo Perrone (Pdl) e altre otto persone - con l’accusa di abuso d’ufficio, per una storia intricata di lavori pubblici risalente al 2002. Ne è uscita a testa alta, pienamente assolta. E da allora sembra che i pali le siano rimasti sullo stomaco. Così adesso, ritornata al comando della città, ha in mente di lasciare una imponente eredità: filobus siano, e pali annessi. In teoria, sarebbe anche un progetto perfettamente in linea con i tempi e persino potenzialmente utile: mezzi elettrici, corse aumentate, ergo meno auto e meno emissioni. Eppure, come si diceva, a sinistra protestano con vigore. I pali deturpano, dicono dem e alleati più rossi. Di pali ce ne sono già troppi, insistono, sarebbe uno scempio inserirne altri. E via lamentandosi.Viene da chiedersi, allora: ma come è possibile che la sinistra, la stessa che è disposta a danneggiare pesantemente imprese e comuni cittadini pur di imporre la svolta green, sia contraria a un piano di mobilità elettrica, pubblica e sulla carta poco inquinante? Dato che, a Milano, Beppe Sala taglia i mezzi pubblici, gli altri non vogliono essere da meno e perciò osteggiano i filobus? Si mettono di traverso solo perché la proposta viene da destra? Può darsi. Oppure può persino darsi che i pali siano davvero brutti e dannosi per l’estetica cittadina. Se così fosse, però, la faccenda sarebbe perfino più grottesca, perché dimostrerebbe che gli amici progressisti vogliono le innovazioni ecologiste solo se danneggiano gli altri. Un po’ come accaduto con le pale eoliche fra Toscana ed Emilia-Romagna: il governatore dem toscano non vedeva l’ora di sfruttarne il beneficio energetico, ma posizionandole tutte sul confine emiliano. Il governatore dem emiliano ha alzato le barricate, invitando i vicini a tenersi gli enormi piloni: di rovinarsi il paesaggio non ne voleva sapere.In Puglia la diatriba è simile ma meno scivolosa perché non coinvolge compagnia di partito. Il risultato, in ogni caso, è il medesimo: evviva l’ecologia, ma not in my backyard, come usano dire i temibili populisti. Oppure, per citarne uno culturalmente più affine al Pd: bella l’ecologia, ma non ci vivrei.