Furto in stile Hollywood al Louvre. Macron perde i gioielli di Napoleone
Colpo al museo: quattro ladri entrano da una finestra, utilizzando un montacarichi, e in 7 minuti rubano i tesori. Brutti ricordi per l’Eliseo: i malviventi indossavano dei gilet gialli. Il presidente: «Attacco alla storia».
Emmanuel Macron voleva diventare il nuovo Napoleone, ma si è fatto soffiare la corona da sotto il naso. Letteralmente. È stato un furto da film quello che ieri ha visto una banda, molto ben organizzata, svaligiare i gioielli dell’Empereur nella galleria Apollon del Louvre, la stessa in cui Luigi XIV ha associato per la prima volta il proprio potere alla divinità del sole. Tutto è avvenuto ieri mattina, attorno alle 9.30. Secondo i primi elementi dell’indagine, i ladri, quattro elementi, tutti a volto coperto, hanno approfittato dei lavori in corso nella zona del quai de Seine per accedere al museo. Due ladri erano travestiti da operai, indossando dei gilet gialli (un dettaglio che causerà amare reminiscenze in Macron), e sono arrivati con un camioncino munito di montacarichi. Altri due sono arrivati ciascuno con uno scooter. Servendosi del montacarichi, sono giunti direttamente alla sala che avevano in mente di svaligiare, all’interno della galleria d’Apollon.
Gli uomini hanno infranto i vetri, poi hanno sottratto alcuni pezzi unici dei 23 esposti nelle vetrine Napoléon e Souverains Français. Si tratta di un diadema della parure della regina Maria Amelia e della regina Ortensia, di un collier della parure di zaffiri della regina Maria Amelia e della regina Ortensia, un paio di orecchini della parure di zaffiri della regina Maria Amelia e della regina Ortensia, un collier di smeraldi della parure di Maria Luisa, un paio di orecchini di smeraldi della parure di Maria Luisa, una spilla chiamata «spilla reliquiario», un diadema dell'imperatrice Eugenia e un grande fiocco del corpetto dell'imperatrice Eugenia. La corona di quest’ultima sovrana, moglie di Napoleone III, fatta di 1.354 diamanti e 56 smeraldi, è stata invece ritrovata danneggiata. Il Régent, il celebre diamante da oltre 140 carati, non è stato toccato. Il valore esatto del bottino è ancora in fase di valutazione, ma anche solo per il valore storico e simbolico si tratta probabilmente di un tesoro inestimabile. Un altro complice è rimasto all’esterno, probabilmente come palo. Il ministro della Cultura, Rachida Dati, ha assicurato che non ci sono stati feriti, ma il colpo ha generato momenti di grande panico all’interno del museo.
«La polizia correva vicino alla piramide e tentava di entrare dalle porte laterali, ma erano chiuse», ha raccontato una testimone presente fuori dal museo. «Dentro, la gente correva e batteva contro le vetrate per uscire, ma era impossibile». Il museo - che l’anno scorso ha ospitato 9 milioni di visitatori - è stato evacuato ed è rimasto chiuso per tutta la giornata.Poco dopo il furto, i malviventi sono ridiscesi sempre attraverso il montacarichi e sono fuggiti a bordo di due scooter TMax in direzione dell’autostrada A6. Il colpo è avvenuto in soli 7 minuti. La polizia ha trovato sulla strada due smerigliatrici angolari, una fiamma ossidrica, benzina, guanti, un walkie-talkie, una coperta e, come detto, la corona danneggiata.
Le forze dell’ordine hanno subito avviato una vasta operazione di ricerca. Una delle piste battute dagli inquirenti riguarda la possibile fusione dei gioielli per ricavarne l’oro, come accaduto un mese fa con le pepite d’oro rubate al museo di Storia naturale di Parigi. Anche se, considerati gli aspetti storici e simbolici, il valore dei manufatti potrebbe essere ben superiore al pur altissimo valore materiale dell’oro e delle pietre preziose utilizzate, quindi non è da escludere la pista che porta al mercato nero dei collezionisti.
La Procura di Parigi ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per furto organizzato e associazione a delinquere finalizzata alla commissione di un reato. L’inchiesta è stata affidata alla Brigata di repressione del banditismo della polizia giudiziaria (Brb) con il supporto dell’Ufficio centrale per la lotta al traffico di beni culturali (Ocbc). Il ministro dell’Interno francese, Laurent Nunez, nel corso di un punto stampa, pur ritenendo che non sia possibile «impedire tutto», ha riconosciuto che esiste una «grande vulnerabilità nei musei francesi». Ha poi aggiunto: «Stiamo facendo tutto il possibile per trovare i responsabili il più rapidamente possibile e sono fiducioso».
Si è trattato «chiaramente di una squadra che prima era andata in ricognizione», ha detto Nunez precisando che i vetri sono stati tagliati «con piccole motoseghe a mano». Ma la politica ora deve anche rendere conto della beffa. Lo scorso 16 giugno, i dipendenti del Louvre erano entrati in sciopero per denunciare la mancanza di personale, soprattutto nel settore della sicurezza. «Per 40 anni non ci si è interessati alla messa in sicurezza dei musei», ha ammesso Rachida Dati. Laurence des Cars, presidente del Louvre, ha ringraziato il personale presente per aver agito con professionalità e ha concluso, lapidario: «I nostri musei non sono più dei santuari». Lo scorso 28 gennaio, davanti alla Gioconda, Macron aveva annunciato un grande piano per rinnovare ed estendere il «museo più bello e più grande al mondo». Ieri, invece, ha commentato: «Il furto commesso al Louvre è un attacco a un patrimonio a noi caro perché è la nostra storia».






