2022-03-04
Figuraccia del sindaco pd di Torino. Vuole fare il pieno di nomine all’Iren
A Stefano Lo Russo non bastano 4 poltrone su 15, ne reclama un’altra e compie un passo falso.È vero che di questi tempi a maneggiare luce e gas ci si brucia le dita, ma la prima mossa di Stefano Lo Russo sul rinnovo del cda di Iren, la multiutility del (fu) triangolo rosso Torino-Genova-Reggio Emilia, non poteva essere più autolesionista. Il sindaco di Torino, non pago del fatto che gli accordi parasociali di Iren assegnano già quattro consiglieri su quindici al suo Comune, nei giorni scorsi ha iniziato un pressing anche sulle fondazioni bancarie piemontesi perché almeno uno dei due nomi che queste esprimeranno attraverso Assogestioni sia «concertato» con lui. Solo che il sindaco del Pd, geologo del Politecnico prestato alla politica, non si è limitato alla moral suasion, ma ha affidato il compito al suo addetto alle poltrone, il fidato Andrea Ganelli. Che da bravo notaio ha messo tutto per iscritto in una email e ha scatenato un incidente diplomatico, rischiando di innescare anche una battaglia legale dagli esiti imprevedibili, visto che Iren è quotata in Borsa e né Assogestioni né le fondazioni bancarie fanno parte del patto di sindacato fra le tre città. Lo Russo, 46 anni, prima di fare il sindaco è stato segretario cittadino del Pd e sa perfettamente come muoversi in una città profondamente consociativa e perbenista come Torino, dove tutto si può fare, compreso passare da sindaco a presidente di Regione, transitando per fondazioni bancarie ed enti culturali, ma sempre mantenendo un certo stile e, soprattutto, la massima riservatezza. E stile e riservatezza sono mancati nell’esordio di Lo Russo nella partita Iren, che entro il 30 giugno dovrà rinnovare il suo cda, con le liste che vanno presentate almeno due mesi prima. A Torino, che dopo la parentesi grillina è tornata al centrosinistra, spetta l’indicazione del presidente (oggi è Renato Boero) e di altri tre consiglieri, e l’idea di Lo Russo è quella di cambiarli tutti e quattro. Ma il problema è che ha deciso di «orientare» anche la nomina di almeno uno dei due consiglieri che invece spettano ad Assogestioni, sulla base di un ragionamento un po’ contorto: visto che in quel pacchetto di voti sono presenti anche la fondazione Crt, Cassa Cuneo e Compagnia di Sanpaolo, oltre alla ex Provincia di Torino, sarebbe giusto che i «piemontesi» si accordassero tra loro. Il sindaco di Torino ha trasmesso questo disegno ad Andrea Ganelli, notaio e suo grande finanziatore, incaricato di seguire per lui il dossier nomine. Solo che Ganelli non si è limitato a qualche conversazione con questo o quell’azionista di Iren, ma ha scritto una bella lettera ad Assogestioni, mettendo in copia le fondazioni piemontesi (delle quali si ergeva quasi a tutore), in cui invitava a una concertazione sulle nomine. Dal punto di vista sostanziale, è stato un passo falso notevole perché Assogestioni ha sempre gestito la sua lista in maniera professionale e autonoma. Ma lo è stato ancor più dal punto di vista formale, perché non si era mai vista una comunicazione scritta del genere. La mail del notaio è stata letta e discussa mercoledì nell’ultima riunione di Assogestioni e ha suscitato l’irritazione profonda anche delle fondazioni piemontesi. Ovviamente, si è deciso di fare come se non fosse mai stata scritta, anche perché diversamente si dovrebbe iniziare una battaglia legale con il Comune di Torino e di fronte a uno spettatore come la Consob, alla quale risulta che su Iren l’unico patto di sindacato sia quello tra Torino, Genova e Reggio. Il risultato, mentre nei palazzi torinesi non si parla d’altro che di questa figuraccia del primo cittadino, è che ieri lo sherpa del sindaco si è praticamente rimangiato la prima mail ad Assogestioni. Solo che lo ha fatto con una seconda lettera. Sempre per la gioia della Consob.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)